Quando ero ragazzino, fine anni 80, adoravo il Cineracconto, una rubrica fissa su Tv Sorrisi e Canzoni, dove ti scrivevano il film del momento come fosse un racconto. Mettevano il finale come un fascista qualsiasi, a testa in giù, oppure dovevi andare vicino a uno specchio per leggere il finale. Bè, già da allora questa mania ridicola di non voler saper come finisce un film o un libro esisteva e io me ne sbattevo allegramente.
I film di guerra dicevo, prima che mi mettessi a far il nostalgico del Cineracconto, mi sono sempre garbati. Come il western o certi noir/hard boiled/polizieschi, dove tifi in modo anche imbarazzante per l'eroe di turno. Prodotti che ti fan creder in un mondo in cui buoni e cattivi sono ben divisi e a quei nazisti capiterà sicuramente qualcosa di brutto.
Negli anni questo genere, come è successo anche con il western attraverso le pellicole crepuscolari, ha conquistato anche il podio dei massimi riconoscimenti da parte della critica, visto che un buon numero di pellicole sono decisamente dei film d'autore con messaggi pacifisti e di denuncia profondi e indimenticabili.
Tuttavia il genere nasce come propaganda dei vincenti, ed ha come fine ultimo quello dello spettacolo, la guerra al cinema è spesso azione concitata, arditi piani di sabotaggio, un po' di retorica patriottica (che se è americana va benissimo per tutti) e avventura.
Perché per ogni Orizzonte di gloria, c'è un magnifico e bellissimo Dove osano le aquile. C'è La sottile linea rossa e Il ponte sul fiume Kwai, la ferocia anarchica de Non è tempo di eroi, e la propaganda del Giorno più lungo.
Insomma un genere abbastanza complesso da decifrare e capace di offrire diversi prodotti anche agli antipodi uno con l'altro.
A mio avviso 1917 è un perfetto incrocio, una summa di queste due correnti presenti nel genere bellico. Questa sua natura ibrida forse potrebbe anche creare problemi di comprensione, potrebbe portarlo a essere un'opera che non decide mai cosa voglia raccontare. Perché non sufficientemente riflessivo per esser un apologo sulla pace, ma nemmeno troppo slegato dal contesto storico e dalle reali sofferenze dei soldati per esser un war movie classico dove l'azione è la cosa importante.
Per quanto mi riguarda, pur comprendendo questi pericoli, ho trovato invece il suo essere un'opera bellica che ha molto a spartire con film quali I Cannoni di Navarone, in un contesto di realismo totale, la sua carta migliore.
Certo c'è tutta la discussione sul piano sequenze, il falso piano sequenza ecc.. ecc.. Ma mi pare una manovra di marketing per far parlare del film. Non possiamo negare la bellezza assoluta delle immagini e di quanta cura nei minimi particolari vi sia dietro alle riprese. Mendes si conferma un grandissimo regista, chi potrebbe negarlo?
L'aspetto tecnico è quindi importante, ma non è da metter in secondo piano il piacere con cui si segue l'avventura amarissima, dolorosa, straziante che questi due soldati devono affrontare. Due pedine usate per una causa giusta o per un sacrificio da parte dei comandanti? La vita di due persone in missione suicida vale per la salvezza di centinaia di uomini? I due protagonisti non hanno scelte. Dovranno entrare in territorio nemico, attraversare le lande desolate e distrutte di un paese straniero, per portar un messaggio importante, prima che i tedeschi colpiscano duramente le trincee inglesi.
C'è il viaggio, con tutti i rischi da superare, che conferisce un'atmosfera da film avventuroso quasi vecchio stampo. Ma l'ambiente fatto di terreni pieni di cadaveri, armi abbandonate, topi, fango, case vuote, è minaccioso e cupo come l'entità di un film horror. Nella prima parte ho trovato anche questo elemento di terrore "in assenza di" che crea un'atmosfera claustrofobica e di perenne minaccia, senza mostrare nulla, che per qualche minuto ti fa "sentire" il quotidiano terrore che si genera in guerra sopratutto quando non combatti.
L'ambiente in questo film è un protagonista importante.
Mendes gira un film potente e trascinante, dosando bene parti più lente per creare l'attacco e il conflitto contro il nemico. La corsa del soldato fuori dalle trincee per poter consegnare il messaggio al capitano è emozionante ed epico, certo questo giovane che avanza nonostante tutto è irreale, ma è il modo che il cinema ha per ricordare e omaggiare tutti quegli uomini che si sono ritrovati in guerra e hanno fatto di tutto per vivere e compiere il loro dovere.
L'eroe non è un combattente esperto o un bellimbusto da palestra con il mascellone che va sprezzante contro il pericolo, ma un ragazzo comune che accetta di malincuore questa missione e fa di tutto per concluderla nel migliore dei modi, cioè uscirne vivo.
Qualcuno in termini dispregiativi parla di questa opera come di un videogame. Non concordo affatto, o meglio: quando parlate di videogame vi siete accorti dei grandissimi passi in avanti fatti nel settore anche a livello di "trama". Se non ve ne siete accorti fa lo stesso. L'idea del viaggio in cui per ogni tappa devi affrontare un pericolo fa parte delle origini della narrativa popolare e non solo, da lì prende a pieni mani il film.
1917 unisce il rispetto per il genere nella sua forma più popolare con la rappresentazione reale di una zona di guerra, mostra i suoi orrori ma non è un atto politico contro la guerra, celebra l'eroismo ma il suo eroe è un uomo qualunque. In queste contraddizioni sta la sua forza.
5 commenti:
Oddio, il Cineracconto. Mi sono spoilerata volutamente un sacco di film anche io, così, e all'epoca non me ne fregava nulla. Ora uscirei di testa.
Un eventuale cineracconto di 1917 toglierebbe buona parte dello shock provato durante la scena dell'aeroplano, però, quindi talvolta è meglio non sapere!
Io fin da ragazzino ero un accanito sostenitore dei cineracconti, così potevo parlare del film con gli altri anche se non l'avevo visto. Sì, in questo caso succede una cosa abbastanza inaspettata che forse rovinerebbe molte cose. Detto questo a me 1917 è piaciuto.
Ciao, ti seguo da poco e grazie a un commento da Babol, in cui parlavi dei Due papi. Questo lo recensirò a breve, ma ci ho trovato troppa tecnica e poca sostanza in generale. Da lettore in primis, legato a un cinema più narrativo, lo ho apprezzato in parte.
La pensiamo quasi esattamente allo stesso modo, infatti ne ho appena scritto in termini abbastanza simili. Quella corsa di cui parli è una delle scene più memorabili che abbia visto negli ultimi anni.
Mr Ink:Ciao e grazie per il commento, le critiche che fai ci stanno perché è un film che si presta a queste considerazioni. Io l'ho visto come un puro film di genere bellico che usa la tecnica per farci vivere dentro la guerra. Conta di più l'ambiente e lo "sguardo della mdp" rispetto ad altro
Alessandra: Sì, la sena della corsa per me rimarrà nella storia del cinema.
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