Solo per il fatto che a produrre ci fosse Matteo Garrone,per me , questa pellicola meriterebbe massima attenzione. Come al solito però, al tempo della sua uscita io non trovai nessuno con il quale andar a vederla.. Quindi aspettai la sua uscita in dvd.
La storia è semplice: Gianni è uno scapolo, un po' scapestrato, non si capisce bene che lavoro faccia, in perenne debito con l'amministratore del condominio. Vive con l'anziana madre, probabilmente un tempo era anche gente di un certo prestigio,oggi sono come tutti gli altri: incasinati.
L'uomo si trova costretto a far un favore al laido amministratore che in cambio del pagamento da parte sua dei debiti di Gianni con il condominio, gli affida la madre Alla quale si aggiunge la zia Maria. Così l'uomo può andarsene con la giovane e puttanesca amante.
Come se non bastasse alla comitiva si aggiunge un'altra donna di una certa età: la madre del suo medico.
Un film che fa della sua fragilità la sua maggiore forza. Pare infatti un film che non dica o mostri nulla,tutto inserito in un discorso di massimo realismo quasi decorativo,e privo di denuncia,ma è in sostanza un buon film sulla vecchiaia e la solitudine.
Senza drammi, senza didascaliche soluzioni melodrammatiche,eppure questa pellicola ha una splendida sceneggiatura, una regia attenta e un cast notevolissimo.
Gli altri scappano con le amanti,sono in giro a godersi le vacanze,a godersi la vita. E Gianni? Lui è un tizio che vive come meglio può. Non benissimo,non malissimo. Uno dei tanti, appartiene alla categoria degli invisibili e di quelli che in un modo o nell'altro si arrangiano.
Un bambinone,potremmo definirlo , che ad oltre sessantanni è ancora in casa con la madre ,alla quale lo unisce un rapporto profondo,ma non morboso. C'è invece tanta sana tenerezza, basti vedere l'inizio con l'uomo che legge all'anziana donna I Tre Moschettieri.
Ed è la tenerezza unita a una sottile e soffusa malinconia ed amarezza,il punto di forza del film.
Ci viene mostrata da una parte una bellissima città come Roma deserta per il ferragosto. E dall'altra quelli che sono rimasti: in poche parole gli emarginati. Quelli che per mille ragioni non si possono permettere lo svago,la partenza,l'altra vita che nasce e muore nello spazio delle ferie.
Le anziane sono trattate con sommo rispetto e distacco affettuoso. Non sono risparmiati affatto gli acciacchi, i capricci, gli screzi, dovuti all'età non certo facile e tra le migliori,ma nemmeno si cerca il patetismo lacrimoso e il ricatto emotivo. Sono Persone, e da tali vengono trattati e trattate.
Non mancano i ricordi, i divieti per badare alla salute che vengono snobbati, l'imbarazzo dell'uomo per tenerle in casa, un finale che potrebbe risultare anche un tantino cinico, come cambiare idea per un mazzetto di danaro,ma c'è anche l'accoglienza, la cura dell'altro, l'attenzione verso chi è comunque solo o in difficoltà.
Un piccolo grande film,che dura poco più di un'ora,ma che ci spinge a riflettere,a divertirci,a pensare alla vecchiaia e alla solitudine di tanti che magari si faranno chiamare single,perchè suona figo, ma in sostanza sono soli. Molto soli.
lunedì 17 febbraio 2014
IL PRANZO DI FERRAGOSTO di GIANNI DI GREGORIO
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2 commenti:
Una pellicola che si pone fuori da molti schemi consolidati e a cui siamo abituati nel nostro cinema. Come, giustamente, sottolinei tu è un film che non parla di nulla ma si limita a farci entrare nella vita di alcune persone per una manciata di ore e ci spinge ad osservali, ad indagarne rapporti ed interazioni. E lo fa con compassione estrema. Perché, alla fine, non giudica le azioni dei propri personaggi ma ci pone in condizione di comprenderle anche se non sono quasi mai giuste o corrette. Perché poi concludi che sono tutti dei poveri diavoli, ognuno con i suoi vizi ed i suoi limiti, ma che hanno anche una grande dignità che li spinge ad accogliersi a vicenda nonostante le difficoltà che vivono. E' un esempio di cinema italiano che si vorrebbe vedere di più.
si,il tema dell'accoglienza non è affatto secondario.Anzi!
Un piccolo film umanissimo,pieno di sano realismo
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