venerdì 13 agosto 2021

La Ferrovia Sotterranea di Benny Jenkins

 L'estate scorsa mi trovavo a Cesenatico in compagnia di mia moglie, come è ormai mia abitudine vado a comprare dei libri nella libreria Pagina 27.  Tra i tanti ottimi volumi acquistati spicca, senza ombra di dubbio, uno splendido romanzo che narra la fuga verso la libertà di una giovane schiava africana. L'opera letteraria in questione è violentissima, epica, colpisce duro al cuore del lettore. Una specie di storia del vecchio West vista dal punto di vista della popolazione afro-americana. Colson Whitehead diventa immediatamente uno dei miei scrittori preferiti, da aggiungere ad altri nomi importanti tra gli scrittori afro americani. Ho una forte passione per le loro storie, in quanto la schiavitù, la discriminazione, le carcerazioni di massa, svelano il lato nascosto degli Stati Uniti. Un lato appena accennato da chi - giustamente dal suo punto di vista- pretende di celebrare una nazione e il suo ridicolo sogno, ma che in sostanza ci dice molto sulla natura oppressiva, violenta, feroce degli U.S.A. 


Quando un libro ti cattura, emoziona, sconvolge, hai sempre paura che l'adattamento cinematografico o televisivo, possa deluderti. Non tanto per via delle libertà che i nuovi autori si prendono, ma perché magari quel sentimento rabbioso e tenero, quella sottolineatura di un momento storico che si vuol dimenticare, l'urgenza di parlar chiaro circa certe cose, possa andar perso in ammiccamenti, strumentalizzazioni o sciatterie.

Per questo quando ho saputo che da uno dei miei libri preferiti, si stava traendo una serie tv, mi son sentito un po' teso. Perché essendo un'opera molto viscerale si potrebbe trarre un film d'azione, che punta a scioccare e un po' superficiale, oppure cadere nell'errore inverso: trattenere ogni cosa, esser glaciali, cerebrali.  Paure che sono svanite appena ho letto il nome del regista.


Benny Jenkins mi era garbato assai con quel film bellissimo- ma che non è piaciuto a molti, di cui tanti di costoro per me hanno i classici gusti da cinefilo medio che si sente un capoccione de sta cippa-  che è Moonlight. Qui ci ritrovo la stessa grazia nel costruire inquadrature di grande intensità. Certo è aiutato da una troupe di ottimi professionisti, vedi ad esempio il modo con cui si usa la luce, le filtrazioni luminose. Tuttavia Jenkins riesce a gestire benissimo la materia d'origine. Violento e brutale in alcuni momenti, quasi insopportabile per la ferocia con cui gli esseri umani seviziano e uccidono con gusto altri esseri umani, profondamente lirico e struggente in altri momenti.  Questi ingredienti sono ben cucinanti insieme e un sapore non predomina mai su un altro.  D'altronde ci viene mostrato un paese feroce, crudele, ma l'obiettivo è il nord. La libertà, la civiltà.



La storia è quella di Cora, giovane schiava che vive in una piantagione di cotone in Georgia. Sua madre anni prima è riuscita a scappare e non è mai stata ripresa. La sua vita cambia quando conosce Ceasar uno schiavo erudito e spirito libero. Dopo una brutale uccisione (uno schiavo fuggiasco ripreso viene scarnificato a frustate e dato alle fiamme quando è ancora vivo) e alcune violenze da parte del nuovo padrone, costei con Ceasar e una loro amica scappano dalla piantagione. Durante la fuga, l'amoca di Cora viene presa e la ragazza per difesa è costretta a uccidere un ragazzino bianco. Cora e il suo collega di fuga usano una ferrovia sotterranea che si muove attraverso gli stati del sud direzione nord, per scappare. Sulle loro tracce c'è un abile e feroce cacciatore di fuggiaschi, il quale si muove sempre in compagnia di un bambino afro americano, suo fidatissimo aiutante e "figlio".

Nell'arco sia della lettura, che della visione, vi saranno tantissime avventure, spesso dolorose e tristissime per Cora. Fino a un finale di possibile, fragile, speranza.


Questa è una di quelle serie che a mio avviso andrebbero viste. Per la sua pulcretudine tecnica, di abbacinante lirismo, per la durezza di alcune situazione, per un meraviglioso monologo in cui il cattivo spiega cosa sia il Destino Manifesto e le origini degli Stati Uniti.  Io ve la consiglio.

1 commento:

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