Oggetto filmico affascinante e misterioso, che trae forza dalla sua natura ambigua di fondo. Un documentario che ci mostra, qualora vi fosse bisogno, che la vita è uno spettacolo suggestivo e ricco di emozioni, oppure è un film che ci mostra come la realtà possa essere suggerita,percepita,rappresentata,pur rimanendo in un contesto di pura finzione? Si pone quindi sul confine labile del vero,verosimile, reale?
L'opera in questione ci narra le vicissitudini di una famiglia di pastori mongoli sperduti, ( a quanto pare anche abbastanza felicemente), nel deserto dei Gobi. Qui allevano animali da pastorizia e hanno numerosi cammelli,usati anche come mezzo di trasporto. Conosciamo la loro vita fatta di rituali, tradizioni, viene mostrato un nucleo famigliare solidale,lontano anni luce dalla nostra vita e cultura. I registi lasciano parlare le immagini, e ci portano a provare empatia per codeste persone.
Tutto procede bene,fino a quando capita un fatto straordinario: una cammella partorisce un cucciolo dalla lana bianca. La madre lo rifiuta. Non lo riconosce, non lo vuole allattare. La stessa natura che spesso ci meraviglia con gesti di dolcezza tra specie diverse,ora ci mostra un volto duro e crudele. Perché dolcezza e crudeltà girano insieme da sempre: non è tutto sempre cattivo o tutto sempre buono,nella oggettività dei fatti. Poi io tendo a ricercare la bontà e il lieto fine,altri no. Ma sono cose da uomini. Che svaniranno con noi, la Natura ha altre vie. E non sono catalogabili con la nostra morale.
Eppure non mancano i sentimenti e le emozioni. Perché di queste cose si vive . Ci mostra come siamo tutti esseri viventi e che alla base il dolore,la gioia,la voglia di esser accettati e amati è uguale per gli uomini che per le bestie. Pur essendo diversissimi tra di noi.
Ma è innegabile che il film ci porti a interrogarci sulla sacralità della vita. Essa è solo una fissa per credenti oppure è la base ,la radice, di ogni esistenza. Basata su cose concrete,sentimenti profondissimi? E quanto ci costa un materialismo arido,supponente, di gente impaurita che non vuole conoscere e conoscersi? Gente che sposa cause ridicole di fragili libertà individuali,ma che non riconosce il suo ruolo e quello degli altri nel mondo . Anzi gli altri esistono solo in virtù del fatto che siano tra i miei contatti e amicizie ,di quelle che servono alla gratificazione continua del mio ego. Non al confronto.
Questo è un film che del sacro fa la sua bandiera. Ogni gesto e parole degli uomini legati anche per motivi assai spicci e materiali alle loro bestie, il lamento del cucciolo,la vita delle bestie, i viaggi in gobba ai cammelli per trovare un suonatore di violino. Vite che seguono gesti antichi, tempi dilatati dove ogni essere vivente ha la sua importanza e fa parte di un unico disegno.
Non fosse che da noi scade tutto in sterili polemiche e in scontri tra tifosi imbecilli, si potrebbe anche parlare del valore della vita delle bestie. Riconoscere a loro un'esistenza dignitosa e che abbiano sentimenti. Primari,rudimentali,ma con quello che talora offre la vita degli uomini, c'è da tenerne conto.
Un film commovente,toccante, dai tempi vasti,dilatati,solenni, che la vita in certi posti mantiene ancora. Una favola, per alcuni,ma sopratutto una piccola lezione sulla sacralità di ogni esistenza. I primi piani dei cammelli, della madre e del figlio, in modo particolare sono tra le cose più dolci e anche dolorose che mi siano capitate di vedere. Come il finale con la soluzione del problema. L'importanza della musica, dell'arte quindi percepita anche dalle bestie
E quelle lacrime che superano per un secondo gli steccati e si sciolgono diventando anche le nostre.
Opera imperdibile ,per chi vuole conoscere mondi diversi,lontani,ma veri , reali.
Chiaramente , però, la tecnologia- giustamente-arriva anche da loro. La televisione colpisce l'immaginario dei più piccoli, la radio, non possono mancare.Su questo labile confine, sul discorso dell'importanza di ogni vita al di là del nostro modo di alimentarsi, insomma un film prezioso,che ci regala suggestioni e riflessioni.
martedì 20 gennaio 2015
LA STORIA DEL CAMMELLO CHE PIANGE di L. FALOMI e B.DAVAA
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