martedì 17 marzo 2015

FOXCATCHER di BENNET MILLER

Dalle mie parti, anzi dalle mie ridenti parti, si usa salutar in codesto modo: " Che lavoro fai? Quanto guadagni?" Nessun "come stai", "quali sono i tuoi interessi", no; sarebbe dannatamente sfacciato. Meglio domandare quanta pecunia hai a disposizione. Disprezziamo il pauperismo, ma non l'aridità  di animo. Come se bastasse la ricchezza e il benessere economico, l'esser circondato da servi, il potersi permettere di acquistare ogni cosa, per essere giudicati felici e realizzati.
Evidentemente non conoscono la storia di John Du Pont. Quello che rimane il protagonista oscuro, "folle", di questa meravigliosa opera che trascende i generi e diviene pura e dolorosissima opera cinematografica.


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Film che affronta un tema tipicamente americano: la caduta, il riscatto, la gloria finale. Cose molto yankee, cose che fanno bene a chi crede nelle favole,ma non solo. Qui però ci tengono a dirti che dopo la favola, comincia quella cosa affascinante, ma anche bastarda che chiamano : vita. E nella vita, talora, le cose vanno malissimo.
Prendi ad esempio questi due fratelli: David e Mark. Sono cresciuti soli, come tanti altri bimbi americani, un giorno in un posto, un giorno in un altro. Mark è quello più rabbioso, lo vediamo condurre una vita all'insegna della solitudine, in una piccola e modestissima casa. Ha vinto una medaglia d'oro,ma il Paese ha dimenticato e lui è tornato quasi all'anonimato, ( e scrivo quasi perché sono sempre ottimista). Diversamente, David ha una famiglia, un lavoro come coach, una vita normale e solida. Un uomo tranquillo.

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Nella vita dei due fratelli irrompe il ricchissimo e patriottico Mr Du Pont. Rampollo di una famiglia potente e piena di soldi, il quale sogna di metter in piedi un team di lotta libera capace di dar smalto, gloria, potenza alla sua amata America, durante le competizioni mondiali.
John è un vero appassionato,ma non sa nulla di quel tipo di sport. Però avverte una fortissima attrazione per quei corpi così possenti, per gli atleti, per quel tipo di disciplina sportiva. Sopratutto pretende amore e devozione da parte degli altri. Lui, infatti, nonostante i soldi e i premi,e la "bella vita", è un ometto tristissimo e solo. Troppo solo. E troppa solitudine può fare impazzire un uomo.
Questo il tema del film: cosa fa di un uomo un mentore?Cosa lo rende un maestro, un esempio di vita? Quanto il danaro può influenzare le persone? Mark, alla ricerca di una figura paterna, per un po' rimane affascinato dal suo ricco mecenate,ma poi i rapporti saltano e fra i due ci si metterà anche David.

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Se dovesse esistere un film dove la solitudine e la tristezza li puoi toccare con mano, è senza ombra di dubbio questa pellicola. In particolare Mark e John sono uomini travolti dalla loro solitudine,da rapporti sentimentali e famigliari inesistenti, anche se il giovane lottatore ha una sua figura di riferimento nel fratello maggiore,è una storia drammatica e violenta che racconta il lato oscuro del sogno americano. Sopratutto è un film che funziona benissimo a più livelli: la regia, la sceneggiatura e un cast davvero ottimo, dove giganteggia magnifico e titanico: Steve Carrel. Il suo Du Pont terrorizza, suscita disgusto e rabbia, però alla fine provi compassione e pietà per quel bambino che un giorno scopri di non avere amici. Il suo unico amico, veniva regolarmente pagato dalla madre,per essergli amico.
Ma noi continuiamo a chiedere : che lavoro fai? Quanto guadagni? Continuiamo a confondere accumulo di roba con la gioia.

6 commenti:

Kris Kelvin ha detto...

La perfetta metafora della disullusione, oltre che del definitivo crollo del Sogno Americano: i fratelli Shultz intravedono in DuPont la luce in fondo al tunnel, solo che alla fine di quel tunnel non può esserci che la tragedia, inevitabile e annunciata.
Dopo Moneyball (altro grande film, sottovalutatissimo) Bennett Miller continua nella sua opera di demistificazione, confermandosi come uno dei cineasti americani contemporanei più lucidi.

babordo76 ha detto...

infatti recupererò anche quella pellicola,ma il film su capote che ha diretto è quello con hoffman?

Anonimo ha detto...

Si proprio quello...quello con Hoffman

babordo76 ha detto...

e allora devo recuperare tutto di costui ^_^

Kris Kelvin ha detto...

Esatto: 'Truman Capote - A sangue freddo', con cui Hoffman vinse l'oscar

babordo76 ha detto...

miller è già entrato nella categoria dei miei preferiti