venerdì 30 giugno 2017

OKJA di Bon -Joon- Ho

Io e mia moglie abbiamo risolto il problema Netflix/cinema nel modo più semplice possibile: abbiamo un magnifico telo in salotto, e un proiettore. Così ci vediamo film e telefilm su grande schermo. Cambia tutto. Come cambia veder un film al cinema, in sala. Un bellissimo rito pagano di condivisione di una emozione, paura, rabbia, di risate e lacrime. Detto questo, non possiamo che ringraziare Netflix per le ottime cose che ci offre, facendo - a modo suo- anche un ottimo servizio per il cinema e i cinefili: io ho conosciuto film e registi grazie a loro.
Però se uno ama il cinema,  appena possibile va in sala, se ami i film puoi vederli anche sul cellulare eh! Fine polemica, mi auguro di non leggere cazzate atroci come quelle su libri di carta ed ebook. Mi auguro.
Però non sono qui per parlare di questa ennesima sterile polemica, ma per dedicare il giusto tempo a questo bellissimo film.
Non è facile girare una manciata di film e tutti a livelli alti, con almeno un paio di capolavori, nel vero e reale senso del termine. Non è nemmeno facile passare da un genere all'altro, toccare anche il cinema quello più serio o la commedia nera più corrosiva, mantenendo sempre uno stile e una identità riconoscibile.Non è facile per molti, ma non per Bong -Joon- Ho
OKJA è un film che deve essere visto con calma e capito. Perché molto probabilmente una prima visione potrebbe farvi perdere la complessità della trama e dei messaggi, ben presenti nella pellicola del maestro coreano.
Fa parte di quei film che sembrano leggeri, ma in reealtà nascondono una profonda anima e tesi politiche-sociali di grande impatto.
Come vedere un classico film di Spielberg, ma girato da un regista che ha anche una visione politica ben definita e sa benissimo contro chi usare il cinema per denunciare al mondo brutalità, disumanità,  e come il potere le nasconda in vari modi: la polizia, in "memories of a murder", la scienza in the host, la famiglia in "Mother" e ora l'idea di un capitalismo ecologico, rispettoso ,biologico. Questa è un'idea davvero ottima e straordinaria per fare cinema che non intrattenga soltanto.  Bong Joon-Ho punta il dito sul capitalismo riformato e riformista che piace tanto anche a certuni/e in quella che per pietà umana chiamiamo sinistra, ma che in sostanza è un'accozzaglia di liberali allo sbaraglio
Il capitalismo riformista non esiste. Trattasi di inganno per le masse, perché dietro alle belle parole e idee di Lucy Mirando e della sua azienda, c'è un trattamento orribile delle povere bestie col fine di farne carne da vendere e incassare tanto. Dietro al tizio strambo della tv che fa un programma dove par che ami e si diverta a stare a contatto cogli animali, c'è un alcolizzato che fa male ad essi
Per denaro, profitto, produzione. In nome di questa Sacra Triade possiamo anche sfruttare una ragazzina coreana e la sua Okja.  D'altronde cosa potrebbe convincere meglio milioni di spettatori, consumatori, clienti, che la visione di una bella storia d'amore tra una bimba e un animale? Le emozioni, di questi tempi, servono per fare profitti, denaro, produrre.
Per cui anche un sentimento nobile serve al mercato libero, e per questo- solo per questo- che si sopporta una ragazzina straniera e quella bestia buona solo per farci generi alimentari.
Questa cosa viene descritta per ben due volte, prima dal nonno e poi dal veterinario/ stella della tv, come a svelare agli spettatori stessi l'anima del film: non lasciatevi ingannare dalle immagini di amicizia tra Okja e la sua padrona. Non è un film Disney,  qui bambini e animali si fanno male.
Gli fanno male.
Perché tutti gli adulti ingannano la piccola e di conseguenza anche la povera scrofa gigante.
Lo fa il nonno, non dicendo che verranno a portare via Okja, lo fanno quelli della Mirando, Lucy in testa, lo fanno anche gli animalisti, in nome della loro sacra missione
Il messaggio è chiaro: solo i bambini nella loro sacra ingenuità, che poi è giustezza e forza di spirito all'ennesima potenza e le bestie, non possono mentire. Solo loro sono capaci di un amore forte e incondizionato, non rovinato dalla rinuncia, dalla rassegnazione,, dalle leggi di mercato che ci schiavizzano tutti. Colla gravissima e imperdonabile colpa di renderci disumani, convinti di provare amore e affetto, ma essi stessi sono prodotti e soluzioni pensate in qualche riunione di una qualche multinazionale.

Un poeta, tanto tempo fa scrisse una bellissima canzone. Una delle strofe si chiudeva con questa frase: " guardami dentro gli occhi / gli occhi che erano bambini" Ecco dovremmo riprendere questa abitudine di dar spazio e giustizia al nostro sguardo. Dovremmo riprendere quella forza naturale dei bambini di guardare le cose in modo netto, limpido, tagliente, sia nel bene che nel male. E guardare gli occhi di chi riteniamo non sia un essere umano, per vedere quanto dolore, paura, "commozione" nascondino . Non parlo solo di animali, ma anche di altri esseri umani che per colpa di non essere nati nelle nostre città, non appartenere alle nostre classi, o esser diversi da noi, consideriamo come spazzatura umana: che crepino, chi se ne fotte.
OKJA è un film a misura di occhi bambini.  Ci insegna la meraviglia dell'amore, di un rapporto profondo, forte, sincero.  Ci costringe a piangere, perché di fronte al macello, di fronte all'urlo di migliaia di maiali, di fronte a dei genitori che si sanno condannati e ti chiedono: per pietà, salva almeno il nostro cucciolo, non possiamo non piangere. Ognuno a modo suo, ma cazzo se siamo esseri umani normali, lì si piange per forza.
Il mattatoio come il campo di concentramento.  Il destino di esser macellati, con quello, certo, di passare per il camino. Si, è un azzardo, forse anche troppo, ma a me il pre finale ha fatto pensare a questo: la meccanizzazione della morte, l'omicidio per finalità che si pensano importanti e inevitabili, l'uso di sottoproletari o persone che obbediscono agli ordini e basta.
Eppure, sono sicuro, che la foto di Okja colla sua padrona, ha toccato il cuore dell'uomo preposto alla eliminazione dei suini, così come anche gli altri lavoratori che dicono alla piccola di non stare lì, o il personaggio di Dano, che si preoccupa di non far vedere una scena forte alla piccola.
Come se per pochissimo tempo, grazie a lei si riscopra il senso della compassione per ogni essere vivente.
Bong Joon-Ho riesce a non farne un film didascalico, almeno non del tutto, a mescolare denuncia e opera sentimentale, perché è un film scandalosamente  sentimentale.
Opera che tocca i cuori, e le menti degli spettatori, pellicola che ci fa commuovere, indignare, e che ci dona due personaggi indimenticabili, i quali vivranno per sempre nel nostro cuore di spettatori indisciplinati e occhialuti romantici.

Nessun commento: