domenica 23 novembre 2014

DUE GIORNI, UNA NOTTE di JEAN PIERRE E LUC DARDENNE

A volte mi piace pensare che il cinema abbia una valenza anche etica e sociale. Un momento di riflessione, di sana indignazione ,ma non quella italiota del magna magna, quella più profonda e dolente che ti porta a dire: ma come cazzo è possibile che siamo finiti così in basso? Si perché la classe politica potrà fino a un certo punto,ma dove eravamo noi quando abbiamo fatto passare questa macelleria sociale? Dove eravamo noi che combattiamo giustamente per i diritti civili, quando ci toglievano il diritto al lavoro
Che è quello più importante. Con un lavoro e un salario anche te che fai parte della classe proletaria, puoi costruirti un futuro.
Invece ci hanno dato le libertà individuali e l'infelicità collettiva. Libero di navigare , di comprare cose bellissime,ma in bilico sul baratro della minima sicurezza lavorativa.
Non porta nulla di buono la precarietà, la mia generazione questa cosa l'ha compresa e capita. In più, se nei tuoi ricordi c'era l'idea e la vita di una classe operaia dignitosa, bè anche quella è difficile da ritrovare.
Mentre la tua generazione faceva l'indiana metropolitana ascoltando le sagge parole di Claudio Rocchi, i padroni hanno vinto la lotta di classe. La loro classe ha vinto.



E il cinema non dovrebbe parlare di questo? Non dovrebbe essendo un prodotto industriale per le masse cercare di spiegare anche quello che ci circonda?Io credo di sì . E lo credo fortemente. Vi è anche da dire che io sono un povero ingenuo, uno che si illude di avere una coscienza, una visione politica della vita e che crede profondamente nell'umanità, nell'amore, nella lotta di e per la classe.
Voglio ,arrivato alla fine dei miei giorni, essere lucido. Dire : non sono stato come sta banda di cinici vigliacchi,pleonastici,nascosti come i peggio codardi nei loro piccolissimi privilegi. Sordi al richiamo dei nostri tempi, quelli felici di sconfitte ignobili, quelli che svendono la loro dignità umana,che tanto fanno tutti così.
TANTO FANNO TUTTI COSI'. La scusa delle teste di cazzo.
Ti hanno cresciuto bene negli anni 90,quando i mass media berlusconizzati per racimolare i voti degli italioti rancorosi , ottusi,idioti, hanno sdoganato il pensiero squallido della maleducazione e del cinismo per tonti
Parlare vino al vino,pane al pane, la sincerità è solo di chi maledice, se la prende con gli ultimi, non ha un minimo di compassione, siamo tutti soli, cane contro cane e altre imbecillità. Sopratutto : pensa per te e non provare mai vergogna per le tue bassezze e parole cattive in libertà
Altro che il buonismo di San Spilby, abbiamo dato modo alle bestie affamate di mediocrità di governare l'italia e costruire un immaginario collettivo odioso.



E per questo reputo fondamentale il cinema- in via di estinzione e rarissimo- dei Dardenne
Un cinema militante,ma lucido. Fateci caso nei loro film ,al contrario di certi che si fanno scrivere i film da quel pirla di Laverty, non ci sono mai le scimmie urlatrici,le scene madri che manco Merola,ma c'è il vero dramma e l'essenza urgente,graffiante,potente, della vita e degli esseri umani. Sanno quello che fanno e perché, non per movimentismo, spontaneismo e romanticismo utopico,ma perché conoscono gli uomini e ne parlano con il dovuto e rispettoso distacco,che per i meno distratti, è invece un profondo sostegno ad essi.
Lo hanno sempre fatto e in questa loro ultima pellicola lo dimostrano benissimo



Cosa racconta codesta pellicola? Una cosa davvero orribile,che mi ha assai amareggiato e colpito. Una giovane operaia , in passato vittima di depressione, è stata licenziata perché il padrone ha proposto ai colleghi di votare una simile e immonda stronzata: lei rimane ,ma voi non prendete nessun bonus da 1000 euro, lei sta a casa e prendete il bonus? Il capo reparto tra minacce e pressioni ha fatto in modo che lei rimanesse a casa. Ora però, scoperta questa pressione da parte di uno che andrebbe sotto posto alla giustizia proletaria, si può rivotare.E forse la giovane donna potrà riavere il lavoro.
Così per due giorni e una notte lei deve ricontattare colleghe e colleghi e chieder di rinunciare al bonus,e votare affinché possa tornare al posto di lavoro.

Il film mostra questo. Le reazioni dei compagni e compagne di lavoro, ( la scena al campo sportivo è di uno straziante, mi veniva da piangere accidenti),sono diverse e in questo modo i registi mettono in scena la classe operaia non dei libri, o delle fantasie,ma quella reale.

Assistiamo a bassezze clamorose e a pentimenti, solidarietà. Vediamo sullo schermo quello che ci capita nella vita reale. Per tutta la durata noi siamo in strada con questa donna che tenta faticosamente di riprendersi, ( lo ripeto: la depressione è una malattia , non si divertono i depressi , non vanno trattati da deboli e frignoni), dalla sua malattia , una donna che vuole solo lavorare,perché il lavoro ci rende utili alla comunità, ci dà il salario e possiamo costruire qualcosa con la nostra famiglia. In tutto questo brilla limpido,cristallino, il meraviglioso rapporto con il marito. Finalmente un uomo, come molti, che non è un vigliacco, traditore o peggio un bambinone preso dalla play station,ma un tizio che sta al fianco della sua donna e cerca di aiutarla. Amo questa coppia.



Marion Cottilard è a dir poco bravissima. Riesce a dar sostanza a un personaggio di donna qualunque, e renderlo universale,assoluto, potente.
Fabrizio Rongione, uno degli attori-feticcio dei fratelli belgi, ha a disposizione il personaggio più positivo della sua carriera ed è bravissimo, credibile,tenero e sofferto.

Ecco questo è il cinema che amo .

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Come ho scritto dalle mie parti, trovo che dal rotondi t

babordo76 ha detto...

blogger non fa commentare sauro,ma guarda un po'!