martedì 28 novembre 2017

Riflessione Indisciplinata: La vita è cinema La vostra, di che genere è?

Felice di smentirti ancora, triste signora blu
non è la vita ad ispirare le canzoni come credi tu
son le canzoni che costringono la vita ad essere com'è
e come non è
E allora mi dirai "Perché si piange? Cosa si ricorda?"
che i sentimenti, a questo punto, i sentimenti
sono solo merda!
E invece no, guarda come ti posso far soffrire con una finzione,
senti qui che passione!

Quanto tempo della nostra esistenza passiamo a lamentarci della vita? Distratti da problemi inutili, uno su tutti: il buonismo, tralasciamo tutti quelli che non fanno altro che sottovalutare questo dono che è appunto la nostra vita.
Preciso: uno di quei doni che, appena possibile,  rifileresti ad altri. Però ormai hai aperto il pacco, gettato lo scontrino, cerca di farci qualcosa con quello che hai!
In fin dei conti essa è composta perlopiù dai nostri desideri, speranze, obiettivi, e.. Ah, si! Anche tristezze, sconfitte, lavori che facciamo domandandoci: "Perché?" O relazioni precarie e sbagliate.
Ci abituiamo ad essa, e la subiamo.
Ti incarognisci, spegni ogni immaginazione e ti metti in fila, insieme agli altri piccoli uomini, disperati e nudi. Perché non siamo più capaci di emozionarsi, reinventare una giornata, avere dei piccoli e sgangherati ideali.
Oppure non riusciamo nemmeno ad esser così asociali,  da inventarsi un mondo proprio dove vivere. Un mondo che a ben vedere sembra un film!
Da quando nasci a quando muori la società del benessere e del capitale sbarazzino, pensa a te. Cosa vuoi leggere e cosa non vuoi, quale opere d'arte ti piacciono e quali no.
Che lavoro fare, quale posizione sociale conquistare, quali e quanti oggetti sono indispensabili affiché tu possa sentirti "protagonista del tuo tempo".
Anche questo modo alienante di dominar le nostre vite, se ci pensi , è molto legato al cinema.
Cosa facciamo noi in una sala al buio? Guardiamo una storia. Comodamente seduti, non dobbiamo fare altro che farci prender per mano, dai personaggi e dalla macchina-cinema, e goderci lo spettacolo.
La nostra vita, è come quella degli spettatori al cinema. La passiamo a  guardare.
Questo tema è antico, tanto che nella Parigi del 1800, era una tesi tmolto cara al poeta Charles Baudelaire. Il quale riteneva che in un'epoca di grande sviluppo tecnologico e di senso del meraviglioso, le città fossero diventate centri di svaghi, spettacoli,  tali da rendere l'esistenza umana al pari di un'esperienza cinematografica.  Le vetrine dei negozi, le luminarie, i piccoli universi di persone dentro ai bar, portano alla luce un nuovo modello umano: l'uomo che guarda. Egli è affascinato da tutti questi colori e novità tecnologiche, tanto da restare ammaliato ad osservarle senza alcuna partecipazione pratica. Questa nuova società e nuove città, devono tanto anche alla nascita del cinema.  Proprio grazie ad esso che si rafforza la distinzione tra chi guarda e il soggetto ammirato. Questo metodo verrà riprodotto anche una volta usciti fuori dalla sala, nei confronti dei luoghi in cui gli uomini comprano oggetti o quelli in cui vivono la loro esistenza
Per questo, più che pecore, noi siamo spettatori: di vite altrui, di tragedie e gioie, morte e vita.
Ci limitiamo a guardare, bombardati da immagini ed emozioni pianificate, ammaestrate, passive.

Io invece penso che noi siamo il film trasmesso sul telo. Siamo la storia che commuove, fa indignare, ridere. Siamo parole e immagini in movimento, attori candidati a tutti i più ambiti premi in circolazione
La nostra vita è un film e noi siamo Spettatori Indisciplinati che non stanno fermi a subire le immagini e ad applaudire a comando.

Proprio perché, andando contro alla cultura di passività sociale che impera nei nostri tempi, siamo gli unici e soli registi/sceneggiatori/attori, di questa roba chiamata vita. La quale non sarà molto ma nemmeno la butterei nel cesso
Basterebbe essere un po' curiosi, non creder che gli altri- questi fantomatici nemici senza forma e sostanza, ma tanto presenti nei nostri deliri- siano noiosi, scialbi, come in fin dei conti è quello che pensiamo di noi stessi.
Ogni essere umano è importante perché è un potenziale film. Hanno storie allegre, tristi, chi punta tutto sul melodramma sfrenato, chi sul "trattenuto". Abbiamo vite in Panavision e Technicolor, oppure traballanti e dal ritmo ansiogeno, come se fossero girate colla mdp a mano.
C'è la commedia romantica e quella più demenziale, i grandi drammi borghesi sul tema dell'esistenza, quasi tutti pensano di vivere in un porno, ma non è così!

Immaginare alla propria vita come a un film, significa non accettare il ruolo - imposto e doveroso- di essere uno spettatore. Vuol dire scegliersi la propria sceneggiatura, il proprio stile di regia.
Questo non significa che debbano esser tutte delle opere indimenticabili. No, alcune sono mediocri, sciatte.  Troppo commerciali e stereotipate, o fin troppo marginali e indipendenti.
Ci sono i campioni di incassi, a volte meritati e a volte no, e i flop. Ecco, ho simpatia per questi ultimi, a un patto però: che siano enormi, clamorosi, flop.
La società e la vita stessa ci impongono ruoli da recitare e posti in cui dobbiamo rimanere. Perlomeno rendiamoli sempre più nostri, in questo il cinema è d'aiuto.
Certo, il cinema è anche quella forza che ci tiene inchiodati alla sedia :passivi. Ma in fin dei conti è pur sempre possibile passare dall'altra parte dello schermo, no?
Quanti sono le opere che riflettono su questo tema? Da Pleasantiville a Last Action Hero, a La Rosa Purpurea del Cairo?
Perché il legame tra le immagini di vite inventate e quelle che viviamo in prima persona è molto stretto e fragile.
L'arte condiziona la nostra vita. La plasma, la rielabora, ci dona i mezzi per spezzare le catene del grigiore quotidiano, di una realtà passiva-aggressiva, la quale ci offre solo piatte esistenze, apparentemente lisce, piegate a subire tempi e ritmi di produzione, apatia, delusione, fughe verso vizi di seconda mano, scontati e banali.
Pensare di essere il regista/attore/protagonista di un vostro film, un vostro capolavoro che viene trasmesso tutti i giorni, per tanto tempo; potrebbe essere il modo migliore per non lasciarsi travolgere dal malessere sottile che è alla base di troppe esistenze.

Io, per esempio, quando mi sento particolarmente giù di morale, penso di essere il protagonista di una commedia musicale.
Sì, la mia vita è una specie di musical unita alla commedia "alleniana"   Un uomo incasinato, un disastrino occhialuto, megalomane e pigro,  eterno vecchio bambino. Uno che crede nel potere del musical, e le sue disavventure che traggono ispirazione da Allen, Baumbach, un pizzico di Ben Stller
In poche parole la vita di uno che ha problemi col proprio ego, le relazioni cogli altri, l'affettività e che - come i migliori maniaci dello schermo- ha un'assurda, immotivata,  ottusa, voglia di vivere.
Cosa che lo porta ad esaltare, enfatizzare, ogni situazione che lui reputa fonte di gioia.
Ed è il momento del musical

Questa sarebbe la mia vita se fosse un film. E a immaginarla, devo dire: mi piace parecchio

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