venerdì 1 dicembre 2017

DETROIT di Kathryn Bigelow

La violenza è alla base degli Stati Uniti d'America. Una nazione nata anche attraverso il genocidio dei pellerossa, che ha prosperato usando lo schiavismo, ed ha costruito una società con regole feroci e rigide, nella quale la distanza e differenza fra popolari ed esclusi è forte e netta.
Domenico Losurdo, in un suo libro assolutamente da leggere intitolato : "Democrazia o Bonapartismo", edizione Bollati Berlinghieri, pone gli U.S.A. nella seconda categoria ( quella del bonapartismo). Il filosofo critica molti aspetti della vita politica americana, soffermandosi in modo particolare sulla dinamica delle elezioni.
Certo l'America, in questo saggio politico, non è la sola nazione a esser criticata svelando la contraddizione tra democrazia e una pratica che devia da essa,; d'altronde il sottotitolo è: trionfo e decadenza del suffragio universale. Per cui è un discorso che riguarda l'Occidente tutto.
Una parte di mondo che si basa su tante libertà ma allo stesso tempo soffoca e reprime minoranze, classi meno abbienti e crea ampi luoghi di isolamento ed esclusione sociale.
Io penso che negli Stati Uniti questo modello sia espresso in modo più spietato e limpido.
Il libro da me citato all'inizio di questo post, prende in considerazione come nella campagna elettorale ogni voce indipendente faccia fatica ad emergere per colpa di un sistema che esclude l'outsider ( pochissimo spazio in tv,  poco danaro da poter spender per la propria visibilità in campagna elettorale) .
Dovrei rileggerlo perché molto interessante sotto vari punti di vista.
Ritornando più specificatamente al tema della violenza nella società americana, si potrebbe citare anche il cinema, come mezzo che veicola certi modi di gestire i conflitti. In quello più classico l'eroe è un perfetto americano che spazza via la marmaglia dei nemici  di turno,  simbolo dei coloni che riuscirono a piegare alle loro esigenze le terre più inospitali. Gran parte del cinema classico (peraltro  pellicole spesso avvincenti e memorabili) propone questa figura dell'Eroe, o per dirla alla maniera di mio padre:  quel fort  ( quello forte).
La forza è l'elemento che distingue un buon americano dal resto del mondo che magari rifiuta il modello yankee.
Tutto cambia colla stagione brevissima ed intensa della New Hollywood.  La figura dell'eroe si trasforma in quello di distruttore e la violenza edulcorata del cinema classico esplode con prepotenza, ferocia, lucida crudeltà. La nazione è stata costruita ed è popolata da mostri.
Questa atroce verità può essere accettata dal Grande Paese? No. Tanto che si è dovuto creare una leggenda da esportazione e che avesse anche il ruolo di educare il proprio popolo: Il sogno americano
L'idea che ognuno fosse libero e avesse pari opportunità, spesso strumentalizzando pochi casi in cui questa convinzione è diventata reale,  è la grande bugia che ci hanno e si sono raccontata.
Tutto questo discorso si basa anche sull'idea bizzarra che una Nazione possa essere innocente, come se si parlasse di un essere umano.
Ovviamente nell'umanizzazione di uno stato e una società come quelle americane,  loro sono sempre il vicino di casa affabile, simpatico, alla mano.
Peccato che questo vicino abbia l'inclinazione a usare in modo eccessivo e disinvolto le armi, che imponga colla scusa della democrazia da esportare il proprio sistema economico-sociale e che non sia bastato un presidente degli Stati Uniti afro americano per impedire alla polizia di sparare a cuor leggero contro ogni nero in circolazione.

Io penso che per comprendere fino in fondo questo bellissimo e meraviglioso film, si debba aver chiaro la situazione della popolazione afro-americana. Per questo motivo potrebbe essere d'aiuto la visione e la lettura di opere che trattino il tema della questione afro-americana. Noi avremmo maggiori informazioni sul tema presente nel film e potremmo comprender meglio cosa abbia scatenato la rivolta e la successiva repressione
Grazie a Netflix ho avuto modo di vedere un ottimo documentario intitolato  XIII Emendamento. 
In questa opera si spiega come dopo la Guerra di Secessione, il Sud degliStati Uniti fosse devastato economicamente e colpito a fondo. La nazione non poteva permettersi questa situazione che minava lo sviluppo economico e la stabilità sociale. Per arginare e risolvere questo aspetto negativo della fine del conflitto si prese una parte del XIII emendamento ( ogni cittadino è libero tranne chi commette atti criminali, questo più o meno il succo)  per far arresti di massa tra i maschi afroamericani. Questi vennero usati per i lavori forzati e adoperati nella ricostruzione del Sud. Queste deportazioni pesarono moltissimo su quella parte della popolazione americana, creando e aumentando i conflitti razziali. Durante tutta la storia degli Stati Uniti si son create emergenze sociali che hanno colpito a fondo , in primis, la popolazione afro americana.
Ho letto un libro molto interessante su questo argomento:  Tra me e il mondo  di Ta- Nehisi Coates .
Questo libro è una lunga lettera scritta dall'autore al figliolo, nella quale egli spiega al suo bambino, cosa voglia dire esser neri in America.
Voi sapete che vuol dire? Principalmente che il tuo corpo non ti appartiene. Esso è di proprietà della polizia, delle bande, di una violenza sempre presente anche nei rapporti famigliari. Perché l'oppressione rende le vittime oppressori di altri esseri umani.  Un padre represso e umiliato da una società razzista e classista tenderà a prendersela col figlio piccolo.
L'autore in un brano di questa lettera spiega benissimo i modi che usa la sbirraglia americana per aver un pretesto, basta uno solo, come scusa per sparare a un nero.
Questa parte del libro la noti benissimo nel film della Bigelow e del suo fidato sceneggiatore Mark Boal. Mi riferisco alla sequenza dove due neri inscenano davanti ai loro amici e a due ragazze bianche quello che di solito succede tra sbirri e afroamericani.
Un modo per spiegare come stanno le cose: veloce e di grande impatto.
Io ho voluto iniziare questo post da lontano e non parlando dettagliatamente del film, perché ci tengo che si sappia e capisca una cosa importante: non è stato un caso.
Detroit non è stato un caso isolato, l'improvvisa esplosione di follia che ha colpito gli abitanti dei quartieri poveri della città Come non sono casi isolati o dettati dalla violenza di pochi criminali, le altre rivolte della popolazione afro americana . Da Detroit a Los Angeles,  ricordiamo il caso Rodney king, fino alle ultime di qualche anno fa. Tutto si basa sulla repressione e oppressione poliziesca abbinata al degrado sociale, in cui spesso sono abbandonati i neri.
Poi dici che Spike Lee esagera...

Detroit è cinema etico e morale alla massima potenza ed è un lucido trattato su cosa sia la guerriglia.
Noi non dovremmo mai scordare che il cinema -tutta l'opera- di  Kathryn Bigelow ha come tema il conflitto e la guerra. Meglio ancora di come gli esseri umani si accostino e subiscano essa, in tutte le forme possibili e immaginabili. La questione del conflitto razziale, in particolare la violenza della polizia bianca contro i neri, era presente seppur in modo marginale, anche in Strange Days
Nelle ultime opere è venuto ad aggiungersi uno stile secco e preciso, da cronaca, conributo del suo sceneggiatore Mark Boal. Lo ripeto perchè ci tengo a precisare che alla base di un buon film vi è sempre una buona sceneggiatura. In questi ultimi tempi ,mi pare che codesta professione sia alquanto dimenticata.
Alcuni criticano il modo in cui la regista ha messo in scena questa tragedia americana.  La colpa sarebbe quella di una certa ambiguità morbosa, nel descrivere la violenza.
A mio avviso è un giudizio fallace, poiché è ben chiaro e preciso il bersaglio delle critiche da parte di regista e sceneggiatore: la polizia di Detroit.
L'opera si svolge per più della metà della sua durata, all'interno di un motel. Anzi in un corridoio di quel motel.
Qui esplode la lucidissima violenza "sbirresca".  La violenza è in primo piano perché non poteva essere altrimenti, visto i continui soprusi messi in atto dalle forze dell'ordine contro gli abitanti afro-americani
Il film, senza troppi peli sulla lingua spiega in modo preciso cosa succede a tirar troppo la corda: si spezza e una volta che accade questo nascono rivolte, sommosse, atti di guerriglia.
Il che non vuol dire condannare chi si ribella, ma semmai il metodo che può esser controproducente.
Questa è un'analisi e riflessione matura. Non c'è bisogno di far apparire i neri come vittime, perché anche se saccheggiano e bruciano le loro case, anche se vi sono dei cecchini che sparano contro la polizia, sono gli afro americani ad essere vittime del sistema. La loro reazione, per quanto scomposta, è legittimata da tutto quello che hanno patito, vissuto, nella più totale esclusione.
Bigelow e Boal non giudicano negativamente nemmeno i ragazzi del motel. Si uno di loro non ha colto da subito la pericolosità della situazione.Il giovane non ha avuto una brillante idea sparando a salve dalla finestra del motel contro gli agenti della polizia..
Però questo gesto è superato dalla reazione degli agenti. Il problema sono questi poliziotti esaltati, questi razzisti in uniforme.
La violenza insostenibile messa in scena dalla regista, non è fine a sé stessa ma al contrario crea una fortissima empatia colle vittime.
Larry Cleveland e amici sono quelli che pagano ad alto prezzo una serata come tante, in una situazione non normale. Però sono giovani e vogliono vivere, divertirsi, questo è il loro unico crimine.
Al contrario i poliziotti sono dei macellai. Forti del fatto che nessuno si metterà contro di loro, semmai se la prenderanno con quei "negri fuori controllo".
Rammento che la polizia americana è intervenuta spesso con maniere forti contro le minoranze etniche, sociali, sessuali. Tanto che , in questo ottimo film, a farne le spese sono pure due ragazze bianche.
La loro colpa? Spassarsela con dei "fratelli".
Opera etica e morale, come scritto all'inizio di questo post, ribadisco il concetto: Detroit è cinema civile, di denuncia, memoria, rabbia e dolore.
Il finale accenna un minimo di umana consolazione ma allo stesso tempo la nega poiché ci spinge a chiederci: " Come si può sopravvivere a una notte simile? Come hanno fatto tutte le vittime della repressione poliziesca?"
Il gospel finale tenta di darci un po' di sollievo ma noi sappiamo che le cose continuano ad andar male per i "dannati della terra".
 Io consiglio di vedere questo film, i motivi li ho spiegati in questo post.
Per chi volesse approfondire il tema della questione razziale, o conoscere meglio le dinamiche all'interno della comunità afro-americana consiglio questi due bellissimi libri:  Ragazzo Negro di Richard Wright edizione Enauidi e Piccola America Negra di Langston Hughes ed Longanesi.

Proprio con una poesia di questo ultimo, vorrei concludere questo post

I, Too


I, too, sing America.

I am the darker brother.
They send me to eat in the kitchen
When company comes,
But I laugh,
And eat well,
And grow strong.

Tomorrow,
I’ll be at the table
When company comes.
Nobody’ll dare
Say to me,
“Eat in the kitchen,"
Then.

Besides, 
They’ll see how beautiful I am
And be ashamed—

I, too, am America.
Io, anche io, canto America

Sono il fratello più scuro
Loro mi mandano a mangiare in cucina
Quando viene gente,
Ma io rido,
e mangio bene
e cresco forte.

Domani
Sarò seduto a tavola
Quando viene gente
Nessuno allora ci proverà
A dirmi
“Vai a mangiare in cucina”

Per giunta
Loro vedranno quanto sono meraviglioso
E dovranno vergognarsi.

Io, anche io, sono America.

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