martedì 12 dicembre 2017

GLI SDRAIATI di FRANCESCA ARCHIBUGI

Francesca Archibugi torna dopo due anni dall'ultima pellicola girata come regista.  Nel frattempo ha collaborato alle sceneggiature di due film dell'amico Paolo Virzi.
Questo ritorno dietro la macchina presa è un felice e gradito ritorno alle atmosfere malinconiche, delicate, soffuse, di quasi tutte le sue opere. Il cinema della Archibugi non è trattenuto, non si vergogna di mostrare l'essere umano e sopratutto i sentimenti. I suoi film indagano il tema difficile delle relazioni umane, in particolare l'universo giovanile. La regista romana è davvero bravissima nel mettere in scena il mondo degli adolescenti e dei bambini, senza eccessiva retorica o trasformandoli in bambolotti senza personalità.
I suoi ragazzi e bambini non sono buoni o cattivi. Loro sono veri, forti, sinceri.  Nelle pellicole di Francesca Archibugi, i giovani non vengono mai giudicati o vezzeggiati attraverso lo spirito paternalista di molte pellicole americane e italiane.  Costoro sono anche terribili, compiono stupidaggini, ma senza che vi sia per forza una svolta tragica; come non è detto che la loro bontà venga premiata o sia ipocrita e calcolata.
I ragazzi e i bambini fanno, agiscono, per questo motivo spesso creano situazioni di scontro cogli adulti.
Perché una volta superata una certa età,  preferiamo essere maturi e non creare problemi. A volte questa è una scusa per non affrontare le crisi che abbiamo durante la nostra vita.
In questa commedia dolceamara che è la vita, Francesca Archibugi sta con i giovani. Sono loro che hanno la forza per metter in gioco la pacifica vita borghese, oppure ne sono le vittime. Quelli che escono sempre con le ossa spezzate sono sempre gli adulti.
"Gli Sdraiati" trae origine dal romanzo di Michele Serra. Io non ho letto il libro e penso non lo farò mai, per cui togliamoci subito il discorso: "Meglio il libro o il film?" 
La pellicola affronta la storia quotidiana di un popolare conduttore televisivo,  Giorgio Selva,  alle prese con l'educazione del figlio Tito. L'uomo è preciso, ordinato e pretende dal figlio le stesse cose. Egli non è un padre assente però la sua presenza è legata a un ruolo di puro educatore, quando parla col figliolo lo fa solo per rimproverarlo di qualche mancanza. 
Il ragazzo non obbedisce e non considera i richiami del padre. Per me fa bene a non dar peso alle parole paterne
Quando un figliolo adolescente non ascolta o un bambino " fa i capricci", vuol dire che stiamo errando del tutto la nostra comunicazione con loro. 
Non preoccupiamoci troppo: capita a tantissimi di noi. Quasi una legge naturale, dalla quale è impossibile sfuggire
A loro volta quando i figli diventeranno genitori ripeteranno gesti e parole subite in gioventù.

Guardando la pellicola balza all'occhio come adulti e ragazzi, pur vivendo nelle stesse case e città, siano come due tribù diverse. Ognuna di esse coi suoi riti, codici, regole, tensioni. 
Il gruppo di adolescenti va in crisi quando Tito si fidanza, perché a 17 anni, in modo particolare per i maschi,  l'amicizia è tutto. Una ragazza pone altre regole, altera i rapporti," è tutto un altro tipo di organizzazione""-
Archibugi e Piccolo, in fase di sceneggiatura, si mostrano brillanti e attenti nel dar peso ai piccoli problemi legati all'adolescenza.  Tanto si mostrano partecipi e solidali nei confronti dei ragazzi, quanto sono più pungenti nel metter in scena i limiti degli adulti.
Giorgio è un uomo infedele, che non riesce a vivere una relazione sentimentale seria, i suoi amici rappresentano quella borghesia illuminata ma che si parla fin troppo addosso. L'unico che par aver un minimo di buon senso, anche se a modo suo, è Pinin, il suocero di Giorgio e nonno di Tito.
Cochi Ponzoni è davvero ottimo in questo ruolo.
Tra i cinfeili va di moda criticare il cinema della Archibugi: buonista, radical chic, borghese. Sono le classiche cazzate di chi parla e scrive perché, purtroppo, ad essi hanno dato bocca e mani. Ella in realtà ha un tocco leggero e profondo, non cerca la provocazione o lo scandalo a tutti i costi,  sopratutto, proprio come me, prova una forte empatia nei confronti del genere umano. 
Per questo motivo anche in questa pellicola non aspettatevi ragazzi drogati e devastati, ma sempre fichissimi che siamo occidentali, o colpi bassi pur di suscitare clamore intorno al film.
In scena va la storia di un uomo, suo figlio e il rapporto sempre teso ma capace di tenerezze improvvise tra individui di generazioni differenti.
Le debolezze dei personaggi non vengono mai nascoste, però non si avverte nemmeno il bisogno di insistere sui loro difetti e trasformarli in esseri cinici e insensibili. Giorgio compie grossi errori, sopratutto colle donne ma non diventa mai la figura negativa del genere maschile.
Anche perché le donne e madri non sono migliori degli uomini e padri. 
Gli Sdraiati è un film, in un mondo di vecchi che pensano ancor di esser nel 77, che sta dalla parte dei ragazzi, smitizza le leggende più truci sul loro conto, li descrive come sono
Avviso agli adulti che in qualche modo di occupano di giovani ( genitori e insegnanti in modo particolare):  guardate questo film insieme ai ragazzi. Si riconosceranno e voi avrete modo di dialogare con loro seguendo i loro discorsi, non le vostre idee su di essi



2 commenti:

Kris Kelvin ha detto...

Sono d'accordo, la Archibugi sta sempre dalla parte dei giovani e lo fa in modo sincero e genuino. Buonissimo film, merito anche della sceneggiatura di Francesco Piccolo, ad oggi forse il miglior "writer" italiano

babordo76 ha detto...

La forza del film sta proprio nella sceneggiatura e nella descrizione dei giovani. Tra gli adulti ho trovato bellissimo il personaggio di Cochi Ponzoni.