La bellezza del cinema di genere è che, pur rimanendo sempre uguale a sé stesso, pur essendo chiuso in regole ben precise, ha una forza libertaria, un'attenzione ai sotto testi, che spesso manca in altri tipi di film considerati "più seri".
Tra i generi cinematografici, l'horror è quello che maggiormente offre spunti e riflessioni che vanno oltre le regole, i luoghi comuni. In realtà gli Autori non sono solo quelli che fanno del meraviglioso cinema artistico, sperimentale, d'avanguardia, per me si possono considerare autori anche molti registi/sceneggiatori specializzati in horror, noir, western, musical, melodramma. Perché usano questi generi per darci un'idea precisa della società, delle relazioni tra persone. Hanno uno o più temi e cercano di portarli avanti mascherando il tutto con sparatorie, investigatori privati, canzoni e balli, o mostri e omicidi brutali.
Non che il genere puro sia spazzatura, anzi ad avercene di film di puro intrattenimento, ma il fatto che un regista con buone potenzialità decida di dedicarsi a un genere spesso considerato come qualcosa di grossolano e ridicolo, lo considero un fatto che ci riempie di gioia e piacere.
Opera secondo di un autore che forse definire promettente non è del tutto giusto (ormai è una conferma) il film ha la struttura di un classico film horror: una bambina a cui capita qualcosa di terribile, lei che crescendo torna nel posto in cui tutto è cominciato in compagnia della sua famiglia, pericoli dovunque e un senso di disagio che diventa realtà quando l'antico orrore torna a rifarsi vivo.
Sono sicuro che vi siano centinaia di film horror con questa trama e struttura. Di nuovo è il chi e il come che pesano e fanno la differenza.
Questa trama di base ci serve come trampolino per lanciarci nelle oscure acque di una riflessione più profonda e inquietante di quanto si possa pensare.
Us, come "noi", ma anche come United States. Non per nulla in una scena alla domanda della protagonista rivolta all'antagonista: " Chi siete voi?", la "cattiva" risponde: "Siamo americani"
Quel "noi" quindi non è tanto legato al microcosmo famigliare, alle colpe dei singoli, ma è parte integrante della storia americana. Un paese dove alcuni vivono alla luce del sole, hanno esistenze apparentemente lisce, fanno soldi, si sposano e mettono al mondo figlioli belli e che faranno strada nel mondo. Mentre altri sono condannati a vivere rinchiusi in posti angusti e scuri, scimmiottando la vita, i desideri, le speranze, di quelli che sono liberi. In poche parole Peele ci spiega l'essenza stessa della nostra società, di come si è devoluta dal 1989 ad oggi.
Un mondo in cui tutti hanno l'illusione di essere liberi, di conquistarsi un pezzo di felicità, ma in sostanza sono dei poveri doppi, legati all'illusione disperata di vivere come quelli che stanno bene. Ma in realtà schiavi della miseria, della violenza, di una esistenza da bestie( e infatti i "rossi" si muovono come animali selvaggi).
Questa è una delle tante letture che possiamo dare al film, quella che preferisco perché amo i film di genere e di militanza politica/sociale. Possiamo anche ragionare su un tema più legato all'individuo e alla sua natura, quindi in questo caso Us è proprio Noi, cioè la rappresentazione in carne ed ossa dell'Es. Mentre le famiglie e persone che stanno alla superficie sono guidati da Io e Super Io. Cioè la parte razionale, cosciente, che crea regole e le segue, quella che ci permette di convivere più o meno civilmente con gli altri. Per cui la domanda che il film ci pone è : " Se non dovessimo tenere a bada il nostro lato più oscuro e crudele, che capiterebbe?" Si badi bene che non parliamo di mostri che prendono possesso del corpo o della mente di onesti e pacifici cittadini, ma di una parte integrante di quegli onesti cittadini. Soffocata e ripudiata, ma pronta a prendersi il suo posto al sole.
Non possiamo nemmeno ignorare la radice forte e profonda legata all'appartenenza al mondo afro americano. Peele è un po' lo Spike Lee del genere horror, il suo essere afro americano è elemento principale per le sue storie. Mai era successo che un film horror ( non legato al mondo della blaxeploitation e affini) fosse interpretato da un cast prevalentemente di colore. Mai agli afro americani si offre la possibilità di interpretare personaggi legati alla loro storia, ma non "macchiette" filtrate per divertire un pubblico di bianchi. Peele consegna alle masse black americane un film fatto (anche) per loro. Quindi la riflessione politica, di cui accennavamo qualche paragrafo sopra, potrebbe essere legata alla vita dei neri in America. Costretti a vivere secondo le regole dei bianchi, divisi loro stessi in classi o surrogati di esse
Quello che Malcolm x chiamava "il nero di casa" e l'afro americano destinato a una vita selvaggia, nei campi, nelle baracche, nella miseria, covando rabbia e desiderio di riscatto.
Us è un film più complesso e riuscito rispetto alla precedente opera di Peele. Non è un capolavoro, non è perfetto, ma ha una sua identità precisa, una scrittura brillante ( giusto per far riflettere sul fatto che una buona sceneggiatura è fondamentale) e una regia che ci dona momenti di grande cinema.
Quel cinema che ci dona nuove riflessioni, nuove scoperte, ogni volta che ripensiamo al film. Perché dopo tutte queste riflessioni su quale sia il significato di questa pellicola, il finale - davvero ottimo- ci porta da un'altra parte, ci racconta di come noi uomini siamo frutto del nostro ambiente sociale.
Spazzando via le cazzate dei liberali sull'uomo libero e le loro libertà di carta.
lunedì 8 aprile 2019
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2 commenti:
Non dimentichiamo, che al di là di tutte le riflessioni e le implicazioni giustamente elencante, c'è un senso di inquietudine di fondo e una costruzione di atmosfere angoscianti non indifferente.
Assolutamente. Funziona benissimo anche come semplice horror.
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