Nella vita di ognuno di noi c'è una bellezza pronta a brillare, a prenderci per mano nei momenti più duri e difficili, quando magari pensiamo che la morte o abbandonarsi al dolore sia la sola e unica soluzione.
D'altronde questa è la nostra società: un luogo dove la gente si crea libertà fittizie, si giustifica, si illude di vivere una vita ricca di felicità e fuori dalle regole. Tutto per non sentire i graffi sull'anima, la mediocrità di una piccola sofferenza quotidiana. Infelici che fanno di tutto per far credere agli altri che vivono esistenze degne di una rockstar.
E poi ci sono quelli per cui tutto fa schifo, pieni di rancore e cinismo di seconda mano. Per cui tutto è deciso a prescindere dal destino e se nasci in una condizione apparentemente sfavorevole non puoi farci nulla.
Tutte queste persone hanno in comune la paura di vivere e lo scarso interesse per gli altri. Sono quelli che reputano giusto evitare la nascita di persone disabili o con problemi, nascondendo il loro nazismo dietro discorsi ti po " ma povero che vita farà".
Farà la sua vita, vivrà difendendo quella bellezza che appartiene a noi tutti. Senza distinzione, senza differenza, perché tutti siamo in grado di gioire, ridere, piangere, provare felicità e dolore. Certo, con alcuni bisogna impegnarsi ed è difficilissimo.
La vita è difficile, non quel gioco eterno senza regole e conseguenze che alcuni pensano sia.
Tutto questo per invitarvi ad andare al cinema a vedere questo magnifico film italiano: Dafne. Terza opera di uno dei nostri registi migliori, Federico Bondi, il film narra la storia di una figlia e di un padre alle prese con un lutto (la morte della moglie e madre) che li colpisce all'improvviso durante una serena estate. La perdita di una persona che amiamo ci porta ad agire in modi diversi, a far i conti con quello che siamo.
Bondi è uno straordinario sceneggiatore e regista, uno di quelli che presta massima attenzione ai personaggi e alle relazioni che stanno alla base delle nostre esistenze. Nessun uomo è un'isola, anche se fa di tutto per rinchiudersi e usare il dolore come muro con gli altri.
Dafne vive a pieno il dolore della scomparsa di sua madre, ma sa rialzarsi e trovare la forza di vivere. Grazie alla sua voglia di comunicare, di stare con gli altri. Bondi ci mostra una realtà in cui una giovane donna con la sindrome di down è circondata da amici e persone che le vogliono bene, principalmente perché lei è la prima ad aprirsi al mondo Lei rende la morte della madre qualcosa di vivo, un ricordo presente che non le sottrae nulla ma l'aiuta a vivere. Il padre invece abbandona il lavoro, si lascia travolgere dalla perdita e si chiude in sé stesso e nella sua disperazione.
Bondi descrive queste reazioni attraverso scene che non sfociano mai nel melodramma, ma nemmeno sono trattenute. C'è tutto il dolore, la differenza di una reazione a un fatto così duro da gestire, ma sopratutto quello che importa è il legame padre e figlia.
L'uomo rischia di perdere anche l'affetto della figlia se non riesce ad uscire dalla sua prigione di dolore e depressione. Lei però non si dà per vinta e propone al padre di recarsi al cimitero dove è sepolta la madre, in un piccolo paesino di montagna.
Quella che per molti è una persona destinata all'infelicità, una di quelle che saranno un peso per i genitori, si mostra una giovane donna combattiva, capace di vivere il lutto, elaborarlo, e spingere il padre a trovare le forze per uscire da una situazione che si fa sempre più difficile.
Il cinema di Bondi è un cinema di personaggi, basterebbe ricordare la sua stupenda opera di debutto " Mare Nero", e anche in questo caso la trama è il pretesto per entrare nella vita di due persone comuni, normali, anche mediocri. Perché oggi se non urli a tutto il mondo la tua presunta trasgressione sei considerato come una cosa di serie b. Invece le persone comuni, normali, sono il sale del mondo e delle migliori storie. Eroi silenziosi, persone capaci di prender in mano la propria vita e di brillare di bellezza.
Dafne e il padre fanno parte di questa categoria. Lei con la sua forza dirompente, la voglia di parlare, di piangere tutte le lacrime senza vergogna. Il padre lasciandosi travolgere dalla depressione, isolandosi, annegando in un mare di noia e sofferenza.
Tuttavia la pellicola non accetta la banalità dei deboli e dei codardi. Quelli per cui le cose vanno sempre male, perché vivere ci impone troppi ostacoli difficili da superare e allora abbandoniamoci in un pessimismo rassicurante.
Bisogna tentare, agire, muoversi, vivere. Anche fallire, sbagliare, farsi male, ma perlomeno si è tentato di migliorarsi, di non arrendersi prima della battaglia.
Questa è la storia di un film che meriterebbe maggior spazio nelle sale, merita di essere visto da più persone possibili perché ha una forza, un coraggio, una tenerezza, così profonde e toccanti che ti rimangono nel cuore per settimane e settimane. Uno di quei film che di tanto in tanto rammenti, magari con commozione ripensando alle parole del padre che confessa quanto sia stato difficile per lui avere una figlia down e di come solo la forza della moglie gli ha dato il coraggio di amare quella bambina.
Applaudiamo al cinema Stenesen di Firenze che ha sostenuto e dato tanto spazio a questo ottimo film, nondimeno gradirei che opere simili raggiungessero più gente possibile, Di altre città, regioni, che abbia una visibilità e tutta la pubblicità che serve per far conoscere alle masse il nome di uno dei registi più sensibili e bravi della nuova generazione.
Gli italiani sono gli unici al mondo che si sentono patrioti su molte stupidaggini e poi fanno di tutto per affossare quel di buono che abbiamo.
Il cinema italiano è ottimo, in salute, capace di donarci storie meravigliose e importante. Non ha nulla in meno del resto del cinema mondiale. Dafne è un esempio lampante di questa rinascita del nostro cinema.
Un film piccolo, fatto di poche cose, ma pieno di vita e capace di donarci personaggi eccezionali, indimenticabili, recitati benissimo dai suoi protagonisti. Carolina Raspanti è bravissima nel ruolo di Dafne, ogni emozione è gestita con la bravura di una grande attrice. Segno anche di un incontro felice col regista e di come egli abbia saputo gestire benissimo sul set l'atmosfera delle riprese. Anzi vi spingo a ricercare in rete le interviste rilasciate dal regista e alla protagonista per capire come è nato e si è sviluppato non solo un rapporto di lavoro ma umano.
Dafne parla di questo: rapporti umani e di come ognuno di noi abbia la forza per elaborare un lutto o superare una difficoltà.
Un film importante presentato con successo a Berlino dove ha vinto il premio della critica, una pellicola che non ci concede nessun tipo di difesa, commuove, diverte, abbatte ogni barriera tra pubblico e attori (straordinario anche Antonio Piovanelli nel ruolo del padre, interpretazione fatta di piccole cose ma efficaci).
Un inno alla vita e alla sua bellezza che resiste a tutto. E alla nostra forza di reagire. Un film che è dovere di ogni spettatore, non solo vedere, ma pubblicizzare per farlo conoscere a più gente possibile.
Bondi è davvero un regista strepitoso che merita la massima attenzione e partecipazione da parte del pubblico.
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