Eppure io una società che giudica l'amore, la felicità, la bontà, la responsabilità nei confronti dei sentimenti altrui, cose per sciocchi, ipocriti, e invece si vanta delle proprie debolezze e meschinità normalizzandole, giudicandole come unico modo per essere sinceri, mi fa schifo e la detesto. Peggio dei commercianti che monetizzano un giorno dedicato all'amore, come San Valentino.
Il fatto di essere incapaci di amare, di coltivare amicizie serie e di essere fedele alla propria donna, che tanto nessuno può giudicarci e criticarci, mi pare il vero fallimento della mia generazione. Per carità cominciata con alcune scemenze negli anni 70, ma noi ci siamo impegnati davvero a fondo pur di essere liberi da qualsiasi dovere nei confronti di chi diciamo di amare.
Amare è un atto naturale, normale, vitale per ogni essere vivente, ma non è facile. Ci piacerebbe davvero essere quegli amici o compagni su cui puoi contare ed aver la massima fiducia, tuttavia non sempre ci riusciamo. Facciamo male e ne riceviamo.
Alcuni si attaccano a questa verità, una delle tante sul tema dell'amore, per intellettualizzare, fare filosofia spiccia da social, esaltando il fatto che ci bastiamo a noi stessi. In fin dei conti è la via moderna e meno complicata per non sporcarci le mani col probabile dolore per una sconfitta o un tradimento. Siamo dei passatisti D.O.C. sempre a rompere le palle agli altri con le cose che ci sono andate male. Dando la colpa a chiunque tranne che a noi.
L'amore è fatto di vertiginosi alti e paurosi bassi, poi si stabilizza e diventa quella cosa meravigliosa che ci permette di vivere. La nostra vita brilla insieme a quelle degli altri. Che vita sarebbe senza una famiglia, un gruppo di amici, una donna da amare anche( e sopratutto) quando le cose vanno male o diventano riti quotidiani. Ci si fa male, ma è ben poca roba. L'unica resurrezione in cui ho cominciato a credere è proprio quella dei nostri cuori. Ammaccati, ingannati, a volte colpevoli e a volte vittime, ma la voglia di rinascere (pure cervi a primavera) e di riprenderci il nostro posto al caldo sole di una relazione umana profonda e duratura, è la cosa migliore che ci possa capitare.
La cosa che in un certo senso capita ai protagonisti del nuovo film di Muccino.
Io sono un sentimentale. Fossimo in un regime comunista sarei l'agente dell' N.K.V.D. più sdolcinato e romantico della caserma. Per fortuna vostra non siamo in quel regime, ma in uno assolutamente ridicolo, per cui vi tenete il sentimentale. Certo, sono anche un uomo e in particolare ( che non è da poco) un settentrionale. Per cui prima di incontrare mia moglie, raramente dicevo a qualcuno che gli volevo bene, Ero uno di quelli che si imbarazzavano durante le scene romantiche nei film, o che non aveva il coraggio di dire che a volte preferiva ascoltare "Margherita" piuttosto che le canzoni militanti degli anni 70, stonate e con un accordo. Tuttavia grazie al mio SuperIo mi son sempre tenuto sotto controllo. Quello che provavo e mi capitava veniva svuotato di ogni potenza. Non provavo troppo dolore, ma nemmeno troppa gioia.
Muccino se ne frega e mette in scena un grande atto d'amore per l'amicizia, le relazioni di coppia, in un film che non trattiene nulla, non cerca di apparire intellettuale per gli scapoli e zitelle di quasi cinquanta anni, perché non c'è niente di peggio che voler sottomettere alle seghe mentali, la forza e le contraddizioni dolorose dell'amicizia e dell'amore.
Il film narra la storia di tre amici, da quando sono adolescenti agli inizi degli anni 80 fino ai giorni nostri. In sottofondo la storia italiana, ma non è tempo di grandi passioni politiche o lotte rivoluzionarie, per cui i fatti storici rimangono a debita distanza. Toccano i protagonisti, ma non hanno un effetto determinante, a parte il personaggio interpretato benissimo da Favino.
Durante questi anni la loro amicizia conoscerà brusche interruzioni, scontri, saranno travolti dalla morte delle loro madri, matrimoni falliti. Qualcuno si troverà ad abbandonare ideali nobili per vivere una vita di rivalsa economica, nella ricchezza e corruzione. Altri dovranno confrontarsi con lavori mal pagati o quasi inesistenti, o cercare di dar un po' di sé ai propri alunni.
Sono tutti sopravvissuti ( non solo il personaggio interpretato da un magnifico Claudio Santamaria) come lo siamo noi. In fin dei conti avendo deciso di non combattere lotte troppo dure e complicate, ci ritroviamo a esser precari e spaventati nei sentimenti e nella prospettiva del futuro. Mentre le altre generazioni si attaccavano al ricordo della Resistenza o delle lotte del 68, noi abbiamo i cartoni animati, i film della nostra infanzia ( che per alcuni viene uccisa dai cattivoni con i loro remake) e poco altro. Questa generazione, che va dai trenta ai cinquanta, è quella più nuda di tutte.
Fragile, eppure a modo suo imprevedibile.
Tutto questo viene mostrato benissimo nel film di Muccino. Sono tre uomini che nonostante tutto cercano di essere amici, di non perdersi e nel finale, di farsi forza a vicenda.
Prima ho scritto che sono un sentimentale, giusto? Lo ribadisco, lo sottolineo e lo metto agli atti. Perché di codesto film porterò sempre con me il bellissimo personaggio di Paolo ( immenso Kim Rossi Stuart) perché è proprio l'uomo che tento di essere. Uno che ama ed ama per sempre, uno che ha degli ideali magari alla buona e nonostante tutto continua a crederci. La sua storia con Giulia, Micaela Rammazzotti brava come sempre, è tra le più commoventi e toccanti che abbia visto nel cinema italiano negli ultimi anni.
Certo lo schema si rifà ad "C'eravamo tanto amati" il capolavoro di Scola, ma per fortuna non vuol essere un remake. D'altronde quando si parla di cinema corale e generazionale, quella pellicola è l'ispirazione migliore per ogni nuova opera. Scola guardava alla società attraverso tre amici, qui la società conta poco, è un film che parla di sentimenti comuni a tutti noi. La storia piccola di personaggi piccoli che rappresentano le loro vite e basta.
Scola vedeva le ombre del riflusso e quindi il finale amarissimo era la pietra tombale su ogni sogno di cambiamento e rivoluzione. Noi siamo cresciuti apolitici e individualisti. Al massimo ci vanno bene le lotte sui diritti, solo se siamo protagonisti di quelle lotte, ma raramente prendiamo in considerazione i diritti sociali. I personaggi di Scola si confrontavano con il Pci e la sinistra di classe e lotta, noi con le Sardine, per cui è meglio puntare sull'essenza della nostra generazione: la difficoltà ad avere dei rapporti duraturi e profondi.
Lo sguardo di Muccino è pieno di affetto ed empatia per i suoi personaggi. Non nega a loro momenti difficili e tragici, ma non li vuole lasciare morire nel loro vittimismo, o in un cinismo di seconda mano.
In fin dei conti quando hai un amico non puoi dirti davvero sconfitto. Perché c'è sempre una cena in cui ubriacarsi, ridere di tutto e tutti, come facciamo benissimo noi uomini ( d'altra parte quando per secoli lasci la tua vita in guerra, quando hai sulle spalle il peso della famiglia e di mantener il lavoro, capisci bene che la vita va sdrammatizzata e non riempirla di fuffa e inutili pensieri) c'è sempre il momento di riappacificarsi e ricominciare.
Perché una vita senza amici o senza un unico e grande amore, non è nemmeno vita.
5 commenti:
Checché se ne dica altrove, Muccino non mi dispiace mai.
Lo vedrò sicuramente, sempre interessato a questi romanzoni generazionali (su carta o al cinema, poco importa).
Ecco, hai detto giusto: romanzone. Sono due ore torrenziali, in cui succedono molte cose. Non è per nulla trattenuto, ci sono personaggi memorabili e almeno un paio di scene davvero di grandissimo cinema.
Io Muccino l'ho riscoperto di recente, grazie alla sua pellicola dell'anno scorso.
Anche io sono un sentimentale...
Cioè, sì, più o meno... :)
E le muccinate in genere mi fregano, quindi le premesse per questo sono buone.
Premesse buonissime. Un ottimo film, davvero!
Io non amo moltissimo Muccino, anche se recentemente ho visto il suo A Casa Tutti Bene che non mi ha fatto poi così "schifo" come altre sue opere. Però questo qua lo percepisco già dal trailer come un "pastone sentimentale" fin troppo retorico e, non so, mi vengono dei dubbi. Fatto sta che la tua recensione me lo vende benissimo però :)
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