mercoledì 13 maggio 2020

Aftermath di Elliot Lester

In questi mesi di pandemia ho avuto la conferma di vivere in una società di persone che non hanno senso del bene comune, persone che badano alla soddisfazione delle loro esigenze. In realtà non credo nemmeno che siano tantissimi, tuttavia sono rumorosi  e fastidiosi. Per costoro la vita non è una lunga serie di conseguenze che dobbiamo gestire o pagare per le nostre scelte e responsabilità, è solo una questione di libertà personale.
Tuttavia le cose non stanno così.  E il conto da pagare c'è sempre.
Cosa rende davvero piena la vita di un uomo? Quali sono quelle cose per cui vale la pena vivere? Cosa succederebbe se un giorno dovessimo perderle, all'improvviso, per colpa di qualcuno che non conosciamo, ma che un po' alla volta diventa il responsabile della nostra fine? Queste sono alcune domande che mi sono posto guardando questo notevole film che ci dona un Arnold Schwarzenegger davvero straordinario in un ruolo decisamente drammatico.
Il popolare eroe di tantissimi film di successo degli anni 80, in questa pellicola interpreta un capo cantiere edile, di origine ucraine, che vive per la famiglia e il lavoro. Un uomo semplice, gentile, una persona normale, come moltissimi di noi,  Uno destinato alla vita del lavoratore, del padre di famiglia, un tizio senza grilli per la testa.
La sua vita crolla quando moglie e figlia muoiono in un incidente aereo.  Colpa di un addetto alla torre di controllo.
 Improvvisamente Roman perde tutto, si trincera dietro al silenzio e al dolore, ha solo uno scopo: che qualcuno si scusi con lui. Invece il linguaggio dei responsabili è burocratico, basato su un assistenzialismo del tutto ipocrita, in cui il suo dolore ( e quello delle altre vittime) è solo questione di evitare un processo e di pagare pochi spicci per una cosa che non ha valore: la vita umana,
Tuttavia non è solo Roman a soffrire, a sentirsi perduto e senza una vita. Le stesse sensazioni le vive sulla sua pelle il responsabile del disastro aereo, un uomo come tanti anche lui di nome Jack. Costui è un uomo felicemente sposato con una donna che ama ed insieme hanno un figlio.  Anche Jack vive per la famiglia e il lavoro, solo che durante un turno notturno di lavoro, per colpa di tante piccoli problemi e disattenzioni, non nota che due aereoplani sono in rotta di collisione. Quel suo errore costa la via ad oltre duecento persone.  Da quel momento è il nemico pubblico numero uno. La gente gli imbratta la facciata della sua casa con scritte cariche di odio, la tv lo bracca e lui passa le giornate a letto. Perdendo lavoro, famiglia,tutto.
Fino a quando riesce con molta fatica a ricostruirsi una vita. Ma le conseguenze del male che facciamo, anche senza premeditazione o desiderio di farlo, non si cancellano da sole.  Non c'è salvezza e redenzione per il dolore e la sofferenza che provochiamo. 
La conseguenza che è la rabbia e l'odio sfociano in violenza. La quale non può che portare altro rancore e bisogno di vendicarsi. 
Sì, perché se vi aspettate un film ridondante, strumentale,  morboso, sul senso e il bisogno di vendetta, avete sbagliato opera. 
Aftermath è un film disperato, cupo, in cui il dolore è diffuso in ogni sequenza, dialogo, non ci sono personaggi del tutto buoni o cattivi. Sono uomini travolti dalla tragedia che hanno causato o subito.  Sono persone condannate alla solitudine, al pensare e rivivere la perdita dei propri cari e la certezza di esser un uomo bravo e innocente.
Durante la visione ci sente particolarmente partecipi per il dolore che provano sia Roman che Jsck. In particolare l'interpretazione essenziale, sobria, ma carica di dolore imploso, senza fine,  del buon Arnold, scava nel nostro cuore, portandoci a riflettere a lungo su come ci saremmo comportati al suo posto. Cioè quando la razionalità, l'idea di perdono, la voglia di ricominciare, riprendersi la vita, svaniscono e rimane solo il desiderio di vendicarsi, anche se non lo ammettiamo nemmeno a noi stessi. Ci diciamo che le scuse possano bastare. Ma non è così.
Lo sappiamo benissimo noi che abbiamo trovato una donna che ci ha cambiato la vita, ci ha donato una serenità quotidiana prima quasi sconosciuta, con la quale giorno dopo giorno costruiamo il nostro futuro. Una donna che ci fa commuovere, ridere il sangue nelle vene, e poi un giorno qualcuno ce la porta via. Ha senso vivere? Ha senso superare la sofferenza? Per approdare dove? Quale salvezza o redenzione potremmo mai ottenere dopo una simile tragedia?
Forse dal momento che siamo sopravvissuti a una perdita tanto importante, moriamo anche noi. Continuiamo a mangiare, dormire, guardare la tv, ma dentro di noi siamo finiti e spacciati. L'unico sussulto di vita che possiamo provare è eliminare la causa del nostro dolore. Solo che dalla vendetta non nasce nulla di buono, non c'è una soluzione ai nostri guai o dispiaceri.
 Mi sono sentito molto vicino a Roman, ho provato il suo dolore. Ed ho avuto pietà e compassione per Jack, ma non gli posso perdonare il suo errore di non volersi sentire colpevole, di non accettare la punizione inevitabile che è conseguenza del suo gesto. 
Per quanto il gesto di vendicarsi ala fine crei solo altra rabbia, altri risentimenti. Quindi la soluzione è il perdono. Forse, ma nemmeno quel gesto  potrebbe non cancellare gli anni di violenza soffocata.
Ogni gesto che facciamo, ogni colpa, ogni mancanza, ha una sua amarissima e feroce conseguenza. Ed è impossibile uscirne.
Un film intenso con un grandissimo e credibile Arnold, opera che ci spinge a riflettere e soffrire con i personaggi. Da vedere.
Lo trovate su Netflix.

2 commenti:

In The Mood For Cinema ha detto...

Lo aggiungo alla lista. Sembra molto interessante per la tematica di fondo e poi se mi dici che Arnold spacca, direi che ne vale la pena.

babordo76 ha detto...

Si aggiungilo. Davvero un buon film e Arnold è davvero bravo. Un film molto amaro.