Un film che par una rielaborazione coreana di Quasi Amici, l'importanza delle parole per formare un popolo e quindi la nazione e infine, il remake di un ottimo film italiano .
- Man of men
diretto da Yongsu.
Opera prima di un giovane regista coreano, Man of men, è una commedia con momenti drammatici e commoventi.
Narra la storia di due uomini profondamente diversi, per estrazione sociale e carattere, che si ritrovano a doversi frequentare per forza. Dopo le prime incomprensioni nasce una profonda amicizia che arricchirà entrambi.
Trovo molto interessante che in Corea del Sud si affidi un progetto abbastanza costoso e con un cast di attori molto popolari, a un regista che esordisce. Vuol dire aver fiducia e seguirne il lavoro con attenzione. Infatti il film si regge principalmente sulle prove degli attori Jo Jin -ung in modo particolare.
Un film medio, che non lascerà forse tracce profonde negli spettatori, ma che dona un buon intrattenimento per tutta la sua durata. Perché in fin dei conti, le grandi industrie cinematografiche ( coreana, indiana, francese, per dirne alcune) si fondano su tantissimi film che non aspirano alla storia, alla gloria, all'arte, ma sono prodotti di intrattenimento in grado di incassare .
La cosa importante è non offendere l'intelligenza dello spettatore, evitare di esser troppo grossolani, poco professionali. Poi ben vengano anche pellicole di questo tipo.
- Mal-Mo-E: The secret missiondiretto da Eom Yu- na.
Film diretto dalla sceneggiatrice di quel capolavoro autentico che è " A taxi driver", pellicola che denunciava le repressioni del regime militare e fascista sud-coreano. Passa dietro la macchina da presa per narrarci una storia assolutamente intensa e meravigliosa, capace di creare momenti di riflessione nello spettatore su un tema poco frequentato dal cinema: la lingua, le parole, la grammatica di un paese.
In questa edizione del Festival ho amato moltissimo la sezione K-Story, perché non si parla, come di consueto, del conflitto nord-sud, ma dell'occupazione giapponese. Una storia lunga e brutale, fatta di continui soprusi, violenze, massacri, da parte dei nipponici.
Come fatto anche dal nostro esercito durante la seconda guerra mondiale, in Jugoslavia e Grecia, cioè l'italianizzazione dei nomi, la sostituzione della nostra lingua con quella del posto, i giapponesi costrinsero i coreani a non usare le loro parole, la loro lingua, ma quella del Sol Levante. Arrivando a far cambiare i nomi e cognomi ai cittadini della Corea.
Due uomini, uno colto e l'altro semi analfabeta, lotteranno insieme ad altri resistenti per archiviare, catalogare e salvare i dialetti coreani e la lingua nazionale.
Alternando commedia e dramma, il film ci spinge a riflettere su come noi siamo la lingua che parliamo, sia quella nazionale che i nostri dialetti. Che i nostri nomi e cognomi ci definiscono come uomini e donne, ci danno una identità, ci dicono chi siamo. Cancellare la lingua di un popolo significa distruggerlo per sempre (come hanno fatto con gli schiavi africani in America) . Significa fargli perdere la memoria, le leggende, la storia.
La giovane regista è bravissima a creare una storia interessante su questo argomento. Unendo politica e spettacolo, il film ci fa conoscere una parte della storia coreana che molti non conoscono.
Continueranno a non conoscere visto che anche film validi al botteghino come questo, non vengono minimante distribuiti. Peccato.
- Intimate strangers.
diretto da Lee Jae-gyu
Perfetti Sconosciuti è un film che amo molto. Ero andato a vederlo con la morte nel cuore, perché non mi garbavano i film di Genovese, sono uscito entusiasta. Una commedia perfetta, con una sceneggiatura di ferro, dialoghi spassosi e scritti assai bene e un cast eccellente.
Il film ha incassato molto, sopratutto ha il record di remake: ben diciotto. Se non dovessi errare, ma sarebbe comunque un numero assai alto.
Il remake coreano è pressoché identico, qualche cambiamento per adattarlo meglio alla loro società, ma per il resto le battute e a volte anche le inquadrature sono identiche. Certo ho preferito l'originale, ma ci troviamo comunque di fronte a un prodotto che è valido per le sue interpretazioni, anche se il cast italiano mi è garbato di più, un'opera ormai classica e conosciuta da tutti.
I cambiamenti-pochi-rispetto all'originale, li ho apprezzati abbastanza. C'è maggior cattiveria nel metter in scena i rapporti tra i personaggi femminili e un finale- per una delle coppie- più "sereno" rispetto alla pellicola originale. Piacevole, ma anche dimenticabile.
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