lunedì 16 dicembre 2013

DOPPIA RECENSIONE:MARTYRS DI PASCAL LAUGIER

Questo film era da un anno che aspettava di esser visionato, e da un anno io rimandavo. Non tollero la tortura, non sopporto la violenza sul corpo delle donne. Non tollero vederle picchiate o violentate, mi fanno stare male le urla delle persone torturate e dulcis in fundo,scatenano il giustiziere della notte che è in me.  I film dell'orrore possono avere tante valenze. Non è questione di violenza, non sempre. Mi spiego meglio. Esistono film molto splatter,ma nei quali avverti l'artificio, vedi il trucco. Poi ci sono le strizzatine d'occhio al pubblico: "si,c'è tanto sangue,ma tranquillo. Tu torni a casa tranquillo. Dai,è solo uno show". Ci sono altre pellicole che invece magari non mostrano nulla e ti mettono un disagio clamoroso. Ti senti avvolto da un senso di impotenza,terrore,disagio,rabbia, e non finisce con la proiezione. Continua ,ti insegue, non vuole mollarti. Cinema della crudeltà  e del dolore, ama farti soffrire. Non scherza. Film che non vogliono cullare lo spettatore, rassicurarlo,ma al contrario. Pongono dubbi e ci fanno male.

E poi? Poi ci sono film come I Saw The Devil, che sono tutto e di più e come se non bastasse ecco questa pellicola.




Se non ci fosse stata la mia amica Valentina a farmi coraggio e a visionare con me questa pellicola di una bellezza devastante,seconda solo alla pellicola coreana di Kim Jee Won, mi sa che avrei aspettato anni e anni. Perchè ero giustamente spaventato, terrorizzato da quello che avrei visto.
E diciamo che sono abbastanza scosso,anzi togli l'abbastanza.. Questo film è un viaggio terrificante e destabilizzante nella crudeltà, nella lucidissima follia organizzata, nella disumanità assoluto. E le sofferenze , le torture della pellicola ,ti arrivano tutte e tutte ti fanno l'effetto di una violentissima discesa negli inferi.



La parte splatter ,il sangue ,la violenza fisica disturbante, che ti fa dire: basta , non manca. Anzi, è il centro del film,la sua ossatura. Però quello che davvero ti fa star male è la sistematica volontà di fare del male a  gente innocente, per una teoria assurda legata al martirio e a quella trascendenza che ti porterebbe a vedere dio. Il dopo la morte e per saperlo, certi borghesi del cazzo , sequestrano e portano lentamente,dolorosamente alla morte delle persone. Questa curiosità umana che tutti abbiamo , diventa la scusa per una lunga sequenza di inaudite violenze. Il film colpisce forte , anche perchè non ci mette dei torturatori logorroici che ti ammazzano prima di stupide parole e moralismi d'accatto. Qui sono efficienti e zitti
C'è il senso ineluttabile del destino, della morte, e sopratutto attraverso Anna vivi la straziante solitudine della vittima. Lo smarrimento,la fine ad un passo e tu non puoi farci nulla. Vorresti aiutare la povera anna, invece sei li a mandar sms all'amica che sta guardando con te sto film , bestemmiando contro le vite di quegli aguzzini di merda Ma sei li. Fermo, inerte, senza forza. Guardi e dici: no,basta. Basta cazzo,ma guardi. Ed è questa la prima bestialità: Tu guardi. Ci siamo abituati a essere dei guardoni.. Magari dici che ti dispiace, ma guardi. Guardi, guardi.
La prima amara verità; è questo che ci capita. La violenza organizzata annichilisce le persone. Una vittima non reagisce, è rintronata,pensa: perchè a me? Cosa ho fatto? Nasce un ambiguo rapporto di sudditanza  e bisogno delle attenzioni del nostro aguzzino. Un passo nel delirio, nella mortificazione e questo è visibile nel film. Anna si arrende alla crudeltà



Quanto ci fanno male quelle scene ? Troppo. Pensi che la gente reagisca così, nei campi sono più prigionieri rispetto agli aguzzini,eppure si lasciano portare al macello.
E se reagisci? Fai benissimo. Alla violenza si reagisce con maggiore violenza. Agli aguzzini nulla deve esser risparmiato.Ma la vendetta non cancella l'orrore e la tua mente devastata non torna indietro. Questo lo comprendi nella prima parte. Lucie e Anna sono personaggi che ti prendono,ti commuovono,tu sei con loro, tu sei loro
E vedere la fine di Lucie, tra paranoia,allucinazioni terribili,e la sua fine penosa ti lasciano annichiliti. Si è vendicata, ha ucciso chi le ha fatto del male,ma poi? L'orrore subito non passa
E tu sprofondi sempre di più nello scantinato umido, dove la rassegnazione al male è lì che ti aspetta.



Sai in tanti ti diranno che girano pellicole maledette, grandi opere del terrore, film estremi e poi tolto lo schock del momento, non rimane nulla
Invece qui ti rimane il buio,le catene che lacerano la pelle, la sudditanza ai meschini aguzzini,la fine ineluttabile della povera ragazza e delle sue compagne, la solitudine terribile di chi è vittima
E non scherza ,non è saw o minchiate simili, qui stai male senza un momento di calma. Un film nerissimo,dove il colpo di pistola finale e la domanda senza risposta circa cosa c'è dopo la morte non sono che piccole soddisfazioni. Molto piccole
E lo sguardo atterrito di chi il dolore ha reso folle,non fa che aumentare la pena  e la rabbia
Un film stupendo,necessario,fondamentale.


Ed ora la versione di Valentina



La visione di Martyrs non è facile. La sua comprensione non è immediata. Martyrs è una pellicola che ti inganna perché si spaccia per un horror ma è, in realtà, una profonda riflessione sul dolore. Quanto dolore può sopportare un uomo e rimanere ancora se stesso?
Impossibile approfondire questo aspetto senza cadere nello spoiler e sarebbe un peccato farlo perché il film di Laugier è una di quelle pellicole che cambia registro più volte, durante la visione. E questo grazie ad una sceneggiatura concepita come una partitura musicale che divide la storia in tre parti ben distine: un’introduzione che serve a spiegare l’antefatto e a presentare i personaggi, lo svolgimento della storia con la messa in atto della vendetta da parte della vittima che si trasforma in carnefice e che il regista ci fa abilmente credere essere la conclusione della vicenda, la sua catarsi finale, e l’epilogo, inaspettato e sconvolgente.
Forse il difetto di Martyrs, se proprio ne vogliamo trovare uno, sta nell’aver voluto unire più registri e passare, nell’arco di poco più di un’ora e mezzo, dall’horror psicologico, al revenge, allo splatter, al torture porn per approdare su un terreno che unisce filosofia e misticismo e che, in effetti, costituisce il fulcro del film.
L’etica di Martyrs è radicale e, come dicevo in apertura, porta, inevitabilmente, a confrontarsi su cosa sia il dolore, su come ognuno di noi lo viva e su quanto sia possibile sopportarlo. E’ vero, in Martyrs si parla di dolore fisico ma quello che più lascia esterefatti non è tanto la brutalità delle torture fisiche a cui assistiamo (e chi ha visto solo queste nel film e se ne è scandalizzato ha avuto una visione totalmente parziale dell’opera) quanto piuttosto la disumanità che ci sta dietro con cui è difficilissimo fare i conti a livello psicologico.E a questo dolore estremo e totale solo due sono le possibili risposte: la vendetta (la reazione all’odio subito attraverso l’odio procurato) o l’immolazione (andare oltre l’odio subito, abbandonarsi ad esso attraverso il martirio).Concetto estremamente ostico da trasmettere e da accettare soprattutto se completamente disgiunto da qualsiasi dottrina religiosa, come nel caso della pellicola di Laugier.
Tutto questo, vale la pena di sottolinearlo, accompagnato da una regia che, pur senza particolari innovazioni, riesce però a tenere incollato lo spettatore alla poltrona non concedendogli un minuto di tregua e regalandogli dei momenti particolarmente riusciti, soprattutto nella seconda parte, quella che riguarda il compimento della vendetta.
Una considerazione a parte la meritano le due protagoniste che risultano entrambe estremamente convincenti nei rispettivi ruoli, con una nota di merito in più Morjana Alaoui che interpreta un ruolo per nulla facile, sempre costantemente in bilico tra forza e fragilità, a dimostrare che le due cose non si escludono a vicenda ma che, per essere veramente forti è necessario, prima di tutto, accettare di essere estremamente fragili.

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