Una fiaba. Ecco come potremmo definire l'ultima meravigliosa creazione del regista di "Primo Amore". Come tutte le fiabe ha vaghi echi horror, morali ben precise e personaggi-simbolo o simbolici. Quando si parla di elementi fantasy reali o presunti si dovrebbe capire che codesto genere è figlio proprio delle vecchie storie, che siano dei Grimm o di Gianbattista Basile, l'autore a cui dobbiamo codesta perla di assoluta pulcretudine, fortemente voluta da Garrone, con un cast internazionale e ben calato nei ruoli e nella caratterizzazione.
Scrivo: una fiaba. E subito si penserà a qualcosa di infantile, di magia a buon mercato, di eroi senza macchia e paura, di fate. Ma in realtà ( o perlomeno nella mia realtà e pensiero) codesto genere ha sempre parlato agli adulti, affidandosi ai bambini. Certo sono loro che ce lo chiedono, ma nella lettura sono gli adulti che si rivedono nei re, negli orchi e così via. Quindi non è svilente, non è un insulto definire in questo termine il film ( e forse anche il libro ma non l'ho letto e non mi sbilancio)
E di cosa parla? Tre racconti , sapientemente intrecciati tra di loro dando un senso di continuità e affinità che a me è piaciuto molto e che reputo sia la chiave migliore per il messaggio del film, basati sui desideri più comuni e anche più furiosi, implacabili, violenti, che esseri umani possano avere.
Ecco: esseri umani. Pur in un contesto sospeso tra meraviglia e realtà, quelli che vediamo sullo schermo sono uomini e donne che potremmo incontrare anche nella nostra vita. Donne ossessionate dalla maternità e poi madre ossessionanti nei confronti dei figlioli, donne che aspirano all'eterna giovinezza e che per esse sono disposte a farsi scorticare (simbolicamente oggi nell'epoca degli interventi chirurgici) e uomini: infantili, ombrosi come orchi, donnaioli ridicoli terrorizzati dalla vecchiaia
Come se la precarietà della vita entrasse nelle immagini (splendide e folgoranti nella loro assoluta bellezza) e nel contesto assolutamente di genere.
Si riflette dunque durante la visione di codesto film. Lo sguardo del regista c'è, è presente, come i suoi temi, le sue ossessioni. E noi non possiamo che arrenderci al suo volere. Ci lasciamo commuovere ( la morte della pulce, l'amicizia profonda fra il principe e un suo servo due gocce d'acqua figli di un cuor di drago, la morte di un orco) terrorizzare ( sono stato malissimo per tutta la vicenda dello scorticamento malissimo davvero) affascinare ( i titoli di coda meravigliosi e le potenti immagini delle bellezze paesaggistiche locali) sicché parliamo di opera-cinema completa e assoluta. Il ritmo lento ( ma non noioso come i vocianti e scrivani potrebbero dire) aumenta l'atmosfera rarefatta e la sospensione tra il confine dei sogni e del fiabesco e la cruda verità. Gli affetti speciali, qui, contano di più degli effetti speciali. Perché queste storie parlano della nostra sofferenza, del nostro mal di vivere, per ragioni anche e sopratutto buonissime, ma che diventando ossessioni perdono quel senso di affetto e apertura verso l'altro e il mondo e si trasformano in prigioni.
Nessuno dei personaggi infatti è libero: tutti soffrono di solitudini, di dolori privati che li imprigionano e tengono lontani l'un dall'altro. Nel mostruoso vi è traccia di umanità, l'orco, ma non viene compreso perché non corrisponde all'idea meccanica dell'amore e non a quella che è il suo elemento più inaspettato. Non ho mai visto tre re e uomini così dispersi: uno perisce per il desiderio della moglie e non vi rimane ricordo alcuno, l'altro senza regina è un donnaiolo idiota e vittima dei suoi impulsi, il terzo è un re bambino forse il più "puro" ma anche lui incapace di comprendere la figlia.
Ecco: un film doloroso, pessimista, che restituisce alla fiaba e al genere il suo elemento morale, di condanna delle derive umane
Ma sopratutto una pellicola imperdibile .
E io non posso che gioire per il tanto maltrattato cinema italiano.
domenica 17 maggio 2015
Il RACCONTO DEI RACCONTI di MATTEO GARRONE
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2 commenti:
Come ho scritto anche dalle mie parti, a me ha più che altro terrorizzato... ;) ma è questione di sensibilità, ovvio. Condivido tutto quanto hai scritto in merito ai contenuti e all'analisi, meno invece riguardo lo stile: il film è davvero faticoso ed estenuante nella prima parte, esageratamente descrittiva e didascalica (vabbè, sono andato alla proiezione delle 22.30 ma più di una volta mi è calata la palpebra...) mentre aumenta fin troppo vertiginosamente nel finale. Non condivido poi la scelta di frammentare i tre episodi visto che le storie, eccezion fatta per la prima e l'ultima scena, non si legano praticamente mai. E in questo modo si fa più fatica a seguirle e mettere insieme i pezzi.
Ma, aldilà di questi appunti tecnici, è un'opera indubbiamente affascinante, visivamente bellissima, imperfetta ma più che degna di visione. E un film di Garrone va visto a prescindere! :)
Si, è un film di assoluta bellezza e usa la fiaba come andrebbe usata: per affrontare temi universali che hanno a che fare con l'essere umano, più che un superuomo. A me l'intrecciarsi di storie non ha dato fastidio,mi è parso anzi un ottimo espediente legati dai temi della morte e della rinascita, ce ne fossero tanti di questi film
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