domenica 19 agosto 2018

THE END? L'INFERNO È FUORI di DANIELE MISISCHIA

Prima di parlare di questo film, io reputo importante fare alcune precisazioni.  Partiamo da quella fondamentale e importante : io non sono un fan a prescindere del cinema di genere italiano. Anzi, toglierei anche "a prescindere".
Non ho mai fatto parte ( o meglio ne ho fatto parte per un periodo limitato della mia vita) di quel gruppo di persone che hanno orgasmi multipli appena citi il nome di un vecchio film di genere italiano. Intendiamoci! Reputo che vi siano dei film davvero ottimi, un numero sufficiente di capolavori e dei registi che hanno fatto cose davvero notevoli. Però non mancano nemmeno brutture inguardabili, operazioni discutibili e tanta robaccia.
Ok, altro punto importante: non sono uno di quelli che "con due lire ha fatto un film meglio degli americani". No. Questo è il classico caso di patriottismo a cazzo di cane. Quello dove eccelliamo noi italiani. La nazionale di calcio, la pasta. e il cinema di genere degli anni 70. Che non era fatto con due lire e non era marginale e indipendente, visto che il suo scopo era solo quello di incassare e anche tanto. Spesso incassavano moltissimo.
Un film brutto è un film brutto. Certo quando è italiano, giustamente, si cerca di dargli una mano. Vai di passaparola, blitz e sequestri di persona ( o meglio di gatti) per spingere quanta più gente a vedere l'opera di un giovane autore alle prese con un classico film di genere
Ma se quel film dovesse essere brutto non dovremmo inventare complotti o arrampicarci sui vetri. Il film è brutto. Punto e basta.

Togliamoci subito il dubbio d'intorno: The end? L'inferno è fuori,  non è un film brutto. Anzi! Semmai è un film imperfetto, diseguale, con alcune cose molto belle e altre niente affatto riuscite, però il giudizio finale non può che essere positivo.
La storia narrata dal film è un classico vero e proprio. Un uomo assediato in un luogo "sicuro" durante una presunta apocalisse zombi. Che poi questi sono infetti più che zombi, o forse sono infetti-zombi? Eh, ma Spettatore! Ma l'hai visto il film? Corrono? Infetti. Camminano con lo stesso entusiasmo con cui tu affronti la vita? Zombi.  Si, ma questi diciamo "corricchiano" (perdonatemi questo orribile neologismo. Vi piace petaloso? Fatevi piacere anche corricchiano).
Che poi ci sono anche gli zombi- zombi che corrono! Prendi ad esempio quelli di Sn.. Nooo! Snyder no!
Ora saltiamo queste fisse nerd e arriviamo al punto! Claudio Verona è uno stronzo. Un uomo d'affari egocentrico, arrogante, cinico. Un uomo che è niente ma ha il denaro per potersi costruire un certo potere e quindi identità di capo da leccare e rispettare.
Un giorno, mentre si reca a una riunione importantissima, rimane bloccato in ascensore. Non passerà molto tempo per comprendere che il problema non è tanto la riunione che potrebbe saltare (con i relativi danni economici) ma il comportamento folle e assurdo di molte persone. Le quali incominciano ad aggredire e uccidere altre persone.
Come farà Verona ad uscire e salvarsi?
Ecco, fermiamoci qui. Il resto della storia andatelo a veder al cinema. Perché è un film che merita di esser visto.
Il motivo? Non tanto perché di genere, italiano o peggio ancora in quanto probabile capolavoro. No, non sono questi i motivi. Per quanto mi riguarda è la sua natura di film medio, di opera non del tutto riuscita eppure con trovate e momenti davvero encomiabili, una certa originalità dell'ambiente che rendono questo film degno di attenzione.
Non mancano i difetti. A mio avviso i mostri e le loro apparizioni non sono per nulla spaventosi, anzi assai ridicoli in certi momenti. Come- scusate non conosco il termine esatto e tecnico- quegli zoom velocissimi su oggetti o persone con l'effetto sonoro a rimarcare questa azione, (tipo sulla valigetta in ascensore) sono delle pacchianate tipiche dei Manetti.  E non mi son piaciute nemmeno le scene in cui il protagonista al telefono con altre persone sente queste ultime attaccate dagli zombi/infetti. Troppo meccaniche, ripetitive, recitate come se Claudio parlasse con quello "della cana in abruzzo" di Guzziniana memoria.
Piccoli difetti che si trovano in molte opere. Davvero piccole cose.
Perché poi ci sono i lati positivi, quelli che dovete tener in considerazione, in quanto punti di forza della pellicola.
Leggenda vuole che per far un film di genere non ci si debba impegnare più di tanto in sede di sceneggiatura. Questo perché si fanno due errori madornali. Il primo, tanto di moda oggi, è che la sceneggiatura sia sopravvalutata. Basta un buon montaggio, fotografia, long take a cazzo e taaac: hai un grande film. Il secondo errore è considerare buona sceneggiatura solo quelle originali, particolari, o con uno spessore di contenuti e personaggi complessi.
No, una buona sceneggiatura è la base di un film quantomeno decente e non deve per forza esser originalissima.
Questo film ha una buonissima sceneggiatura. Scritta dal regista con Cristiano Ciccotti. La storia è di molto interessante. Questo uomo bloccato in ascensore, incapace di poter agire sugli eventi, costretto a difendersi e a rivedere tutta la sua vita. Una storia classica che sfrutta un ambiente in parte inedito. Sopratutto tiene dall'inizio fino alla fine. C'è un buon equilibrio tra la resa realistica degli ambienti e la parte horror, irrazionale. Misischia ci fa sentire fisicamente quell'ascensore. Ci sentiamo bloccati col povero Claudio.
Ecco, se la presenza di sti zombi(infetti è una parte debole del film, devo dire che è ottima la tensione che il regista crea filmando gli ambienti, riesce a farci sentire la tensione per ciò che non vediamo e che capiterà chissà quando, chissà come.
Altra cosa davvero ottima è la fotografia e l''uso delle luci. Un lavoro davvero ottimo tanto che la luce, la sua presenza e i toni usati sono quasi dei protagonisti insieme a un eccellente Alessandro Roja.
Egli tiene il film sulle sue spalle ed è bravissimo nel metter in scena i cambiamenti del suo personaggio. Odioso nella prima parte e poi sempre più fragile e umano. Bellissime le telefonate colla moglie, i dialoghi con Marcello, il poliziotto che darà a Verona una mano a resistere contro quei fottuti e maledetti impiegati zombi. O infetti.
Ecco: Marcello. La seconda parte del film è nettamente superiore alla prima grazie anche a questo ottimo personaggio. Bravo Claudio Camilli. Non solo per l'azione, ma anche perché permette l'evoluzione del personaggio di Roja. Quando i due sono in ascensore insieme, i loro dialoghi sono davvero efficaci e pure commoventi.
Questo perché il regista è in grado di dar spessore ai momenti di calma prima della tempesta. Non tutti sono in grado, nota di merito per il regista!
Sicché il film mi è garbato, proprio per la sua natura di opera media con alti e bassi, imperfetta e suggestiva allo stesso tempo.
Auguro a Daniele di continuare su questa strada e di valorizzare i momenti di tensione nel quale non viene mostrato l'orrore in tutto il suo splendore. Perché, a mio modestissimo avviso, in quelle cose è davvero molto bravo. Gli auguro sopratutto di girare le prossime opere con budget di un certo spessore, il genere costa.A noi italiani sta cosa non entra nella capoccia, ma costa.
 The End? L'inferno è fuori usa regole classiche e solide in un ambiente originale, ( l'ascensore) non eccede troppo in citazioni ( e per fortuna evita le odiose bambinate dei Manetti. Anche se nei loro ultimi due ottimi film mi sembrano migliorati pure loro, miracolo!) ed offre uno spettacolo dignitoso senza poracciate o cadute di tono e stile pesanti. Andatelo a vedere che merita assai.

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