martedì 4 settembre 2018

Tallulah di Sian Heder

In fondo non sarebbe male...Lasciarsi trasportare dalla mancanza di gravità e volare in alto. Superare gli alberi, i tetti, far compagnia a qualche uccello e poi perdersi nello spazio, nell'universo.
Sono sicuro che visti dall'alto appariamo tutti piccoli, fragili, goffi. Sono sicurissimo che verrebbe istintivo provare pietà per quei piccoli insetti e per le loro vite.
Se guardassimo attraverso lo sguardo di Dio non potremmo far a meno di provare tenerezza e malinconia per gli esseri umani. Dio è compassione.
E da noi manca. Troppo.

Non è facile vivere, nessuno ci ha assicurato il contrario. Noi cerchiamo di evitare ogni tipo di giudizio, critica,  cullandoci nelle nostre debolezze. Diamo la colpa al destino,  a Dio, a chi vuoi tu. Convinti di poter ballare la canzone dell'eterna giovinezza e di una libertà dissoluta, ubriacandoci di desideri e sogni di seconda mano. E poi ci sono quelli abbandonati a sé stessi, i miserabili che temiamo e disprezziamo perché sono ladri, bugiardi, ok... Ma non è questo. Quello che detestiamo di Tallulah è la sua povertà esibita, la mancanza di regole, una pecora nera in un mondo di lupi.
Tallulah vive alla giornata. Vuole solo sopravvivere. Per questo ruba e vive di espedienti. La sua è una vita per nulla libera ma una vita da outsider senza gloria.
Ce ne sono tante e tanti come lei. Vivono nelle nostre città. Non li vediamo mai, perché facciamo di tutto per evitare di incrociare il loro sguardo e sentire le loro parole. Non ci raccontano mai storie entusiasmanti ma bugie ridicole, sono pessimi attori.
Una come Tallulah nemmeno merita un euro di gentilezza spicciola. Non ha nulla di speciale ed è anche fastidiosa. Lei è convinta che debba per forza vivere una vita senza scopo, ai confini del vivere decentemente.
Chissà che avrà avuto in testa? Quando si presenta dalla madre del ragazzo che l'ha mollata, perché stanco di quella vita balorda. Non c'è nulla di bello nel magiare cibo preso dalla spazzatura.
La donna è una persona istruita che fa parte del mondo intellettuale, liberale, eppure è così sola. Vive in un appartamento che non le dovrebbe appartenere e non riesce a lasciarsi alle spalle la fine del matrimonio.
Anche lei è una di quelle persone che ci capita di incontrare spesso nelle nostra vita. Uomini e donne che hanno una vita di agi borghesi, una buona cultura, idee anche accettabili, eppure sono persi/perse in esistenze grigie, piene di un sottile rancore e troppi rimpianti.
Gente che potrebbe vivere bene e invece è prigioniera della propria tristezza, infelicità.
Il destino o Dio però ha piani misteriosi per ognuno di noi. Noi che siamo così sicuri di aver capito chi siamo, cosa vogliamo e cosa dobbiamo fare per ottenerlo.  Ora tra le tante cose che ci rendono la vita difficile, la maternità sta nei primi posti. Chiedetelo alla donna che affida la sua figliola a una ragazza che non conosce affatto, confondendola per una cameriera dell'albergo.
Una donna che si sente sconfitta dal tempo, di aver perso tutto quello che la gioventù e la bellezza potevano darle. Una donna debole, senza carattere, vuota.
Il mondo è pieno di uomini e donne che stanno male, che hanno problemi perché cresciuti da madri sgangherate. Quando hai un figlio non ci sono più scuse. Devi prenderti cura di lui o lasciare che vada a vivere in altri posti
Non hai più giustificazioni.

Ecco questo piccolo, grande film mette in scena la vita di tre donne imperfette e di un mondo indifferente, senza evitare le sgradevolezze di costoro. Non ci sono ammiccamenti e leggerezze nel tono e questo è un bene.
Lo spettatore, come qualsiasi cittadino, non vuole sporcarsi troppo, non gli va di vedere l'aspetto peggiore delle persone. Per cui, va bene parlare di emarginati o di persone incapaci di vivere, a patto che siano facilmente digeribili. Che non mi ritrovi a imbattermi nella negatività
Questi personaggi sono negativi e hanno tante colpe. Eppure... Qualcuno o qualcosa che ci guarda dall'alto ci porta a focalizzare lo sguardo sui particolari. E qualcosa cambia.
La giovane sbandata e ladra sa amare e prendersi cura di una bimba, una donna che vive chiusa in sé stessa evitando ogni tipo di relazione prova ad aprirsi e una madre degenere capisce cosa voglia dire avere una figlia.
Perché non c'è una persona buona o una cattiva senza qualche peccato inconfessabile o qualche sorprendente virtù.
Siamo noi, sempre più pigri e portati a un giudizio frettoloso che diventa verità assoluta, a non vedere quanto possiamo brillare. Quanto amore sappiamo dare.
Tallulah è tutto qui. Un film sincero, duro, opera che non nasconde mai le debolezze delle sue protagoniste ma non le giustifica. Non sono "puttane sante", ma piccole donne anche mediocri in alcuni momenti.
Però a nessuno è negata la capacità di amare, di donarsi per qualcuno.  Le relazioni sono importanti, più ne hai, più hai modo di conoscere gli altri, aiutarli e meno ti viene da dire, che ne so... Ruspa!

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