martedì 25 settembre 2018

SMALL TOWN CRIME di The Nelms Brothers

Mike Kendall è un uomo giunto al capolinea. Un alcolizzato incapace di dar un senso alla sua vita. Un tempo era un poliziotto.  Un tempo lontano che non riesce a dimenticare. "Saresti un buon poliziotto se non avessi problemi con l'alcol" gli disse il suo amico e collega prima di morire per colpa di Mike. Come già non pesasse la morte di un collega, Mike nel rispondere al fuoco contro il criminale di turno, uccide una donna innocente.
É la fine, lui pare accettarla. Non fa nulla per rimediare. Gli unici che lo sostengono sono sua sorella adottiva ( lui è stato adottato da piccolo da una famiglia di afro americani. Forse l'unico bianco in America dai tempi de Lo straccione) e il cognato.
Mike un giorno scopre per caso scopre una giovane donna ferita gravemente. La porta in ospedale, fa di tutto per salvarla ma non ci riesce. Per questo decide di occuparsi del caso. Vuoi per giustizia, vuoi per dimostrare agli altri e a sé stesso di essere un valido poliziotto, l'uomo si getta a capofitto nelle indagini. Come alleato trova il nonno della ragazzina uccisa. Costui paga Mike per avere l'unica vera giustizia che uno possa volere dopo una perdita così dolorosa: vendetta.
Infinite sono le vie per la redenzione e infiniti i casini che provochi quando cerchi di redimerti.  Non c'è un manuale che ti dica come far le cose per bene. Non ci sono preghiere giuste per un dio che abbia imparato l'empatia. Nemmeno un destino che ci dia la garanzia di un finale alla Frank Capra.
Nondimeno Mike decide di far la cosa giusta. Costi quel che costi. Anche perché nel frattempo vi sono altri morti.
Vittime che la società non vuole piangere e che le famiglie vorrebbero dimenticare in fretta. Tossiche, prostitute, vite che non meritano di esser protette e salvate.
Per questo Mike è costretto a collaborare con persone non proprio piacevoli. Ma chi se ne frega! Come diceva quel tale? " Il fine giustifica i mezzi" O i mezzi giustificano i mezzi? Boh, comunque: vale tutto per portare giustizia nelle vite delle persone colpite da un grave lutto. Per loro, per le vittime.
Il film fa questa variazione - i compagni di avventura del protagonista- che spostano il tema su un territorio più ambiguo.Non c'è un eroe senza macchia che con l'aiuto di qualche uomo di rispecchiata moralità salda i conti contro i cattivi di turno.
L'opera oscilla tra momenti d'azione, altri buffi e altri malinconici. Alla fine è "noir" visto da gente che fa cinema indipendente. Non sempre è garanzia di opere riuscite ma questa lo è.
Per tanti motivi, ma principalmente per il cast. John Hawkes ha il fisico giusto per l'eroe di questa storia. Un viso sofferto, un corpo teso.  Robert Foster pare che si sia affezionato ai film che abbiano nel titolo "small" o "crime", in questo film interpreta un uomo ricco che vuol vendicare la morte della nipote.
Niente di nuovo, ancora. Ci sono i cattivi che fanno i cattivi e un lurido mucchio selvaggio di eroi senza gloria che cercano di combatterli. Il ritmo non manca, come i riferimenti al cinema poliziesco degli anni 70.
Tuttavia non è troppo derivativo, seppure non brilli per originalità.
Il risultato è un buonissimo film di genere, con un buon ritmo e un protagonista a cui ci affezionerete subito.

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