mercoledì 26 settembre 2018

SHIMMER LAKE di Oren Uziel

Oggi la maestra ci ha dato un compito: fate un film non alla "fratelli coen" ma come se foste voi i fratelli Coen. Senza H.
Ha vinto Oren Uziel con questo Shimmer Lake. Una coproduzione canadese- americana che narra la storia di una rapina finita particolarmente male e dei suoi effetti sui rapinatori.
 L'opera è strutturata in una serie di flashback che a ritroso ci spiegano cosa abbia portato alla morte dei rapinatori, e il motivo di fondo. Alcuni elementi giudicati non importanti in un capitolo, diventano fondamentali in quello successivo . di modo che non abbiamo mai la certezza di come siano avvenute le cose. Il protagonista è Zeke, lo sceriffo della piccola cittadina protagonista della rapina e relativi omicidi, l'uomo conducendo le indagini scopre che tra i rapinatori c'è anche suo fratello Andy, un piccolo e mediocre avvocato di provincia. L'uomo è stato coinvolto in un brutto affare con uno spacciatore locale rimettendoci la carriera. La rapina potrebbe cambiare la sua vita e quella dei suoi complici, tutti legati a una bruttissima storia che vide un bambino di soli cinque anni morire tragicamente.
L'unica persona che non ha superato il lutto è Steph, la giovane madre del bimbo. Ad aggravare la situazione vi è anche il fatto che ella sia sposata con Eddie, lo spacciatore locale e padre del bambino, colpevole della fine prematura dell'infante.
Il film ci mostra un gruppo di uomini stupidi, irrisolti,  mediocri, che cercano di rifarsi una nuova vita grazie ai soldi rubati in banca. Uomini decisamente squallidi che hanno dimenticato di aver negato giustizia a un bambino. Finiranno per ritrovarsi persi e imprigionati in un intrigo che li dividerà e porterà a galla rancori, rabbie,  una desolante rappresentazione del genere umano. Meglio di loro appare sopratutto Zeke, un onesto sceriffo che cerca di portare giustzia. Ma non è detto che sia davvero così.
Il film punta molto su un'ironia caustica, corrosiva ma che non sempre offre spunti interessanti. Come dicevo all'inizio di questa riflessione, Uziel copia lo stile e le tematiche dei Coen, però senza raggiungere quei livelli. Rimane, in ogni caso, un film assolutamente interessante. Perché anche in questa pellicola ritroviamo i temi della colpa, della punizione, di un possibile rimedio per rimettere le cose a posto, che però non passa per immacolate strade di purezza etica. Si vuol mostrare come siano piccoli e meschini, decisamente sciocchi gli uomini che fanno del male, si suggerisce la strada della vendetta come qualcosa di non giusto, ma unica punizione efficace contro la corruzione dei tempi e della società. Il tutto però con un tono ironico che a volte rende la pellicola depotenziata rispetto alla durezza di alcune situazioni. Il lutto per la morte del bambino, ad esempio, mi appare suggerito, ma non così deflagrante e potente come a mio avviso dovrebbe essere.
In ogni caso, una pellicola non brutta o mal riuscita. Pe chi ama il genere.

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