Uno dei miei pregi è senza ombra di dubbio quello di non rompere le scatole con la storia della " meravigliosa commedia italiana di un tempo" contro la "bruttissima commedia italiana di oggi". Un discorso campato in aria che non tiene conto delle differenze sociali e politiche in corso. Ormai è da anni che anche la nostra commedia guarda più all'estero che alla sua storia passata. Questa cosa potrebbe essere un bene come un male, ma è innegabile che dovremmo affrontare il discorso un po' meglio di quelli che a quaranta e passa anni commentano con frasi o parole tipo: "lammmmerda".
Come ogni genere (zucconi che non siete altro e vi lamentate che in Italia non si facciano generi, la commedia è un genere e anche difficilissimo. Quello più consono a un popolo di commedianti) ci imbattiamo in prodotti orribili e altri decisamente riusciti.
Non ci resta che il crimine, fa parte della seconda categoria.
Massimiliano Bruno, a mio avviso, è tra i migliori registi di commedie che abbiamo in Italia. Una conferma di alta professionalità messa in scena ormai da anni. I suoi film sono prodotti di largo consumo spesso legati a tematiche "sociali" impreziosite da una buona costruzione dei personaggi Film commerciali girati con gusto e quel pizzico di intelligenza che non guastano mai. Opere che ci garantiscono un pomeriggio o una serata divertente senza farci abbassare il nostro già basso quoziente intellettivo, con un uso parco dei luoghi comuni e doppi sensi. Insomma ottimo cinema artigianale. Capace anche di donarci uno dei migliori film sul tema del lavoro ( anzi la sua perdita) e dello smarrimento delle classi lavoratrici, che è " Gli ultimi saranno ultimi".
Questo nuovo lavoro ( fra i tanti alla sceneggiatura collabora anche Nicola Guaglianone, uno degli sceneggiatori più apprezzati da parte del pubblico e della critica) si lascia apprezzare perché su una base di pura commedia italica aggiunge elementi di genere, che rendono la pellicola un caso unico e interessante nella nostra recente filmografia.
Anzi, la cosa davvero interessante a tal punto da farci gridare al miracolo è che Edoardo Leo non interpreta un laureato, il quale porello è tanto bravo ma in Italia ecc.ecc.. Qui ricopre decentemente il ruolo di uno dei capi della Banda della Magliana. Sai che gliene frega a costui della laurea, di giocare a quella roba con le scope e il blocco di pietra, o di gestire un agriturismo in campagna! Renatino era un gangster serio.
Il film narra la vicenda di tre amici che vivacchiano vite piene di mestizia, a cui cercano di rimediare inventandosi un tour nei luoghi in cui imperversava la famigerata Banda della Magliana. Un giorno, per caso, scoprono all'interno di un ristorante cinese una porta che li catapulta nell'Italia del 1982. Anno in cui noi vincemmo i mondiali e la banda accusò un durissimo colpo.
I nostri ritroveranno essi stessi da bambini, e cercheranno di usare le loro conoscenze del passato per far tanti soldi. Ovviamente si scontreranno con la Banda della Magliana.
Io non credo che l'originalità sia un pregio, non mi interessano affatto i prodotti alternativi che vogliono sconvolgere le regole di un genere. La solita vecchia canzone, se suonata bene, è apprezzabilissima. Tuttavia in questo caso i generi si mescolano bene tra di loro senza risultare forzati. Ci sta che magari uno pretenderebbe una radicale sferzata verso il genere gangster o fantascientifico, mentre il tutto rimane ben saldo sul terreno della commedia italiana, ma il prodotto è davvero buono. Il cast è quello delle grandi occasioni, con un Marco Giallini che- come sempre- giganteggia e incanta e un bravissimo Gian Marco Tognazzi. Non da meno sono Alessandro Gassman, Ilenia Pastorelli e il già citato Edoardo Leo.
L'effetto nostalgia per il tempo passato è lieve, come la sottile malinconia che caratterizza i personaggi.Non un capolavoro ma un film interessante e decisamente riuscito. Con alcune intuizioni e scene- la rapina travestiti da Kiss- che ( a mio avviso) entreranno nella storia della nostra commedia.
martedì 22 gennaio 2019
Non ci resta che il crimine di Massimiliano Bruno.
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