Shyamalan è da venti e passa anni che porta avanti una sua riflessione critica e " autoriale" sui meccanismi del genere. Cosa significhi girare un film horror o di fantascienza, le dinamiche per creare tensione, il colpo di scena e le mosse giuste per arrivarci. In un certo senso i suoi film portano avanti un discorso, un ragionamento "metacinematografico". Come se la storia fosse un pretesto, un modo concreto di mostrarti la macchina-cinema al lavoro. Egli ti indica tutte la parti del processo creativo per svelare quello che si nasconde dietro al cinema.
O forse, più prosaicamente, sono solo dei pazzi.
La pazzia, come possiamo anche leggere in numerosi documenti sul tema, porta le persone a sviluppare una certa forza, ad avere visioni, tutta una serie di cose tragiche e dolorose, ma che potrebbero essere lo sviluppo di qualcosa di diverso, decisamente altro e oltre rispetto a quello che la scienza potrebbe spiegare.
La parte migliore del film è quella ambientata in ospedale, e siccome codesta parte è molto lunga... Possiamo dire che Glass sia un film riuscito! A me è piaciuto molto, pur condividendo le critiche mosse da alcune parti. Sì, è molto parlato e ci sono anche diversi spiegoni. Sì l'azione latita e tutto quello che volete, ma io tutti questi elementi li ho ritrovati sempre nella filmografia del regista di origini indiane.
Oggi molti parlano di "Unbreakable" come di un capolavoro, un classico, un bellissimo film. Rammento che alla sua uscita piacque davvero a pochi. La maggior parte riteneva quell'opera tediosa, soporifera e troppo parlata.
La parola nei film di Shyamalan è fondamentale, importante, in quanto mezzo che ci condurrà alla rivelazione di un elemento decisivo per il colpo di scena finale. Un linguaggio sempre diviso tra un quotidiano per nulla epico e il voler svelare i meccanismi del film che stiamo vedendo e del genere a cui appartiene. Sono molto particolari i dialoghi nei film del regista del " Sesto Senso". A me non sono dispiaciute affatto tutte quelle parti parlate nel film in questione.
Anche gli spiegoni, sai perché? Semplice: non leggo i fumetti. In particolare non c'è nulla che mi lasci più indifferente di un fumetto con un supereroe. Il fatto che nei dialoghi si facesse spesso riferimento al fumetto, al suo valore sociale e metaforico, di come essi non siano altro che spiegazioni di storie vere - per quanto ricche di possanza e meraviglia difficili da trovare nella nostra quotidianità- a me sono servite- pur dopo il terzo o quarto spiegone- a comprendere meglio il fascino di un mezzo di comunicazione da me ignorato. E poi non brillavo a venti anni, figurati ora a quarantadue anni. Avrei bisogno anche di un disegnino!
Il costo di aver dei poteri è forse la solitudine? Cosa significa essere figli, madri oppure semplicemente empatici nei confronti di persone con simili forze sovrannaturali? E quanto di queste forze sono davvero il dono di qualcosa che sta sopra degli esseri umani? O forse questa potenza è innata in noi, ma non la conosciamo, non sappiamo come usarla? Questo film pone le seguenti domande e cerca di analizzare non solo la figura del supereroe ma di come esso è visto in società e di come siano fondamentali i rapporti con gli altri. Le relazioni.
Che sia quello di un padre stanco di fare l'eroe e di un figlio protettivo nei suoi confronti ( pochi lo hanno messo in risalto ma in questo film vi è un discorso su cosa significhi esser figli e padri per nulla banale) o di una madre e un figlio tanto fragile quanto dotato di una mente e intelligenza superiore, fino al malato di mente che potrebbe trovare un po' di pace se fosse trattato con dolcezza da un'alta persona in grado di capire il suo dolore.
Kevin vuole solo questo. Il discorso passava sotto pelle nel film precedente ( l'ottimo Split) e torna in questo. L'arma in grado di fermare l'Orda e la Bestia è proprio l'amore. Essere capito, compreso, accettato, amato. Riconoscersi ed essere riconosciuto come essere umano da una persona estranea. Il personaggio di Kevin, proprio in questo ottimo atto finale, è tra i "cattivi" più strazianti e dolenti che siano mai stati inventati per il cinema. Le sue innumerevoli personalità, la protezione che l'Orda attua nei confronti di Kevin, è commovente. Come la sua fine.
James MacAvoy è straordinario anche qui. Sopra le righe, dice. Vorrei vedere con tutte quelle personalità in contrasto, diversissime, ovvio che si rischi molto. Tuttavia vi trovo una forza comunicativa a livello di tensione emotiva in questo personaggio e nell'attore che lo porta sullo schermo che a me convince e conquista.
Glass è un titolo in onore a un altro grande personaggio. L'uomo di vetro, interpretato benissimo da Samuel L. jackson, prima in "Unbreakable" poi in questa terza e conclusiva parte sulla nascita di un eroe (positivo o negativo).
Anche in questo caso abbiamo un uomo che soffre per via della solitudine, vittima della malattia che segna la sua vita. Egli ha le ossa fragilissime e per questo ogni banale movimento potrebbe essergli fatale o doloroso. L'unico sostegno è la madre. La quale indirizza il nostro villain verso l'amore per i fumetti, l'immaginazione, dandogli uno scopo nella vita: cercare l'esistenza concreta e reale di un supereroe. E se costui davvero esistesse è chiaro che avrebbe bisogno di un grande antagonista per portare avanti la sua missione. Mr Glass sacrifica sé stesso al male per veder realizzata l'idea, la fede, su cui basa tutta la sua esistenza. Non è cattivo perché vuol conquistare il mondo, non lo è perché nutre odio verso il genere umano, egli è razionale e lucido nei suoi piani criminali. Lui non potrà mai essere un super eroe per via dei suoi problemi fisici, allora è destinato/costretto a interpretare la parte del cattivo.
La figura più "spenta" e malinconica del film, però, è l'eroe. David Dunn torna dopo venti e passa anni e il cameo in conclusione di Split. Ma se gli altri due hanno ancora forza, verve, e un obiettivo forte, costui pare amareggiato, deluso, un uomo anziano che per dovere continua a difendere la città dal male, ma non viene accettato o premiato per questa sua opera fondamentale. Anzi, è ritenuto un criminale come Kevin e Mr Glass.
Willis in questo film è un uomo segnato, debole, e a cui è negata anche una uscita finale da star. Non c'è nulla di epico, trionfante, nessun perdersi nella leggenda e nell'ammirazione delle masse, per David. Rimane l'amore del figlio, perché forse l'affetto e la tenerezza sono i nostri reali super poteri, in questi tempi di odio, rancore, disumanità.
Il film è anche una riflessione sentita, commossa, amara sul potere dell'immaginazione, del spingersi oltre, di essere differenti che si scontra con una repressione omicida, crudele, spietata eppure basata semplicemente sul mantenere l'ordine, la sicurezza e la tranquillità. Non tanto per omaggio al fascismo di ritorno ma come rassicurazione per i mediocri. Non bisogna eccellere in nulla. Questo vale per un eroe come David o come i cattivi alla Mr Glass o Kevin.
Questo film a me è piaciuto perché ricco di sotto testi, riflessioni non banali, considerazioni teoriche affascinanti. Non mancano anche i difetti, sopratutto nella parte pre-finale nel parcheggio dell'ospedale psichiatrico, ma sono dettagli.
Per me una degna conclusione di un lungo lavoro sulla figura del supereroe e dei fumetti da parte di questo ottimo regista.
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