martedì 7 gennaio 2020

Pinocchio di Matteo Garrone

Qualche tempo fa scrissi un post o forse girai un video in difesa del romanzo italiano del 1800.
Parlando dei Promessi Sposi e dei Vicere cercai di far notare come la nostra produzione letteraria di quel periodo non fosse così povera, provinciale, risibile, ma al contrario ricca di opere e scrittori degni di nota. Certo in Russia, giusto per far un esempio, si pubblicano opere leggendarie capaci di porsi come basi per tutta la letteratura del periodo successivo, questo vale anche per la Gran Bretagna, tuttavia le nostre opere non sono da meno e a modo loro son riuscite a trovar un certo spazio anche fuori dagli italici confini. Un esempio è proprio Pinocchio, opera scritta da Carlo Collodi e pubblicata a puntate tra il 1881 e il 1882, col titolo di Storia di un burattino, infine pubblicata a Firenze nel 1883. Fa parte di quei libri per l'infanzia con  fini educativi tipo Cuore, oggi forse potremmo criticarli perché "moralisti e bigotti", ma vista la pochezza morale, etica, sociale dei nostri tempi, direi che pur datati sotto certi aspetti, i libri come Pinocchio sono ancora oggi importanti e fondamentali, perchè la loro bellezza va oltre alle polemiche e alle scemenze che si possano dire sul suo conto.
L'opera letteraria ha talmente tanto successo da conquistare lettori in ogni parte del mondo, diventando oggetto di adattamento cinematografico. Sicuramente il film d'animazione della Disney, lo sceneggiato Rai di Comencini, hanno aiutato molti giovani e giovanissimi lettori ad avvicinarsi al libro di Collodi, quello che importa è che una storia tanto bella e a modo suo commovente, trovi di nuovo spazio tra le produzioni cinematografiche (alle quali suggerirei di trasportare sullo schermo anche il romanzo per ragazzi e bambini del nipote di Collodi "Sussi e Biribissi) non tutte sono riuscite o memorabili, a me per esempio non è piaciuta la trasposizione di Benigni, ma dobbiamo dar atto che Garrone ha centrato in pieno l'obiettivo donandoci un film assolutamente bellissimo, in perfetto equilibrio tra il suo stile e il rispetto per l'originale.
La nuova versione ambienta la storia in un "non luogo" in cui un realismo sporco, misero,povero, convive naturalmente con la bizzarria di creature magiche, esseri surreali, come se facessero tutti parte di un unico universo, quasi sempre dominato dal grigio, in un tempo e uno spazio fisico e spirituale in cui ogni cosa par addormentata, sospesa tra il dormiveglia. La rappresentazione del paesino di Geppetto non lascia spazio a romanticismi di sorta. Le strade sono sporche e le case povere,  un posto abitato da bottegai avidi e poveracci. Tra questi si muove il buon Geppetto, interpretato benissimo da Benigni. Costui dona al personaggio una grande e toccante umanità, fa trapelare tutta la solitudine, tristezza, di questo uomo che troverà sollievo nella creazione di Pinocchio. Benigni sfrutta al meglio anche la sua presenza fisica. Nella bellissima scena iniziale, infatti, lo vediamo mentre cerca di ottenere un lavoretto presso un oste. In pochi minuti veniamo a sapere della sua condizione sociale ed economica e impariamo a volergli bene per la sua dignità che non sfocia mai in un insensato martirio o nella perdita di orgoglio. Garrone e Ceccherini, riscrivono il personaggio donandogli lo spessore di essere umano e non solo del padre del popolare burattino.
Il film ha una sua anima leggermente e vagamente dark, anche quando le scene sono ambientate sotto il sole, rendendo ancor più importante il messaggio dell'opera. Quasi una esortazione a esser curiosi, avventurarsi nel mondo, comprendere che la ricerca del nostro posto e della felicità ci porta a scontrarci con sofferenze e personaggi negativi, ma che la salvezza è sempre vicina, a portata di mano forse no, però abbiamo sempre l'occasione di ripartire e correggere i nostri errori. Ecco, errori.
In un certo senso mi garba pensare che la storia di Pinocchio sia quella di un personaggio che sbaglia tantissime volte, si mette nei guai per via di questi sbagli, ma non lascia mai l'amore, nel suo senso più alto e nobile, fuori dalla sua vita. Il fantasma della bambina, la Fata Tuchina, è simbolo di questo: amore, ma sopratutto perdono. Nonostante veda che Pinocchio si infili nei guai, non riesca a star lontano dalle tentazioni, sia troppo ingenuo per il mondo che lo circonda, ella continua a perdonarlo e ad aiutarlo, senza giustificarlo, ma amandolo.  Garrone e Ceccherini scrivono un'ottima sceneggiatura in cui ogni personaggio ha un lato di dolente umanità, anche il Gatto e la Volpe, per quanto farabutti, sono vittime della miseria e a modo loro formano una sorta di famiglia. Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini sono straordinari in questi ruoli.
Sono felicissimo del ritorno di un attore che ho sempre stimato come Massimo Ceccherini, a mio avviso quando trova un ottimo regista è capace di donarci delle performance assolutamente degne di nota. In questo caso, come ho già fatto notare, è anche co-sceneggiatore del film, ribadisco a costui i miei complimenti in entrambi i ruoli (che poi sai che se ne fanno dei complimenti di un semplice spettatore tuttavia credo possano sempre far piacere a chi ha dedicato tempo e vita per un progetto in cui ha creduto, per questo i complimenti valgano per tutti dal cast degli attori fino a quello tecnico) .
Pinocchio potrebbe sembrare un film diverso rispetto a quanto fatto da Garrone fino ad oggi, ma in sostanza riprende il discorso de Il Racconto dei Racconti, ponendo sul fantastico una visione personale e convincente.
Non resta che andarlo a vedere al cinema e lasciarsi conquistare e guidar per mano da Garrone e la sua ottima compagine di attori e attrici, ognuno/a capaci di donar qualche cosa al personaggio.

4 commenti:

Alessandra ha detto...

Devo dire che pur avendolo apprezzato, soprattutto per il comparto tecnico di altissimo livello e per le scelte azzeccatissime degli interpreti, nonché per la fedeltà al modello originale di riferimento, non ci ho trovato quel guizzo, quella particolarità, quella zampata che mi potessero emozionare o conquistare se non emotivamente, appunto, almeno intellettualmente.

babordo76 ha detto...

Io ho trovato il rapporto tra Geppetto e Pinocchio emozionante, certo non è un film sentimentale ma nemmeno trattenuto o freddo.

Alessandra ha detto...

No no, anche io mi sono emozionata in alcuni momenti, ma non l'ho trovato un film "personale", cioè non ci ho visto la "firma" di Garrone e non mi ha lasciato moltissimo se non la bellezza di alcune immagini e il ricordo della storia di Pinocchio, straordinaria, ma non inventata da lui appunto.

babordo76 ha detto...

Io la sua firma l'ho vista nella rappresentazione degli ambienti e dei personaggi, per nulla solari e allegri. Penso sia stato assai fedele al romanzo, ma non ho letto Pinocchio, pensa che con mia moglie si diceva che ci piacerebbe rivederlo.