sabato 6 aprile 2013

LA FUGA DI MARTA di SEAN DURKIN

Il cinema americano resiste e continua a produrre cose interessanti grazie alle pellicole indipendenti, le quali hanno una potenza e forza psicologica e di rappresentazione del reale, assolutamente meritevoli di considerazione e rispetto. Certo non posseggono l'epica del disastro emotivo tipica del cinema del nord europa,ma sono loro le uniche cose interessanti provenienti dalla nostra Patria e Matrigna odiata/amata.
I popolan-chic che imperversano sulla rete  chiaramente vi diranno che è cosa brutta brutta brutta in modo assurdo e tireranno fuori orribili e vecchie pellicole o assurde amenità attuali per dimostrare che quello era grande cinema e dannatissimo festival di SUNDANCE
Il quale certamente avrà i suoi difetti e di film indipendenti scialbi,inconsistenti,ne son stati girati,certamente.Nondimeno se una persona fosse seria o prendesse davvero seriamente quello che scrive ,capirebbe che l'operazione nostalgia, il voler spostare la produzione cinematografica agli anni 80,la pretesa che un pubblico amorfo e in preda alla mode come quello del cinema di genere prenda coscienza delle cose e premi prodotti migliori, sono cose che campano sul nulla. Paradossalmente, noi che siamo barricaderi,sempre chic eh, del cinema d'autore abbiamo un altro approccio e sicuramente faremo in modo che questo tipo di pellicole continuino a esser fatte. Perchè sono necessarie. Il cinema si divide in buoni film e cattivi, certo. Per questo reputo certo revisionismo soltanto dannoso e pleonastico,se non per far sfogare un po' di egocentrismo alla cazzo di cane.
Nondimeno il buon cinema da cosa lo riconosci?Trattasi di argomentazione oggettiva o no?Bè,di fronte a un Kubrick,Leone,Fellini,come fai a criticare?Oggettivamente la loro è una grande serie di straordinari capolavori. D'altronde è anche vero che il giudizio non può essere del tutto separato dal nostro gusto e modo di vedere il mondo,dalla sensibilità del singolo,dal vissuto,e insomma dalla vita di ciascuno di noi.
Per questo io non riesco a tollerare certo modo tamarro e buzzurro di fare cinema,mentre amo profondamente e totalmente un'opera come questa.
Per le ragioni espresse sopra: film che debutta al Sundance,storia e personaggi scritti benissimo,regia rigorosa,ritmo dilatato,lento.Chiaramente ha una distribuzione limitata,perchè chiaramente il popolo è stupido e deve sobbarcarsi l'ennesima coglioneria di botti ,tette,spirito da caserma. L'idiocrazia è a un passo da qui.

Il titolo originale :Martha Marcy May Marlene è decisamente evocativo e sensato,perchè parliamo di una ragazza che perde la propria identità,della inesorabile discesa negli inferi della follia. Il titolo italiano però non è del tutto sbagliato. Marta fugge dalla setta dove ha vissuto per due anni,ma anche da sè stessa. Quindi non starei tanto a criticare i titolisti.

Durkin gira la sua pellicola con uno stile quasi documentaristico,ma che in sostanza nasconde una grande idea di cinema. Basti vedere l'uso di montaggio ,il rapido spostarsi dal presente al passato. Il ritmo dilatato,lento,snervante,serve all' autore per farci entrare nell'ottica di Martha ,sospesa in una dimensione parallela,dispersa nello smarrimento della propria persona.

Lei per due anni ha vissuto in una comunità ,dominata da Patrick,una sorta di santone . Il film ci mostra la sua fuga iniziale e poi poco alla volta la vita all'interno della setta ,parallela a quella in "famiglia". Vediamo Martha arrivare alla fattoria,essere ben accolta e poi cominciano le violenze attraverso una sorta di promiscuità sessuale,furti,fino alle peggiori conseguenze.Lo stile anti retorico del regista però evita tranelli emotivi scontati,ma l'effetto è il doppio perchè crudo,normalizzato,reso come parte naturale della stessa esistenza.
Non va bene nemmeno a casa. La sorella Lucy ,sposata da poco, sta cercando di farsi una famiglia. Ted il marito cerca in tutti i modi di farsi una posizione sociale,lui è il simbolo della follia che colpisce la gente in occidente:apparire,avere,materialismo fatto di cose,stress e infelicità perchè se ne vuole sempre di più. Lucy non riesce ad avere figli,è distaccata nei confronti della sorella,o meglio:cerca di comprenderla ma non ci riesce.I duetti tra loro due sono davvero intensi e dolorosi,come del resto tutto il film. Si cercano,ma non riescono mai a trovarsi. Troppa sofferenza per entrambe,comprendo benissimo anche il marito.Con le sue difficoltà pratiche e reali di lavoro e famiglia,il suo desiderio di vivere in pace.
Dovrebbe far riflettere il fatto che due personaggi femminili scritti così bene sian creati da un uomo,questo per ribadire che l'importante non è il sesso di appartenenza nel scriver certe cose,ma la sensibilità del singolo.
Durkin si mostra un grande sceneggiatore e un buon regista,spero di rivederlo in futuro.
Il tema dello smarrimento è forte e dominante: chi è Martha?Una persona è il risultato delle pressioni ambientali?Cosa significa e cosa forma una famiglia?Paradossalmente , nella loro delirante follia, la setta appare una sorta di mostruosa famiglia,mentre nella loro rappresentazione borghese di quello che ci viene insegnato sia una famiglia: giovani,belli,in carriera e con un figlio. A tutti i costi.Il pessimismo della pellicola è decisamente forte,devastante,senza appello. Niente salverà Martha dalla paranoia, o forse no..forse quelli della setta la stanno davvero cercando.

Come spesso accade in questo tipo di pellicole gli attori  e attrici sono importanti. Come non possiamo affezionarci e star male durante tutta la pellicola per quel che capita alla povera Martha?Questo capita perchè il personaggio, scritto benissimo, è affidato a una giovane e straordinaria attrice Elizabeth Olson. La quale in modo "naturale" senza troppe gigionerie, ci mostra una vita spezzata e distrutta in tutto il suo macabro splendore. Tutto il cast è ottimo e straordinario dal Patrick , il  padre-padrone della setta . Un cattivo davvero memorabile.Glaciale,falsamente "gentile",spietato e crudele.interpretato benissimo da John Hawkes,fino alla Lucy di Sarah Paulson. Non lo fa nessuno, e ma d'altronde questo blog non è come gli altri eh, volevo sottolineare l'ottimo lavoro fatto dalla doppiatrice della Olson.:Benedetta Degli Innocenti. Il tono della voce ,quasi infantile,"cantalenante",riesce a disegnare perfettamente la fragilità del personaggio
Cinema doloroso,implacabile,pessimista,crudo,in poche parole :fondamentale e necessario

Nessun commento: