domenica 27 ottobre 2013

LA STANZA DEL FIGLIO di NANNI MORETTI

Il lutto è un tema universale, perchè tutti prima o poi dovremmo far conto con quello che si definisce " il brusco risveglio", come nella sostanza la vita fosse un sogno ricco di illusioni,speranze, desideri, che un giorno vengono stroncati dalla realtà totale e totalitaria,assoluta, della morte.
Per quanto dura noi accettiamo essa perchè riteniamo sia affare che riguardi i vecchi , oppure i malati e i deboli. In fin dei conti elimina gente che è da un po' non è "utile" alla comunità. La disumanizzazione dei rapporti e delle relazioni porta a considerare gli altri in base delle necessità del momento. In realtà noi viviamo già in tempi di morte, precarietà, dopotutto se i rapporti tra persone sono fragili e si rompono per cose minime, se il lavoro non pone certezze economiche per il futuro, se la nostra mente è sottoposta a infiniti stress e paranoie, non credo che si possa parlare nemmeno di Vita,ma di corridoio della morte.
Ok,è domenica mattina e mi piace cazzeggiare, filosofeggiare, da bravo e convinto radical chic occhialuto. Però il tema della morte ,del lutto, dell'elaborazione di esso , del come sopravvivere dopo, sono assai sentiti da me. Anzi,credo che dopo l'amore sia l'unico vero tema importante e fondamentale da trattare,il resto conta poco.

La stanza del figlio.JPG

Talora la morte ci mostra le realtà che abbiamo taciuto, l'ingiustizia dell'evento spezza una tranquillità e coesione famigliare che era solo idealizzata, ci mostra come non sia stato tutto così perfetto,ci condanna al : se non avessi detto,se fossi stato", la morte è quella rabbia che non sappiamo come gestire, ( qualcuno avrà una colpa? Non è possibile che sia successo?), sono le lacrime che ci prendono di forza e sorpresa perchè ci capita di sentire un pezzo di canzone che si cantava insieme o che piaceva al defunto.Sono le tantissime parole che dovremmo dire agli altri, le carezze che tratteniamo, le gite fuori porta che rimandiamo,la morte non è altro che questo.
Noi viviamo in un tempo in cui pensiamo che avendo un po' di tecnologia ,tutto sia riparabile. "Ma si tanto",è un po' il nostro slogan. Sentiamo notizie di guerra, di nazioni devastate dal nostro imperialismo capitalista,ma sono numeri. La morte ama il gioco del lotto e dare i numeri, noi li giochiamo sulla ruota del cazzo ce frega!

Poi, capita che nella tua vita fortunata arrivi una tremenda notizia: la morte di tuo figlio.




Giovanni è uno psichiatra che vive una vita all'apparenza stabile: una casa, un lavoro,due figli e una moglie . Certo il suo amato figlio è sotto accusa da parte del preside della scuola che frequenta. Dicono che abbia rubato un fossile. Lui lo nega, d'altronde chi lo accusa non è credibile. Eppure,il fatto che quel furto sia vero e taciuto,confessato dopo e alla madre, mostra come in sostanza quella famiglia reciti il ruolo di perfetto nucleo famigliare e che il padre , pur amando moltissimo il figlio , non lo conosca, Tanto che si stupisce quando vede che il suo ragazzo non è "competitivo" come secondo lui dovrebbero essere i figli di quella età.
Il rapporto con i genitori , d'altronde è pieno di mezze verità e bugie che confessano stati d'animo pieni di contraddizioni. Sono i nostri genitori,ma a volte quasi stranieri perchè appartengono ad altre generazioni o hanno altre aspirazioni. Un fatto naturale, che non capita solo nelle falsissime famiglie della barilla,ma questa è altra storia
Non possiamo mai dire di conoscere qualcuno benissimo,nemmeno anzi a maggior ragione i nostri famigliari più stretti
Così la nostra vita è frutto della percezione, esattamente come funziona la nostra società fallita e fallimentare che avanza di allarmismi in allarmismi e di percezioni del nemico o del benessere. Senza avere nulla di tutto questo, nè in positivo  nè in negativo.





Così un giorno tuo figlio muore.Una domenica mattina qualsiasi, si doveva andare al cinema, doveva fare una corsa con te. D'altronde non lavoravi, ricordi? Giorno di riposo! Senza quei pazienti che si rovinano l'esistenza con le loro malattie,nevrosi,tristezze. Invece il telefono aveva suonato e tu non eri riuscito a dire no a quel paziente.
Se....Quando incominci a dire o pensare una frase con un "if" son dolori. Arrivano le "possibilità che la vita ti dona" , si uniscono i " ma perchè non ho detto" e questo è quello che capita a Giovanni.
Il ragazzo muore per un incidente, faceva immersioni e l'ossigeno nella bombola non bastava per farlo tornare indietro in quanto il giovane si era perso seguendo un pesce in una grotta,e se ne va anche la tua idea di famiglia,di sicurezza, il tuo amore per il lavoro.




Sono pochissime le concessioni al melodramma, che sono ben evidenti,ma il tutto è raggelato da un senso altissimo del pudore. L'uomo che all'ospedale non riesce a terminare una telefonata, la mamma che si allontana dalla bara perchè non vuole vedere suo figlio rinchiuso la dentro, il trapano che avvita le viti chiudendo quel corpo che apparteneva alla quotidianità,alla vita, al futuro che chissà cosa avrebbe mai donato ,e niente: finisce tutto lì.
 Giovanni si allontana dalla moglie, il loro modo di gestire il lutto è diverso. Lui continua ad immaginare un ritorno indietro impossibile, sul lavoro avverte odio per Oscar, il paziente che reputa responsabile della fine del figlio - se non gli avesse telefonato, sarebbe vivo!-,la figlia cerca di far da collante,ma soffre e si lascia andare a una rissa durante una partita di pallacanestro- la scena dove lei capisce della morte del fratello, è stupenda. Con il pallone di basket ,che un momento prima palleggiava sul pavimento del palazzetto dello sport , che perde colpi fino a fermarsi. Segno della presa di coscienza di una bruttissima notizia.



Nonostante questo noi non accettiamo l'evidenza e cerchiamo sempre di attaccarci a qualcosa. Quindi una letterina spedita da una ragazzina alle prese con una labile cotta estiva,diventa un punto fermo. La svolta che potrebbe spezzare tutto quel dolore.

Ma sarà così?



La stanza del figlio è un classico film di Moretti,ma non lo è.  Nei suoi film, per quanto dolorosi, vi  è sempre una certa ironia pungente e sarcastica- tipica di noi intellettuali del segno del leone,sapevatelo- e frasi che sono diventati cult per generazioni e generazioni. Modi di dire e luoghi comuni sviscerati, una polemica che non si ferma alle solite cose- potere,istituzioni, la kasta- ma coinvolge tutti noi.  Si, un moralista e un fustigatore, quanto ne abbiamo bisogno noi italiani. Ben vengano le prediche, ben vengano,ne avete  bisogno e anche tante.
Questo suo film diventa più intimo in un certo senso. Persone comuni, borghesi,ma senza un particolare peso politico e sociale,e il tutto portato decisamente sul dramma
Ma non un dramma ostentato e ricattatorio,il dolore è presentissimo e la commozione alta,perchè si punta su cose piccole, gesti che potremmo fare e che si fanno.
Il finale è possibilista, per me invece la famiglia è definitivamente andata,ma son bergmaniano e pessimista per quanto riguarda il cinema.
Vincitore a Cannes dopo tanti anni, ha un ottimo cast che riesce davvero bene a rappresentare un'umanità dolente e perduta, eppure dignitosa a  modo loro. Tutto scorre ,diceva Eraclito e forse è proprio così



Forse

4 commenti:

hetschaap ha detto...

Per me Moretti in questo film riesce in qualcosa che è difficilissimo da ottenere per qualsiasi regista e artista: l'equilibrio. Non indulge mai nella lacrima facile ma riesce ad essere misurato senza essere freddo, riesce a coinvolgere lo spettatore senza ricatti ma dicendo, semplicemente, "ecco questo è il dolore assoluto e lancinante perché la morte di un figlio giovane è qualcosa fuori da ogni logica e spiegazione. Hai il coraggio di affrontarlo? Riesci a resistere alla visione?"
E riuscirci è tutt'altro che semplice. Il suono delle viti che chiudono la bara mi impressionò tantissimo quando vidi il film al cinema e continuo a considerarlo forse il momento più riuscito della pellicola. Inoltre è molto bello il modo con cui descrive i diversi atteggiamenti di fronte al dolore: quello totale e lancinante della madre e quello trattenuto ma non meno terribile del padre.
Infine è bellissimo anche come tratteggia, con poche scene, la vita quotidiana della famiglia, prima e dopo la tragedia, scene nelle quali emergono benissimo i diversi caratteri dei personaggi e i rapporti che hanno tra loro.

babordo76 ha detto...

si:essenziale.
Ecco cosa rende grande questo film,la scena della chiusura della bara è la più dura , ma anche il resto
La telefonata della morante alla ragazzina,e il finale amaro e sospeso
Io adoro anche la scena dell'addio tra orlando e moretti. Rabbia,odio,e anche ,come un tuono a ciel sereno,la consapevolezza che non ci si possa rovinare la vita con essi

Napoleone Wilson ha detto...

Solo la scena con Califano.

babordo76 ha detto...

quale?