lunedì 27 ottobre 2014

VERSO SERA di FRANCESCA ARCHIBUGI

Esistono diversi modi per raccontare un'epoca. Quella epica,possente,travolgente, delle grandi cause, dei grandi uomini, parlando di un Noi militante e indottrinato,specificando i meccanismi politici,economici,sociali, facendo film- inchiesta o docu film, e va benissimo. Io li adoro
Oppure raccontando il noi minuscolo, della masse di militanti senza nome e senza gloria, della corrente della storia troppo forte per non trascinare via e far affogare i sogni più bizzarri e le persone più fragili.
Non mi dispiace nemmeno questo. Forse perché il tempo avanza e io rammento bene i sorrisi,le lacrime,le parole rivoluzionarie a cazzo,ma che brillavano di una luce genuina . Vera.
Non tutti siamo nati per essere Nenni, Longo, Lenin, e così via. Molti sono stati ingenui,altri forti e coraggiosi e ognuno gestisce la cocente e assoluta,totale,devastante ,sconfitta di una generazione e dell'intendere il Movimento come elemento destabilizzante della politica borghese,come meglio può.

Verso sera (film).JPG

Così Francesca Archibugi scrive e dirige un film di dolce bellezza che parla di contrasti generazionali e solitudini, usando però non un  linguaggio e un metro di giudizio tagliente alla Moretti, ( d'altronde sono cose che possiamo fare noi che abbiamo la coscienza immacolata), ma si accosta ai suoi personaggi e li descrive con la tenerezza umanissima di un Virzì.
Lasciando che attraverso i dialoghi e la costruzione perfetta dei personaggi si rifletta su un anno che è stato in un certo di senso il canto del cigno dei movimenti ed esperienze della sinistra extraparlamentare e gruppettara: il 1977.
Un inizio che collima con la fine davvero di abbacinante pulcretudine, di follia anarchica e altro,ma anche il cavallo di troia di pensieri piccoli borghesi assurdi,di slogan insensati, ( tutto e subito, vietato vietare), di una generazione giovane,arrabbiata,antagonista, con una sincerità graffiante e poche , ma confuse idee. I risultati si vedranno negli anni a venire. Sia da parte di quelli che smessi i panni del Grande Rivoluzionario è finito a vivere nella Milano Da Bere,sia in quelli che non sono riusciti a farsi una vita e vivono come reduci, con discorsi che incantano per un po' i giovani, e poi finiscono all'alba se non prima.



Tutto questo però è il contorno del film e noi non dobbiamo farci confondere. Perché qui, diversamente ad altre e meno riuscite pellicole come ad esempio : Lavorare con lentezza,  il contesto sociale e politico serve per presentare i personaggi, quello che conta sono le dinamiche tra di loro. L'umanità di due persone chiuse nelle loro rispettive e radicatissime idee politiche e quindi di vita. Perché ogni cose che diciamo o facciamo è politica. In che senso? Ti chiederebbe un popolare personaggio di Verdone. Nel senso di accettazione di una grande responsabilità nei confronti tuoi e degli altri.
Ludovico è un anziano professore universitario, all'inizio del film lo vediamo mentre tenta di scrivere una lettera alla sua nipotina: Papere.
Così in un lungo flashback ci ritroviamo nel salotto di casa del professore, l'anziano uomo di cultura e militante molto importante del Pci, è alle prese con il figlio movimentista . Parlano della fine del rapporto tra il ragazzo e la sua nuora, del fatto che l'anziano debba occuparsi d'ora in  poi anche della nipotina, ( figli come pacchi postali, che tanto è tutto facile,ma si dai!),la cosa sconvolge la vita di Ludovico
Vedovo da anni, con una sua vita metodica, basata su consolidate abitudini, si vede smuovere il tutto con l'arrivo di Papere. E come se non bastasse anche dell'amica immaginaria della bimba: Papere 2.
 

Quando troverà un certo equilibrio ecco arrivare la nuora. Una ragazza che vede gente, fa cose, come la sua coetanea del film di Moretti: Ecce Bombo. La regista mette in scena molto bene lo scontro tra questi avventati rivoluzionari,che in sostanza però con il loro comportamento preparavano il terreno fertile della borghesia e mi riferisco al loro vivere malamente la vita privata " scopare di qui, scopare di  là, ma si tanto lo lascio, io sono fatto così,io sono libera di" e tutte quelle cazzate atroci lì,  e la borghesia bigotta , moralistica, vecchia e immobile sulle sue posizioni del professore e quindi del Pci. In questo modo , attraverso i personaggi del vecchio professore e della nuora esce pienamente il discorso politico sulle debolezze delle sinistre italiane,ma non è un discorso irriverente e supponente. C'è tanto affetto in tutto questo.



Perché, esattamente come Virzì, Archibugi ama i suoi personaggi e questa umanità che stava dalla parte giusta e migliore, pur dicendo e facendo cazzate, pur tra mille errori,ma dovuti ai difetti tipici dell'esser uomini e donne. Non c'è cattiveria o rivalsa nel mettere in scena questi personaggi. Sbagliano, cadono,ma lei li trattiene sempre per mano.
Oltretutto: è una delle pochissime in grado di metter su pellicola figure infantili senza  renderli insopportabili, bamboleggianti, irritanti.
Papere è spettacolare e fantastica,il modo in cui parla , i discorsi. Una bella bimba di 4 anni che si ritrova a vivere con un nonno, alla quale è molto affezionata, e con una madre scapestrata, incasinata,ma alla quale vuole molto bene.
Non bastano i sogni e progetti per vivere e stare in piedi, ci vogliono legami solidi e piccole sicurezze.
Come è necessario aprirsi agli altri e comprendere quelle persone che sono lontanissime da noi. Non fermarsi a un pregiudizio che aggiunge altro "incasinamento", a rapporti già molto precari e fragili.

Mi piace proprio questa rappresentazione umana socio-affettiva, mi piace come segue e ci presenta i suoi personaggi, i dialoghi mai troppo elaborati,ma mai sciatti.
Parla della solitudine dei vecchi, degli scontri generazionali, dei bambini  e la loro grande capacità di adattarsi ai cambiamenti  e dei bambini che hanno già una certa età si pensano rivoluzionari,ma crollano di fronte alle piccole difficoltà della vita.

Si, un film di sinistra per la sinistra, se vista nell'ottica di una metafora su quel periodo. Ma anche un bellissimo film sui rapporti umani, sull'importanza di non esser soli, di comunicare e vivere confrontandosi con gli altri,il che per me non è poco.
Bravissimi tutti gli attori, in particolare magnifico Marcello Mastroianni. Capace di dare autorevolezza, tenerezza, miopia politica e profondità di sentimenti , al suo personaggio.

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