martedì 14 ottobre 2014

E ORA PARLIAMO DI KEVIN di LYNE RAMSAY

Esistono film che sono difficili da recensire, i motivi sono molti. Io sarei molto poco obiettivo di fronte a un film dichiaratamente o no "anti comunista", perché comunque va a toccare un pilastro fondamentale della mia vita.
A volte certe pellicole ci sbattono di fronte i nostri problemi,le nostre mancanze, quelle che per difesa facciamo passare come cose normali,evolute,che tanto va bene anche così. No,che non va bene anche così.



Eva non è affatto un personaggio positivo. Viene descritta bene la sua umanità attraverso la sua incapacità di essere madre. Possiamo chiamarla in vari modi e condannarla in tante maniere,rimane pur sempre un essere umano che ha delle debolezze e non riesce ad uscirne. Non la giustifico,come erroneamente ho letto in giro, cerco di capirla. A lei manca del tutto l'istinto materno,che a mio avviso è un fatto naturale come è naturale anche esserne sprovviste,pur essendo - comunque - un problema da non sottovalutare.



Questo rapporto a dir poco sbagliato e malato, che parte dalla sua incapacità di gestire la gravidanza e il diventare madre- che implica una minor libertà individuale e  la responsabilità di occuparsi di un'altra vita- è la radice di questa ottima pellicola,che vanta una regia davvero eccezionale , fatta da tanti dettagli in primo piano, spesso di cibo o parti del corpo, per sottolineare l'atmosfera disturbata e disturbante. No, casomai tu pensassi di veder una commedia romantica,eh!




Il microcosmo della pellicola evidenzia un universo di indifferenza, paranoia, rancore,odio,trattenuto,represso,eppure anche ben evidente nei comportamenti sempre più crudeli del bambino ,poi giovane ragazzo. E pensate: è una famiglia normale ed etero, ditelo alle Sentinelle,ok?
Tanto la protagonista essendo incapace di gestire l'affettività- ma non mancano momenti in cui cerca di riavvicinarsi al figlio,ma falliscono miseramente- e il rapporto con gli altri, quanto il marito è troppo perso in un sogno- ipotesi di famiglia felice per vedere cosa stia capitando.
Lo spettatore segue il tutto sapendo cosa capiterà,potrà giudicare negativamente il comportamento dei due genitori,(potremmo dire che almeno un paio di generazioni per via di libertà piccoli borghesi e un pensiero distorto legato all'individualismo più sfrenato), ma non condannarli del tutto. Per questo motivo è da applaudire anche la sceneggiatura, cerca la strada difficile di creare personaggi non positivi,che non suscitino immediatamente pena o totale antipatia. Costoro si trovano in quella zona grigia dove regna il: potrebbe succedere anche a te. Questo vuol dire far grande cinema



Ma a me, sinceramente, poco importa il tema della maternità, ( già ampiamente sviluppato da Elio in : "cassonetto differenziato per il frutto del peccato"), mi ha colpito,ma fino a un certo punto. Dove il film per me è davvero ottimo è nel narrare il dopo. Kevin compie un gesto grave,ma in alcune zone vi diranno che il guaglione stava giocando a cowboy e indiani eh,che porta tutta la comunità a emarginare,insultare,aggredire la donna. E badate bene : lei è doppiamente vittima
Qui il personaggio di Eva cerca in un qualche modo di tornare a una vita decente,ma viene ostacolata in tutti i modi. Quale è la colpa effettiva di avere un figlio, ( maschio e solo maschio,che la bimba è pucciosa come tutte le bambine. I maschi,sembra dire codesto film: o sono crudeli o sono coglioni,grazie ! ), folle o talmente crudele da arrivare a compiere un simile gesto?  Episodi recenti di aggressioni a famigliari di assassini ci fa comprendere come non sia tanto la violenza a dividerci,ma la motivazione: tu fai male a una persona innocente, e sei un farabutto, io meno la sorella di un assassino , è giustizia sociale.
Brutto termine giustizia popolare,sociale, bruttissimo. Perché significa l'anarchia forcaiola reazionaria fatta da gente per nulla intelligente. Tanto sfogano i loro peggiori istinti,con un buon alibi. Anche questa cosa è umanissima e naturale,ma non tutto ciò che umano e naturale,è giusto, ( a parte la maternità: naturale e giusta,sotto molti punti di vista,ma non deve divenire l'ossessione personale o il metro di giudizio su una donna),e questo il film lo rappresenta bene.
Il cast è ottimo: Tilda Swinton, sempre magnifica e intensa, John C Realiy, grandissimo attore che offre anche qui un ritratto di uomo buono incapace di cogliere il male, ed Ezra Miller un luciferino Micheal Myers adolescente. Forse è proprio Kevin il personaggio scritto meno bene rispetto agli altri,ma è un difetto sostenibile dentro un film davvero importante e ben fatto.

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