martedì 10 novembre 2015

ALASKA di CLAUDIO CUPELLINI

No, ma continuiamo così: a farci del male. A dire, perché ci piace a noi italiani dire due scemenze due per tutta la vita, che il cinema nazionale faccia schifo. Continuate, mi raccomando.
Nel mentre, esso, sforna pellicole davvero ottime, sotto tutti i punti di vista. Fa maturare e crescere nuove generazioni di registi che hanno sensibilità artistiche ed autoriali impressionanti e che non hanno da invidiare nulla ad altri loro colleghi.
Autori come Cupellini,  il quale, dopo l'ottimo "Una vita tranquilla", torna con un film bellissimo e a mio avviso indimenticabile: ALASKA

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Ora se mi dovessero domandare : " Cosa è il cinema?" Vi risponderei: " Un linguaggio, non dogmatico, che ha che fare con dell'ottima prosa, mostrata al pubblico attraverso la poetica della rappresentanza e rielaborazione del "vero". Un linguaggio che si plasma a seconda della sensibilità dell'autore e il rispetto per il pubblico, attraverso regole precise di narrazione, archetipi, ma sopratutto un mezzo per narrare storie e personaggi, lasciare messaggi nei cuori, nelle teste, nell'anima, delle persone. Un mezzo puramente democratico, manovrato da uomini con problemi di ego. Un mezzo che necessità di una, pur vaga, idea di solidarietà, comunione, comunicazione, empatia." Per me è questo. E mi garba assai codesta idea.
Tutto questo lo abbiamo ritrovato, nella visione di Alaska? Si.
In questo momento, non esiste nulla che sia più altamente cinematografico, rispetto a codesta pellicola.

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Si, lo so, arriva l'esercito dei gne gne a dire:" E ma la storia è inverosimile" Mostrando la fantasia, la capacità di provare dei sentimenti, la gioia purissima di lasciarsi travolgere dalla storia, dai personaggi, dal cinema stesso. Perché, è vero: il film ha una storia talmente viscerale, potente, passionale, da sospendere la realtà.. Come è giusto che sia. Perché al cinema, nella letteratura, non è il reale puro, ma l'idea di una verità che ha l'autore. E qui abbiamo una storia più grande e potente della vita stessa.
Fausto e Nadine sono due giovani che si incontrano casualmente. Lui fa il cameriere e lei aspira a diventar modella. Un incontro come tanti, ma che ha un finale spiacevole: lui finisce in galera per aver picchiato un cliente del grand hotel dove lavora. Per difendere lei, ma sopratutto il suo posto di lavoro. L'amore, non so se lo sapete, ma non è che arriva con calma, si siede con te, ragiona, poi ti pone assicurazioni granitiche. Potrebbe anche farlo, ma molte volte è puro sconvolgimento. Come in questo caso. Lui pensa a lei per tutti gli anni che trascorre in galera. Poi, all'uscita...

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Un film che è pura forza della natura, che parla di sentimenti, di come sia difficile distruggersi, farsi male, andare alla deriva, rovinarsi, per orgoglio, mancanza di fiducia e apertura nel confronto dell'altro. Ma non solo. Alaska è anche uno sguardo spudorato, duro, sul nostro mondo. Fatto di ambizioni smodate, sogni assurdi, che per realizzarsi non badano al cosa sia giusto o no, legale o no. Un mondo diviso tra ricchi che vivono in un mondo altro e lontano, come semidei che controllano l'esistenza altrui, e gli altri, i pezzenti che cercano di rincorrere la gloria, il successo economico. In questo contesto si amano, si lasciano, si cercano, si ritrovano Fausto e Nadine, in questo contesto vive il personaggio più toccante e riuscito del film: Sandro, un immenso Valerio Binasco. Personaggio ai limiti del legale, vita randagia abbandonata sull'autostrada dei grandi sogni e progetti. Umanissimo e fragile. Indimenticabile.
L'amore ai tempi del colera capitalistico, in un mondo che ancora giustifica Mussolini, che applaude le ruspe e che esporta democrazia con le bombe, forse , per quanto massacrato da idee individualistiche assurde, è l'unica salvezza per le anime erranti, ebbre di rivalsa sociale, di funeste arrampicate economiche.
Cupellini  si dimostra uno dei registi più importanti oggi in circolazione, e lo mostra con il suo stile travolgente eppure preciso. Protagonista è , come nel film di debutto, il destino. Che salva o condanna, e se nel film con Servillo si apriva con una fuga e si chiudeva con un'altra fuga, qui la prigione è il luogo dove nasce e si difende l'amore.
Menzione speciale ai due protagonisti:  Elio Germano, che si dimostra un attore bravissimo e domina il suo personaggio con adesione totale, evitando di trasformarlo in una macchietta e Astrid Berges- Friseby fragile e imperfetta Nadine.

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