giovedì 22 dicembre 2016

Le sorprese del 2016: " gente che non ti aspetti e invece..."

Essendo esseri umani, almeno un buon numero di noi, siamo portati a giudizi affrettati, critiche velenose a cuor leggero e altre immani cazzate. Spesso in buonafede,  a volte per ragioni di età o di pensiero politico.
Quasi tutti i miei registi, scrittori, musicisti preferiti li ho messi e rimessi in discussione tante volte ( a parte Lars che è il mio Dio per cui amore eterno e morta lì) il più delle volte sono tornato sui miei passi iniziali di idolatra molesto, mi è successo sia con Virzì che con Moretti, con King e Sorrentino e così via.
Ci sono anche registi che mi stanno profondamente antipatici, non amo per nulla l'idea alla base del loro cinema,  oppure altri che vedo come simpatici mestieranti, giammai ammessi al club degli Autori o degli Artigiani di Lusso.
Pregiudizi, signori e signore, pregiudizi! Ne ho molti, meno della mia sconsiderata vita da scapolo, ma diciamo che ad alcuni sono affezionatissimo, che ci posso fare?
Poi succede la maraviglia! L'attimo che , alla faccia del batter d'ali di sta cazzo di farfalla porta sfiga, cambia per un po' l'idea nei riguardi di un autore.  La felicità di vedere dei bei film e anche di trovarsi di fronte a un ripensamento, forse non totale, ma un pensiero sul fatto che daje e ridaje pure Tarantino indovina metà film, no?
Le opere/ sorpresa che mi hanno fatto amare il lavoro di registi che talora ignoro, altre volte detesto, o perlopiù reputo degli allegri cazzoni, sarebbero cinque - mi pare- ma una, quella di Genovesi, merita rispetto e spazio a parte.
 I films sono questi

La grande scommessa di Adam Mackay
Di costui ho amato molto il suo " Anchormen"  un po' meno altre opere. Classico regista di commedie divertenti, un mestierante della risata, peraltro il suo lavoro lo fa piuttosto bene, a parte qualche opera decisamente poco riuscita, sicuramente non pensavo avesse la forza, l'energia, la credibilità per girare un complesso, difficile, teorico film sulla grande crisi economica del 2008.   La grande scommessa è un'opera sublime, un grande esempio di cinema civile riveduto e corretto con lo spirito di una commedia moderna. Eppure le celebrity stars che spiegano al volgo e quelli particolarmente ignoranti in temi economici, come me, cosa significano certe parole, termini, sigle, è azzeccata e funziona davvero.
Mix effervescente di cinema civile, commedia, opera teorica, è tra le cose migliori viste codesto anno che sta passando.

Trafficanti di Todd Philps

Io non amo molto, anzi pochissimo, la moderna commedia americana. A parte qualche eccezione.  Non sono un estimatore della trilogia " una notte da leoni" e delle altre pellicole dirette da questo regista. Non dico che non mi facciano ridere, ma non rientra nel mio gusto questa pseudo volgarità post adolescenziale.  A parte alcuni, pochissimi titoli, se posso evitare di guardarle lo faccio.
Che ti combina il buon Todd ? Ti crea un'opera, tratta da una storia vera, che attraverso i ritmi forsennati della commedia caustica, irriverente, dissacrante, tanto "gggiovane", distrugge il sistema economico su cui si basa l'America: gli affari sono affari. Non conta nulla quello che vendi o compri, conta solo quanti soldi fai. Per comprare amici, ville, donne, macchine, tutto. Diventare dei mostri svuotati di ogni umanità, anche contraddittoria, sofferta, per essere dei grandi nulla, ma di successo. Soldi che si usano per creare invidia agli altri, mai per goderseli con gioia.
Così si ride vedendo una storia di trafficanti d'armi, quasi per caso, si riflette su come bene e male siano del tutto relativi al giorno d'oggi, ed è un film che piacerà a quei poveri cuccioli cinefili che vanno in crisi se il regista ha il coraggio delle sue idee e ti traccia una linea precisa. Qui volendo ognuno può vederci quel che vuole, a proposito dei protagonisti. Per me e la mia dolce metà, sono due clamorosi pirla, in particolare è odioso e squallido il personaggio di Jonah Hill, per altri,  dei personaggetti con i sorrisetti, potranno sembrare fichi. D'altronde è da molto che in Occidente non capiamo più un cazzo in fatto di morale ed etica.

L'ultima parola di Jay Roach


Un film militante, partigiano, che osa e sperimenta il coraggio di fottersene della parzialità, obiettività, e " sa signora mia, la BBC!" In questi tempi dove conta di più il cosa uno dica e non quello che mostra,  di gente che passa la vita a cercare la verità sui siti del pentagono, della nasa, dell'amministrazione di San Obama o viceversa nei deliri di qualche santone di internet, ci si dimentica quanto sia giusto, sano, bello, essere militanti. Credere in un grande ideale, nonostante qualche errore o qualche grossa tragedia, ma senza dover per forza  esser servili con chi la pensa diversamente, senza dire cazzate tipo "ogni idea è giusta". Opera che non è piaciuta alle anime delicate e ai liberali stile "Ricciotto", programma che peraltro mi piace pure,  perché intollerabile che un artista non dica solo di  esser comunista, ma che lo sia DAVVERO. Il comunismo non è quella roba da apericena, diritti civili un tanto al chilo, masochistica non violenza da salotto. No, giusto per informarvi.
Dalton Trumbo insieme ad altri nove uomini di spettacolo hollywoodiani, viene incarcerato solo per il semplice fatto di essere un comunista. Il periodo nerissimo del dopo guerra americano, il maccartismo fatto di delazioni, tradimenti, che mette in luce l'anima più reazionaria e cialtrona dell'america  ben rappresentata da John Wayne e altri personaggetti con i sorrisetti .
Un film di tale possanza militante te lo aspetti da un Loach, ah no! C'è il trockjiglione Laverty che lo sta riducendo male da anni! Comunque sempre stima infinita per Ken. Dicevo, te l'aspetti da uno impegnato, riconosciuto per certe idee. Invece questo gioiello te lo dona uno che ha diretto la trilogia di Austin Powers e due capitoli de " ti presento i miei".  Un commediante puro.

Il quale mi ha regalato il film  straniero che forse mi ha più coinvolto ed emozionato, durante questo 2016

the hatefull eight di Quentin Tarantino

Io non amo, anzi non tollero l'idea di cinema di Tarantino. L'uso del grottesco nelle scene di violenza, le citazioni a cascata, i dialoghi che devono sempre suonare fichissimi, i personaggi caricati e senza spessore, il grande vuoto che mette in scena sempre
Però comprendo che piaccia, per questo non faccio come i malati mentali che ogni fottuta volta devono rompermi il cazzo colle critiche a Moretti radical chic o Virzì buonista. Non guardateli, come io ho abbandonato il cinema di Tarantino e ho lasciato che i fans, simpatici come quelli di Vasco Rossi, ne esaltassero le qualità.
A Gennaio, per via del fatto che sto cercando di beatificarmi senza passare per il Vaticano, sono andato con mia moglie, che ama il cinema di Tarantino, a veder sto film. Ci sono andato abbastanza volentieri perché io amo tantissimo il genere western, e non mi era dispiaciuto più di tanto anche Django, tolta l'ultima mezzora davvero...Vabbè.
Ho trovato tutta la prima parte una meraviglia. Regia meno esuberante, ma attenta a ogni particolare, buoni personaggi, ambientazione suggestiva e i Subsonica che se magnano le mani e dignità polemizzando a cazzo contro Morricone. Tutto ok? Insomma la seconda parte..
Si riprende nel finale con la lettura della lettera...
Non cambio idea su Tarantino, ma ammetto che questa pellicola tutto sommato mi è  garbata.


nella foto un tarantino

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