domenica 29 gennaio 2017

Patterson di Jim jarmusch

Mi piacciono quelli che a volte vengono definiti "piccoli film".  Perché, spesso, dietro a questa categoria si nascondo opere che non cedono a una visione tecnologica, di sfoggio muscolare e con divisioni netti tra super eroi buoni e nemici dell'umanità.
Queste pellicole ci ricordano che ogni essere umano è un film emozionante, una storia che val la pena esser raccontata e filmata, non ci servono gli eroi; abbiamo bisogno di uomini
Il pericolo è quello di incappare nel soporifero cinema "trattenuto", la cosa davvero non mi garba affatto. Infatti il film sarà piccolo, principalmente per una questione anche economica, ma non deve esser per forza sciatto, trascurato non dire nulla o non donarci personaggi epici o interessanti.

 Jarmusch viene considerato uno che rappresenta la realtà come è, senza nemmeno cercare l'epica del/nel quotidiano come un Linklater, ad esempio. Per cui molti dicono che nel film in questione non capiti nulla dall'inizio fino alla fine. Vediamo solo la vita di un uomo, uno qualunque.
Non so, in realtà Jarmusch mostra dietro la normale esistenza dei suoi personaggi, una certa eccentricità. C'è moltissimo cinema, riferimenti letterari, rielaborazione del quotidiano, in questa pellicola e nella sua filmografia.
 I dialoghi curati, prendono dal viver comune e si trasformano in arte cinematografica. Certo non ci sono eroi, nulla compie qualcosa di significativo per la sua vita.. C'è una stanchezza soffusa, un malessere sottile e difficile da decifrare, una recita da portare avanti , mi riferisco alla coppia litigiosa al bar.
Patterson è pura rappresentazione artistica dell'esistenza quotidiana spiccia, comune, ritenuta noiosa da moltissimi spettatori o scrittori più o meno sconosciuti di genere, in Italia.
Ci spaventa così tanto la normale quotidianità, siamo così messi male che dobbiamo per forza sognare in grande, quando il mondo è pieno di gente come Paterson, del paese di Paterson, New Jersey
Detto questo non credo che il tema sia la felicità o almeno vi è un'idea di essa che non mi garba. Cioè  è possibile esser felici solo chiudendosi in noi stessi, nei nostri progetti.
Il barista che si sfida da solo a scacchi è il cuore del film, il suo messaggio. D'altronde risulta chiarissimo che Paterson sia fondamentalmente felice di scrivere poesie, ma non riesce a condivider i sentimenti e la loro bellezza con nessuno. In particolare con la sua compagna.
Il loro è un affetto di facciata, che quasi mai è rivolto all'altro. Si scambiano le loro passioni artistiche ma non le condividono mai. Ognuno cerca nel suo modo di fare arte la felicità. Separati.
Questo è molto reale, ben descritto, perché sicuramente Jarmusch crea personaggi che rimangono a lungo nella memoria. Simboli del vivere reale, ma che non hanno nulla di reale, tranne alcune loro relazioni con gli altri.
Opera ben più sofisticata e raffinata di quanto possa apparire, mostra l'importanza della poesia o dell'arte per sopravvivere al nulla, al grigiore, all'abitudine. Sopratutto ci insegna come l'arte alberghi nei cuori  e nelle menti delle persone più impensabili anche degli uomini comuni
Vorrebbe esser un film che si occupa di felicità, ma è la tristezza a farla da padrona, seppur senza drammi, senza eventi particolarmente duri. Basta vivere una vita con una persona alla quale non sai che dire, star in un bar quando forse potresti partecipare a gare internazionali di scacchi.
Sono però le nostre passioni a salvarci, e forse in questo c'è davvero tanta felicità.
Piccolo film che però dice cose importanti, le dice anche bene se vuoi. Straordinario Adam Driver, il film in fin dei conti è lui

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