mercoledì 25 gennaio 2017

DOPO L'AMORE di JOACHIM LAFOSSE

L'amore è perfetto, meraviglioso, eterno. La vita di coppia no. Durante una relazione non mancano incomprensioni, rabbia, distacco, paura di perdere questa cosa sopravvalutata chiamata indipendenza, si fa i conti con una persona la quale, improvvisamente, non è più quel corpo che tanto ci eccitava o quel essere superiore, creato da noi e dalle nostre aspettative.. Tutto questo spaventa, spiazza, e nella tradizione occidentale, meglio buttar via un prodotto difettoso, tanto al centro commerciale ne trovo di nuovi e migliori. Questo ragionamento consumistico, ormai, contamina anche le nostre relazioni.
Anzi a volte penso che prima ancora di esultare per la felicità di trovare qualcuno che ci ami  e d'amare, nasca in noi il pensiero di "come e quando lasciarlo/a". Si prova, tanto poi al massimo ci separiamo, cosa vuoi che sia! Capita a tutti. Prima o poi l'amore finisce, inutile perder tempo a far funzionare una cosa che non va. Ah, dimenticavo: gli uomini son tutti uguali, le donne sono tutte uguali. Precari nel lavoro, lo siamo anche nei sentimenti. Egoisti mettiamo al mondo dei figli che tanto capiranno, se ne faranno una ragione, poi tanto il padre lo vedi nei fine settimana, ci sono pur sempre i nonni.
Il pensiero debole di gente fragile



Il film , davvero buono, di Lafosse mostra questo: la fine di un rapporto. Non sappiamo le ragioni, non ci verrà mai spiegato, assistiamo al normale gioco al massacro di due persone che forse si sono amate, o forse si sono lasciate trascinare dalle circostanze e illusioni. Tra di loro le figlie. Vediamo le giornate sottoposte al rancore, i colpi bassi, le ripicche, i silenzi e le scenate. Tanta rabbia, incapacità di comunicare con l'altro. Tutto però risulta scontato, normale, quotidiano. Questo succede a molte coppie che si lasciano o entrano in crisi. Eppure sono sicuro che ci sia sempre spazio per dire o fare qualcosa che possa salvare una relazione. Anche quando non si trovano gli strumenti all'interno della coppia.
Dovrebbero però chiedere aiuto, e nell'epoca del "il mio dolore è unico e tu che ne sai?" figurati se noi abbiamo la forza per andar in terapia di coppia o altro.
Preferiamo distruggerci, farci male, ricordare all'altro quanto sia inutile, rinfacciare all'altra le sue mancanze, ogni nostra forza è al servizio del cercare nuovi punti deboli per far soffrire il compagno o la compagna.
Tutto questo è ben rappresentato ed evidente nel film. Il quale ha il coraggio di mostrare, ma non si abbandona a facili momenti tragici. Par quasi un esperimento scientifico, il regista osserva questi due insetti e i loro comportamenti se posti in situazioni di disagio.
Non è, però, un film trattenuto o distaccato, noi avvertiamo la pena per questi due personaggi, detestabili, alla deriva. Perché sappiamo che sullo schermo stiamo vedendo qualcosa di concreto, tangibile, reale, qualcosa che conosciamo bene, perché testimoni di questi fatti, o perché qualcuno che conosciamo li ha vissuti.
Nella separazione io vedo solo la sconfitta. Totale e assoluta di due persone, le quali poi, in buona parte dei casi, prenderà queste ferite non come errori da evitare in futuro, ma come basi per approcciarsi all'altro.
E noi ce li becchiamo su Facebook che si lamentano come adolescenti

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