Non siamo femminucce.
Giorno dopo giorno, anno dopo anno. alla fine non piangi. Tua nonna, tua mamma, tua zia, la vicina che si prende cura di te, te l'hanno ripetuto talmente tante volte, che da bravo bambino hai imparato la lezione. Solo che il "non piangere" non è legato solo al dolore fisico. A volte ci commoviamo e lacrimiamo anche per gioia. Perché ci par impossibile che una vita tanto mediocre, fatta solo di duro lavoro, bollette da pagare, soldi da mostrare a tutti, come simbolo di benessere, abbia anche un piccolo spazio per la meraviglia.
Sissignore, io mi meraviglio! E mi commuovo, anzi peggio: mi esalto per la gioia e la felicità degli altri. Uomini o personaggi di un film, non importa. Si chiama empatia, o anche - in certi casi- capacità di immaginare, lasciarsi travolgere dalla storia, dai personaggi, ma si, dai! La vogliamo tirare in ballo? Dalla magia del cinema.
Oggi quando vai al cinema si va con l'intento di santificare o demolire, a prescindere, un'opera e il suo autore. La figura dello spettatore che partecipa al rito della visione, con i limiti e le gioie che esso offre, è sostituito da scafati esperti, maestri della tecnica, figure che ti spiegano cosa ti piace o no. Così si perde quel rapporto basato sulla fantasia, il sentimento, lo stupore; cose che per me stanno alla base della visione di un'opera. Sopratutto quando comprendi che non stai vedendo Antonioni, per cui : non rompere i coglioni. Detto con affetto, stima e umana pietà per la scomparsa di un'attitudine anche infantile, anche da poracci che non capiscono nulla, da proletari in libera uscita. di andare al cinema.
Tu però sei abituato a non piangere, a non fare la femminuccia. Per cui, come fai a capire una piccola emozione, a empatizzare per il dolore che vedi sullo schermo? Fai fatica e per questo ti attacchi ad accuse ridicole di "buonismo". Perché sei cresciuto negli anni 90, periodo in cui pessimi intellettuali- chiedo scusa agli intellettuali- scorretti ( ma correttamente inseriti nel sistema) ti hanno insegnato- in tv, al cinema, sui giornali- che la bontà è ipocrisia, il romanticismo roba da pirla, l'empatia tipo l'ebola ma più pericolosa. Migliaia di vite mediocri, che un po' di lavoro per lo sviluppo di fantasia e sentimenti avrebbero rese eccelse, che si credono fichissimi per i loro triti r ritriti post "irriverenti-cinici" sul Natale, San Valentino, fino ai migranti e alle minoranze. Cuccioli in cerca d'affetto, porelli loro, che devono far sentire a tutti il loro ruggito del coniglio.
Poi quando si trovano di fronte a film che mettono in evidenza i sentimenti, la meraviglia, il romanticismo, sbarellano di brutto! E allora vai di: buonismo, ruffiano, furbo! Molti si danno da fare per evidenziare che le accuse sono sciocche. No, ma perché? Semmai andrebbe fatto notare a questi che non tollerano il buonismo, che la furbizia e l'astuzia- vista da loro- è alla base dell'industria cinematografica. Sfruttare, in modo ruffiano e furbo, dei sentimenti è un atto di raro cinismo, per cui questa è proprio la loro pellicola. I detrattori non ci arrivano.
Ma allora, che razza di film è " La Forma dell'acqua" ? Oh, bene: parliamo del film. Un'opera che come tutte le pellicole cinematografiche divide tra entusiasti e detrattori. Ognuno colle sue ragioni, e le sue cazzate.
Io non so se è un capolavoro, non ho questa ossessione di far sapere a tutti che vedo "capolavori". Sono uno spettatore che col mezzo cinematografico ha un rapporto anche immaturo, se la cosa vi dovesse far sentir bene potrei anche ribadire la mia mancanza di preparazione tecnica e universitaria, basato sul sentimento, l'emozione, la meraviglia di perdermi in una storia e sentire i personaggi come amici o fratelli.
Io ho amato questo film, non ai livelli de "Il labirinto del fauno, ma mi è piaciuto tantissimo.
Perché il fantastico non viene usato come metodo per far caciara, degli effetti che stordiscono, roba che guardi mentre mangi i pop-corn. Qui il fantastico è dentro a un contesto verosimile che riconosciamo.
Eh, badate bene: non è la Guerra Fredda. Non è nemmeno una pellicola sui diritti civili di gente con difficoltà a farsi accettare da una società " sana, normale, per famiglie", come dice il ragazzo che lavora al negozio di torte al vecchio omosessuale.
No, in questo film si parla di una cosa che tutti conosciamo nell'epoca della grande comunicazione e dei mille amici su Facebook: la solitudine.
Anzi, dirò di più: l'abitudine a esser soli. Ti capita di sentirti così quando da bimbo non è che ci sia la fila per farti giocare a pallone, eh! E allora prendi i tuoi giocattoli e inventi una cosa per non farti rimanere male. La vivi quando da adolescente e da giovane, per vari motivi non hai un vero gruppo di amici, una ragazza o ragazzo speciale, e va bene, io troverò un modo per andare avanti
Così ti ritrovi anziano, solo, con tanta voglia di dir un " ti amo" o mandare a fanculo il cretino di turno. Non lo fai, hai degli impegni da rispettare
Per la protagonista è: svegliarsi, masturbarsi, far colazione, andar al lavoro e una volta a casa, far compagnia al vicino di casa. Un uomo anziano, omosessuale, che vive coi suoi gatti.
La solita vita che alla fine diventa un alibi, un modo per tirare avanti. Lontani dal mondo.
Fino a quando l'amore entra nella tua vita. E vi posso giurare, per esperienza personale, che hai voglia tu di aggrapparti alle tue abitudini, alla bellezza di esser soli, non puoi controllarla. Almeno non ci riusciamo noi poveri buonisti, e infatti finiamo tutti male: con qualcuno al nostro fianco, che ci accoglie la sera quando siamo stanchi, che ascolta i nostri sogni di gloria e l'amarezza delle nostre sconfitte. Che fine orribile, cari cinici da social, niente in confronto alla bellezza dei vostri post,eh!
La svolta nella vita di questa giovane donna e delle persone che le vogliono bene, giunge inaspettata e in modo singolare.
Ella, come professione, si occupa delle pulizie in un laboratorio governativo/dei servizi segreti o una cosa simile. Qui un giorno viene portato uno strano essere. Una sorta di dio acquatico, trovato in un fiume del Sudamerica. Questa creatura fa gola all'esercito americano e ai meravigliosi agenti del kgb ( d'altronde siamo in piena guerra fredda).
La giovane donna si innamora di questo essere, ridotto a una penosa vita in catene, piena di sofferenza, totalmente solo. Comprende che come lei, costui ha bisogno di vivere. Ha bisogno di un po' d'amore. Anzi: lei ha bisogno di innamorarsi e vivere una relazione, va bene anche un mostro della laguna nera.
Un amore sessuale, passionale, fisico, oltre che sentimentale.
Questo sentimento sarà alla base di una decisione tanto coraggiosa quanto pericolosa che vedrà un gruppo di buoni per caso lottare contro un nemico feroce, crudele, immagine assoluta del male: Micheal Shannon. Garanzia di personaggi folli, non proprio amichevoli, qui supera sé stesso in una interpretazione magistrale.
Strickland, a ben vedere, in altri film sarebbe il "buono". Anzi, lui è il classico eroe americano, o meglio ancora la visione che il cinema e il popolo statunitense ha di sé: fedele alla moglie e alla patria, con una bella casa, una cadillac, due bambini sani. Il ritratto del buon americano. Viceversa lo scienziato sovietico, infiltrato nel laboratorio, sarebbe il classico cattivo. Il nemico del mondo libero, civile, lo spione subdoilo. Del Toro sovverte l'immaginario collettivo mentre lo mette in scena, rispettando le regole.
La Forma dell'Acqua, ci ricorda che il cinema di genere, quando è fatto bene, ha la stessa dignità di opere giustamente ritenute di alta qualità. Non si svilisce il cinema d'autore o più ricercato, quando si ammette la bellezza di pellicole popolari, ma non rozze e cretine. Del Toro è un Autore, con una sua poetica precisa e una visione politica del genere, senza che diventi mai un comizio o si perda il gusto per lo stupore.
Opera ricca di citazioni, senza però scadere nel "citazionismo a cazzo" o per supplire mancanze di idee, atto d'amore per il cinema classico, quello delle grandi storie e delle emozioni in Cinemascope.
Non solo, va che il buon Del Toro è un appassionato di Musical, come me, e non di quelli cerebrali, con canzoncine e balletti degni di una compagnia telefonica, ma quelli di assoluta e totale pulcretudine. Perché la musica, nella sequenza migliore di tutto il film, fa cantare i nostri cuori.. Figurati se non dona la voce a Elisa Esposito, la protagonista di questo film, per dichiarare il suo amore a un essere tanto carino, ma non troppo; visto che mangia i gatti.
Una sequenza che ci riporta sia ai grandi film degli anni 30, che al finale di quel capolavoro che è The Artist, ma sopratutto mi riempie di gioia perché Del Toro vede Netflix e questa bellissima serie
Eh, bei tempi quelli!
2 commenti:
Splendida recensione per uno splendido film. Che bello, per una volta, poter entrare in sala e liberare il cervello da paure, preconcetti e limiti "cinefili", godendosi col cuore un BEL film, un crogiolo di emozioni ed immagini memorabili!
Il cinema parla anche dei nostri sogni e sentimenti. Lasciarsi travolgere da queste cose non può che farci bene. Poi, ho tutto il tempo per farmi male, benissimo, coi film del mio amato Bergman ^_^ Grazie per l"splendida recensione"
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