Una coppia di sposini in viaggio di nozze in Baviera ha un problema con la loro macchina, per cui sono costretti a cercar rifugio in una locanda. L'atmosfera di abbandono, trascuratezza, del locale in cui decidono di stazionare aspettando il momento propizio per andarsene, non turba minimamente la giovane coppia. I proprietari dell'albergo mostrano un comportamento strano nei loro confronti. Da una parte l'uomo fa di tutto per intrattenere gli ospiti, mentre la donna sembra persa in un mondo lontano. Passa poco tempo e ai due giovani sposi giunge, tramite lettera, la richiesta di recarsi al castello di un conte, una specie di signorotto locale, che vorrebbe conoscerli di persona.
Un b-movie della Hammer ha sempre un suo fascino personale che lo contraddistingue da tutto il resto delle produzioni horror.Anche quando ci troviamo a veder l'opera di un buon mestierante, ma di sicuro non un maestro come Fisher o Freddie Francis, giusto per far solo due nomi. Sharp dirige una pellicola che osa creando un'atmosfera di perversione e violenza trattenuta, puntando sulla seduzione come trappola del male, creando un forte contrasto tra bene e male, che nella sua pratica in realtà mette in luce la ferocia, anche ottusa, di chi combatte contro il maligno. Non mancano anche elementi macabri, paurosi, che all'epoca, a mio avviso, avranno senza ombra di dubbio spaventato molti spettatori.
Dal sangue che esce copioso da una bara, fino al finale (tra i più feroci ed originali) l'opera non tralascia quasi nulla, per disturbare lo spettatore. Certo, oggi siamo abituati a cose ben peggiori, tuttavia mi piace ricordare che proprio il genere horror è quello che da sempre si batte per contrastare la censura e spostare l'immaginazione, la potenza di mostrare l'immostrabile un passo più in avanti. Questa lunga tradizione è stata portata avanti anche da registi di serie b, non eccellenti, ma che con il loro duro e onesto lavoro, sovente bistrattato, hanno scritto la storia del cinema horror e in parte anche quella della nostra società.
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