"Non penso mai a me stesso come regista, penso di essere uno dei peggiori registi esistenti. Io non conto, non faccio nulla. Sono responsabile del film nella misura in cui ne sono responsabili tutti gli altri. Per me i film hanno poca importanza. È la gente che è più importante "
Ecco,giusto per continuare il discorso cominciato con il mio post precedente,cosa intendo per un uso dell'immaginario,dell'artistico,non onanista ed isolazionista.Con queste parole Cassavetes ha spiegato perfettamente cosa dovrebbe stare al centro del cinema e della cultura nelle sue rappresentazipni:la gente.Stare con loro,vivere l'epica della loro quotidianità e normalità,che non è affatto noia,portare sullo schermo le loro vite,ansie,disperazioni,gioie.Un cinema militante di rappresentazione e militanza.
Nato a New York il 9 dicembre del 1929 e morto a Los Angeles il 3 febbraio 1989-anno di merda politicamente e doloroso per la sua scomparsa- quando parliamo di Cassavetes parliamo di CINEMA ai massimi livelli.Attore,sceneggiatore,regista,montatore,non solo attivo sul grande schermo-spesso in ruoli di canaglia,ma mai banali e scontati-ma anche a teatro e in tv.Credo che lui -chiaramente non da solo - sia stato quello che meglio abbia definito il ruolo innovativo del regista indipendente e del cinema indipendente.Prima delle derive del sundance dove piccolo e povero,significa film ombelicale e al risparmio.Si.non sempre ,ma le necessità e l'aggressività dirompente delle opere cassavetessiane mi par andata persa tra le nuove leve.
Quali sono i punti cardine del suo cinema,che deriva da un movimento di quel periodo definito:scuola di new york?Eccoli,e fateci caso sono tutte cose buone e giuste:1)Realismo,2)Documentarismo,3)Improvvisazione,ma attenzione questo non vuol dire famo alla cazzo de cane,come è uso e costume da noi.Ma di improvvisare reazioni e dialoghi su una solida base di sceneggiatura,4)Povertà dei mezzi di produzione.Capolvogendo la grandiosità pomposa e magniloquiente di hollywood,un durissimo attacco quindi all'industria del cinema.Un omaggio serio e motivato a un altro grande maestro della celluloide e del pensiero attivo:Cesare Zavattini.
Tutto questo avviene negli anni tra la fine dei cinquanta e inizi 60,dopo il periodo nerissimo del maccartismo,si sentiva il bisogno di ribellarsi e rivoluzionare il cinema.Non per niente Cassavetes ha collaborato tra gli altri anche con un grande nome dimenticato dai più- si sa "i più " sono la massa di coglioni..che poi ti prendono in giro perchè tu fai politica e guardi quella merda di film "d'autore"- parlo del grande :Martin Ritt.Quel movimento cercò ,con successo,di rappresentare un'america vera e cruda,al di là delle frivolezze e del grandeur propagandato dagli studios.
Sul set,come regista,lasciava spazio agli attori di improvvisare,proprio per creare la massima adesione al realismo.Genio!
Per fare questo, però, si deve fare affidamento su un gruppo di attori che siano anche ottimi amici del regista.Infatti in tutte le sue pellicola appaiono e danno il meglio di sè attori del calibro di :Seymour Cassel,Ben Gazzara,Peter Falk,la moglie Gena Rowlands.Cassavetes fece pure recitare i propri parenti.Cinema famigliare,intimista,ma di potenza inaudita.
Le tematiche principali sono i rapporti di coppia,le crisi e insofferenze nelle relazioni sentimentali,e il tessuto sociale.Non sono stupide storie d'amore dove i due piccioncini vivono in altri luoghi o tempi.Sono storie d'amore ben radicate nella società.Cioè fare diventare l'amore e l'affettività materia politica .Genio!
Agli inizi della sua carriera ,lavorò molto in tv,e fondò anche una scuola di recitazione off broadway.Il suo primo film da regista è un'opera considerata sperimentale:Ombre.Narra la storia di tre fratelli di colore.Con diversi gradi di negritudine.Massimo realismo,fotografia sgranata.Venne finanziato attraverso annunci sui giornali e per radio.Il film però fu rimontato da Cassavetes in una versione più commerciale e proiettato a Venezia.Questo fatto lo portò ad avere uno scontro con chi-a ragione-sosteneva che la scelta fosse sbagliata.
In ogni caso il film andò tuttosommato bene.Diresse quindi un film Blues di mezzanotte,sul mondo del jazz,la lavorazione non fu facile perchè egli soffrì le imposizioni di produzione.Cosa che peggiorò con il successivo :Gli esclusi-peraltro un ottimo film a mio parere,anche se lontanissimo da quello che avrebbe fatto poi-la pellicola fu un grosso insuccesso e quindi finì per essere cacciatoIniziò un periodo di esilio forzato.In realtà ebbe ruoli televisivi e lavorò anche al remake de I Killers,cioè Contratto per uccidere del grande Don Siegel.
Nel frattempo coltivò un progetto sperimentale e importante per lo svolgersi della sua carriera:Volti.Una specie di work in progress da girare con attori professionisti e no.Una lavorazione davvero epica se si considera che venne girato un prodotto di 17 ore e con trecento persone coinvolte.Chiaramente il film ,che prese un arco di tempo dal 65 al 68,venne poi montato nella sua versione di due ore e dieci minuti.Opera fondamentale,capolavoro sperimentale e di crudo realismo.Partecipò a festival di cinema ed ebbe una nomination per la sceneggiatura,agli Oscar.
Nonostante questa impresa eccezionale,trova anche il tempo di recitare in film eccelsi quali Rosemary's baby e Quella sporca dozzina.
Gli anni settanta si aprono con due immensi capolavori,due film che definire magnifici è poco:Mariti e Una Moglie.Questo considerato anche il suo miglior lavoro.Un vero atto d'amore per la sua compagnia Gena che giganteggia nel ritratto di donna psicologicamente fragile.Trovare ruoli simili?Forse solo Von Trier è riuscito con alcune sue pellicole.
Ebbe invece problemi con il film successivo:Assassinio di un alibratore cinese.Perchè ,oltre a essere massacrata di tagli,non venne compreso il suo raffinato lavoro sul genere gangster.Pellicola godibilissima,comunque.
Conclude il decennio uno dei migliori e sofisticati film sulla arte del fare l'attore.Un film sofferto:la sera della prima.
Inziano i pestiferi anni 80,che avrebbero visto trionfare il reaganismo maccartista con pellicole d'azione imbecilli e lo stuporismo d'accatto spielberghiano,chiaro che per un vero innovatore e autore le cose non si mettono benissimo.
Nondimeno Cassavetes regala al pubblico un film di grande impatto,pellicola che a mio avviso ha fortemente ispirato un capolavoro come Leon,parlo di :Gloria.
Il suo vero testamento cinematografico.Storia di una donna di dubbia moralità che si ritrova a proteggere il figlio di un tizio ucciso dalla mafia.
Gli ultimi anni non sono felicissimi:litigi con i produttori e problemi di salute.
Morì a soli 59 anni.
Oggi credo che rivedere i suoi film serva per comprendere che nel cinema non contano solo effetti speciali,storie mastodontiche di tizi con poteri paranormali,supereroi,pellicole cattiviste per fighetti.Cioè quello che si è ridotto ad essere il cinema che ha colonizzato la nostra vita,quello yankee.Che fare film è anche rappresentare la realtà,parlare di noi e delle nostre vite.Un modo di fantasticare diverso,meno isolazionista e superficiale.Il cinema come potentissima macchina di narrazione umana e sociale,a suo modo politico.Perchè tutto è politica e fare finta che non sia così non vi salverà dall'essere giudicati e criticati.
Un modo di intendere e fare film che a me personalmente commuove e conquista,ma si sa..io faccio l'intellettuale!
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lunedì 16 luglio 2012
domenica 22 gennaio 2012
ATTO D'AMORE:LARS.
PRIMO CAPITOLO
IL SOGNO.
Una conferenza stampa molto animata,quasi rissosa potremmo scrivere ,ha animato oggi la giornata al Festival di Cannes.Non poteva essere altrimenti:Lars Von Trier si presentava in gara con un film scritto dallo sceneggiatore,drammaturgo,commediografo Davide Viganò.Due personalità forti ,(si narra anche di leggendari litigi sul set,con il nostro connazionale che bestemmiava in dialetto brianzolo contro il divino danese),particolari,controverse.Questo è alla base di un solido legame nato durante queste riprese.
Il film presentato è la storia di un uomo difensore del cinema come azione individualista e personale,che vuole girare il film d'autore definitivo.Troverà ostacoli nel pubblico,nella critica,e nella troupe stessa.Fino a un malinconico abbandono a una tristissima e totale solitudine
""L'inutilità del cinema e sopratutto delle chiacchiere su di esso", mi è venuto in mente durante l'ultima settimana di lavoro sul set,di vabbè ma voi sapete già di come ho debuttato?Scrivendo film di genere.Io però sono anche una gran brutta persona,sapete?Altrimenti non lavorerei con un maligno come Lars.Cioè devi davvero odiare la gente e il cinema per girare Antichrist!"Risate in sala e prima grossa rissa con il danese.
"Lavorare con Davide?Una perdita di tempo,come potrebbe essere fare cinema.Ecco l'adoro per questo.Una delle pochissime persone che ,non vorrei esagerare, stimo molto.Anche quando scriveva quelle zombate all'italiana ,ricordi?"Viganò mostra il dito medio.
"Si,Lars ha radicalmente cambiato la mia vita,e per questo ho deciso di querelarlo.Dico,ero un ragazzino normale e tranquillo,poi arrivano i suoi film.E insomma,non credo che dopo una persona sia la stessa.Ti cambia.Certo se hai l'intelligenza di comprenderlo.Non è da tutti"Fischi in sala da parte di critica e pubblico.
"Credo che il Davide migliore sia quello che lavorava ,come aiutante per giunta,di quella ragazza romana che tanto mi detesta.Si,quella che di tutta la mia carriera ha scritto sul suo blog di Anti-Christ.Ecco,gli voglio talmente tanto bene che gli offro questo consiglio:lasciami il premio che vinceremo e tornatene a fare l'aiuto regista,va"
"Si,questo danese che a volte sembra simpatico come sabbia nelle mutande era,è,sarà,il mio mito.La leggenda immortale,il punto di riferimento.Non credo che il cinema debba essere solo intrattenimento,ma anche una sfida che si lancia allo spettatore.E come lo sfidi?Parlando di te.Così ha fatto Woody Allen e tanti altri.Io avevo un sogno,nonostante il grande affetto della critica,di qualche spettatore che ha avuto la forza e la pazienza di vedere i miei film,bè sono contento che si sia avverato.Lars è il Padre di Dio,come già scrissi una volta.Io credo che senza questo uomo il cinema sarebbe morto.Negli anni 90 c'era solo lui,e poi il mio amico Zhang Yimou e Paul Anderson.Io amo gli autori.Sono come i cowboy o i giustizieri solitari,destinati magari a una brutta fine,invisi al grande pubblico,ai critici improvvisati.Ma sono loro che ti danno la forza di farti sentire e di andare avanti."
Il duo ha vinto il festival di Cannes,presentandosi decisamente alterati dall'alcol ,non sono mancati i soliti deliri provocatori filo stalinisti di Viganò.E comunque potete detestarli,ma questi due sono parte del grande cinema d'autore.Sparategli o applauditeli.
CAPITOLO SECONDO
QUANDO NASCE UN AMORE
Bè,ecco vediamo di ricordare...Cazzo,avevo credo che ..Si,ecco ..No,non ricordo quanti anni avessi.Forse 18,ma comunque non importa.Ricordo però che ero a casa da solo,vado in videoteca e prendo la cassetta,si perchè all'epoca esistevano queste videocassette non c'erano ancora i dvd fatevi spiegare poi dai vostri padri cosa erano questi oggetti,ok?Dicevo?Ah,si la vhs de Le Onde del Destino.Ora credo che tutti noi si nasca con una sorta di sceneggiatura già scritta in tasca,no?Una specie di roba:primo tempo,intervallo,secondo tempo e poi inevitabilmente titoli di coda.Quindi forse era voluto da Dio,o dal destino, dal congresso stellare del Pcus,cazzo ne so!Comunque,da quella visione è nato un grandissimo,profondissimo,eterno ,amore.Tra me e il cinema di questo grande artista.Si,lo so che il cinema è industria,che il pubblico essendo massa amorfa ha la pazienza di un bimbo di due anni,i più maturi,che la critica talora o pompa esageratemente o non capisce un cazzo.Quindi moltissimi parlano malissimo di Lars,hanno forse anche ragione.Tuttavia me ne frego,ti piace questo slogan?L'ha inventato un dittatore che come me è del segno del leone e si è diplomato come maestro elementare.Non sono fascista,però era così tanto per provocare.Ecco,uno dei grandi errori che tutti fanno quando parlano di Lars è quello di ritenerlo un provocatore,un genio montato,da prendere come un noioso scherzo intellettuale,ma Lars è danese NON è Francese.No,Lars è uno dei pochi veri uomini di cinema che non ha mezze misure,è più grande di tutti i film messi insieme.Egli è cinema nella carne,nelle ossa,nel suo sangue.E insomma tornando indietro.Metto su la vhs di Onde del Destino e a fine proiezione ero devastato.Cioè,mica ho visto un film.Magari bello,ma che dopo un po' dimentichi.O ricordi per farti 4 risate con gli amici.No,io ero dentro totalmente e per sempre in quella visione.Una gioia profonda e straziante,condita da lacrime e pianto liberatorio perchè Lars è come una sorta di mago che ti lascia questi incantesimi e ti trascina con sè,una volta che ti fai prendere sarai sempre legato al suo cinema.Potrà fare cose che non ti piacciono,ma non puoi voltargli le spalle,non lo puoi dimenticare.Noi siamo sull'isola con Emily Watson:hai voglia di consolarla,di dirle di non salire su quella dannata nave,di non andare contro una morte assurda,e lo urli allo schermo.Impotente,perchè questo è cinema.Non è una cosa che tanto per passare il tempo e poi annamo a giocà ar bowling.Che ci vuole anche quel cinema e si fanno molte cose bellissime,tuttavia per me è fondamentale che vi sia un Von Trier.Forse non capirò del tutto la sua poetica,ma per noi occhialuti è un amico,un maestro,quello che non ti fa sentire solo con la tua presunta superiorità-spesso frutto di una megalomania inopportuna-quello che ti riempie la vita,i sogni.Ecco io amo il cinema di Von Trier.E son contento che molti non lo possano sopportare,ho una missione:difenderlo e sostenerlo.
CAPITOLO 3-LA VITA (informazioni rielaborate partendo dal bellissimo sito www.zentropa.altervista.org.
Devo dire come mi chiamo?Si,ecco:Mi chiamo Lars Trier sono nato in danimarca il 30 aprile del 1956. Chi erano i miei genitori?Ulf Trier e Inge Host.Allora era di moda credere che la libertà senza responsabilità fosse davvero una bella cosa,loro mi hanno,si può dire cresciuto?Bè,anche loro pensavano la stessa cosa.Non è facile e giusto crescere senza una guida.Questo mi ha fatto apprezzare moltissimo l'autodisciplina e ho cercato nella leadership la mia salvezza.A scuola non è andata meglio.No.
Mi sono iscritto a un college severissimo,inflessibile,e questo mi ha dato non pochi problemi.Lundtofte si chiama.Immaginate uno che cresce senza regole lì dentro.Successivamente ,crescendo,mia madre in punto di morte mi dice che Ulf non è mio padre.
Lei per darmi un gene artistico aveva avuto una relazione con Fritz Micheal Hartman.Rampollo di una nota famiglia di compositori.Io che per tutta la mia vita ero orgoglioso di essere ebreo,scopro di non esserlo.Tento svaritissime volte di riprendere i contatti con il mio vero padre,ma non ci riesco mai.Mai.
Mio nonno Sven Trier,diceva che quando abitava in Germania i crucchi confondevano spesso il diminutivo Sv con Von.Così per vezzo ho deciso di aggiungerlo al mio reale cognome.L'arte è una cosa nobile no?E quindi che gli artisti si prendano un titolo nobiliare.Duke Ellington,Count Basie,Von Sternberg E così via.Si nel 1978 soffrivo di autovenerazione fortissima,capita.
Ho debuttato a 13 anni,grazie a mio Zio Host e ho un piccolo ruolo nella serie L'estate segreta.
Comincio a girare filmetti,cose che fanno tutti no?Trovo lavoro presso lo Statens Film Central,dove imparo a utilizzare macchinari professionali sopratutto per il montaggio,nel 77 giro i miei due primi lavori:il giardiniere delle orchidee e Menthe la ragazza felice,questo siccome non son pirla lo giro in francese
Vinco il concorso che mi porta dritto al Danish Film Institute.Ottengo buonissime critiche con Nocturne e Befrielsesbilleder,scritto anche questo dal mio amico Tom Elling
Dopodiche come saprete,ha inizio la mia personalissima trilogia intitolata "Europa",che non è affatto una lezione di geografia,ma uno stato mentale
I tre film della serie-l'elemento del crimine,epidemic,europa- devo ammettere sono dei grandiosi insuccessi in patria,ma hanno il merito di farmi scoprire nel resto del mondo.Come si dice?C'è del marcio in Danimarca!Si,il loro senso estetico cinematografico.
In Europa interpreto la parte di un ebreo,omaggio alle mie radici perdute.
Mi ricordo che da bambino leggevo un libro,fiabesco forse,dove la protagonista era una tizia che faceva sempre il bene degli altri,o una cosa simile.Questa è stata l'ispirazione per aprire una nuova trilogia,quella del Cuore D'oro.
Il primo capitolo è Le Onde del Destino.Qui mi diverto un po' a confondere le acque ,perchè è il primo film in cui rivoluziono del tutto la mia idea di cinema e di come girare un film.Il famoso manifesto Dogma 95,però mi prendo delle grandissime libertà tecniche.Una sorta di passaggio tra un Lars e un Von Trier insomma.
Dopo Le Onde giro il primo e vero film seguendo il manifesto Dogma,che è Idioti. Film molto discusso,criticato,amato.Un grandissimo successo a livello europeo.Segue la cosa migliore che abbia mai fatto quella elfa scassapalle di Bjork o quello è il tennista?Vabbè,le ho dato l'immortalità con la sola cosa buona fatta da ella:Dancer in the dark,ottimo successo anche popolare.Il mio amore per il cinema di genere questa volta si mostra nel girare un musical,ma è un musical di Von Trier.Non una cosa normale,insomma!Tutto girato in digitale.
Visto l'enorme successo anche commerciale,mi si offre la possibilità di lavorare con la ex moglie di quel nanetto,quello che dovrebbe stare a far la sua porca figura nei giardini di beverly hills e invece fa film:Tom Cruise.Bè,lavoro con la moglie:nIcOlE Kidman.
Dogville fa parte di una nuova trilogia contro l'america.Essere anti americani è,come dice il mio grande amico davide viganò,un atto di maturità delle popolazioni occidentali.Non esiste affatto l'anti americanismo d'accatto,al massimo quello semplicistico.Al massimo.
Dogville segna anche un modo innovativo e diverso di fare cinema,cambio di nuovo.Dite a un Tarantino qualsiasi di fare questo.
Giro Manderley e poi invece di finire la trilogia,decido di far vedere a tutti che sono bravissimo anche nel film di disimpegno e divertimento e giro una commedia:IL GRANDE CAPO.Commedia sul capitalismo,forse,sopratutto un grande film comico.
Ho girato spot e fatto tv,diretto Medea riprendendo un progetto del mio idolo,la leggenda nazionale:Dreyer.
Ho diretto anche The Kingdom una serie tv horror,mostrando di nuovo quello che sfugge a molti il mio amore per il cinema popolare che ristrutturo e riscrivo secondo i miei gusti,giro anche una seconda serie di Kingdom una sorta di horror ospedaliero con zombi,fantasmi,insomma una figata.
Alla fine di ogni puntata appaio in pubblico con lo smoking che indossava Dreyer.Un grande onore per me.
Una cosa che abbiamo in comune assolutamente e ci rende uguali io e il mio venerabile fan Davide Viganò è lo strano rapporto con la disciplina.Abbiamo il bisogno di catalogare,etichettare,mettere ordine,redimere manifesti,sempre.Questo mi spinse già nel 1984 durante l'uscita di Elemento del crimine nel focolizzare l'attenzione sulla figura attiva del regista e non passiva,(il regista è maschio e il film femmina),poi arriva e questa chissà come mi è venuta in mente,la teoria della bazzecola.Durante le riprese di Epidermic ebbi modo di dire che i veri capolavori si trovano nel cinema minore.Giravo Europa e via con il manifesto del "masturbatore dello schermo".Ganzo!
Poi la genialata assoluta,la vera opera d'arte degli anni 90 ,soffocati dalla miseria del citazionismo e del cattivismo da happy hour:il 13 marzo 1995 creo il movimento Dogma 95.Insieme ad altri apostoli,ehm..colleghi .Un voto di castità totale della truppa di cimenatografari e artisti di fronte a un cinema spoglio,dimesso,eppure vitalissimo.Dovevamo fare 5 flm,ne escono 35.Segno degli ampi consensi ricevuti.
Sono pieno di fobie e anche qui ne ho alcune in comune con Davide:entrambi odiamo gli aerei,abbiamo paura di volare.Poi sono ipocondriaco,penso sempre di avere un male terribile.
Bè,eccomi qui:Mi chiamo Lars Von Trier e faccio cinema.
la minaccia:ogni lunedi per scappare dalle grinfie del Gf,guarderò un film di questo immenso maestro e poi indegnamente ne scriverò su questo umilissimo blog.
IL SOGNO.
Una conferenza stampa molto animata,quasi rissosa potremmo scrivere ,ha animato oggi la giornata al Festival di Cannes.Non poteva essere altrimenti:Lars Von Trier si presentava in gara con un film scritto dallo sceneggiatore,drammaturgo,commediografo Davide Viganò.Due personalità forti ,(si narra anche di leggendari litigi sul set,con il nostro connazionale che bestemmiava in dialetto brianzolo contro il divino danese),particolari,controverse.Questo è alla base di un solido legame nato durante queste riprese.
Il film presentato è la storia di un uomo difensore del cinema come azione individualista e personale,che vuole girare il film d'autore definitivo.Troverà ostacoli nel pubblico,nella critica,e nella troupe stessa.Fino a un malinconico abbandono a una tristissima e totale solitudine
""L'inutilità del cinema e sopratutto delle chiacchiere su di esso", mi è venuto in mente durante l'ultima settimana di lavoro sul set,di vabbè ma voi sapete già di come ho debuttato?Scrivendo film di genere.Io però sono anche una gran brutta persona,sapete?Altrimenti non lavorerei con un maligno come Lars.Cioè devi davvero odiare la gente e il cinema per girare Antichrist!"Risate in sala e prima grossa rissa con il danese.
"Lavorare con Davide?Una perdita di tempo,come potrebbe essere fare cinema.Ecco l'adoro per questo.Una delle pochissime persone che ,non vorrei esagerare, stimo molto.Anche quando scriveva quelle zombate all'italiana ,ricordi?"Viganò mostra il dito medio.
"Si,Lars ha radicalmente cambiato la mia vita,e per questo ho deciso di querelarlo.Dico,ero un ragazzino normale e tranquillo,poi arrivano i suoi film.E insomma,non credo che dopo una persona sia la stessa.Ti cambia.Certo se hai l'intelligenza di comprenderlo.Non è da tutti"Fischi in sala da parte di critica e pubblico.
"Credo che il Davide migliore sia quello che lavorava ,come aiutante per giunta,di quella ragazza romana che tanto mi detesta.Si,quella che di tutta la mia carriera ha scritto sul suo blog di Anti-Christ.Ecco,gli voglio talmente tanto bene che gli offro questo consiglio:lasciami il premio che vinceremo e tornatene a fare l'aiuto regista,va"
"Si,questo danese che a volte sembra simpatico come sabbia nelle mutande era,è,sarà,il mio mito.La leggenda immortale,il punto di riferimento.Non credo che il cinema debba essere solo intrattenimento,ma anche una sfida che si lancia allo spettatore.E come lo sfidi?Parlando di te.Così ha fatto Woody Allen e tanti altri.Io avevo un sogno,nonostante il grande affetto della critica,di qualche spettatore che ha avuto la forza e la pazienza di vedere i miei film,bè sono contento che si sia avverato.Lars è il Padre di Dio,come già scrissi una volta.Io credo che senza questo uomo il cinema sarebbe morto.Negli anni 90 c'era solo lui,e poi il mio amico Zhang Yimou e Paul Anderson.Io amo gli autori.Sono come i cowboy o i giustizieri solitari,destinati magari a una brutta fine,invisi al grande pubblico,ai critici improvvisati.Ma sono loro che ti danno la forza di farti sentire e di andare avanti."
Il duo ha vinto il festival di Cannes,presentandosi decisamente alterati dall'alcol ,non sono mancati i soliti deliri provocatori filo stalinisti di Viganò.E comunque potete detestarli,ma questi due sono parte del grande cinema d'autore.Sparategli o applauditeli.
CAPITOLO SECONDO
QUANDO NASCE UN AMORE
Bè,ecco vediamo di ricordare...Cazzo,avevo credo che ..Si,ecco ..No,non ricordo quanti anni avessi.Forse 18,ma comunque non importa.Ricordo però che ero a casa da solo,vado in videoteca e prendo la cassetta,si perchè all'epoca esistevano queste videocassette non c'erano ancora i dvd fatevi spiegare poi dai vostri padri cosa erano questi oggetti,ok?Dicevo?Ah,si la vhs de Le Onde del Destino.Ora credo che tutti noi si nasca con una sorta di sceneggiatura già scritta in tasca,no?Una specie di roba:primo tempo,intervallo,secondo tempo e poi inevitabilmente titoli di coda.Quindi forse era voluto da Dio,o dal destino, dal congresso stellare del Pcus,cazzo ne so!Comunque,da quella visione è nato un grandissimo,profondissimo,eterno ,amore.Tra me e il cinema di questo grande artista.Si,lo so che il cinema è industria,che il pubblico essendo massa amorfa ha la pazienza di un bimbo di due anni,i più maturi,che la critica talora o pompa esageratemente o non capisce un cazzo.Quindi moltissimi parlano malissimo di Lars,hanno forse anche ragione.Tuttavia me ne frego,ti piace questo slogan?L'ha inventato un dittatore che come me è del segno del leone e si è diplomato come maestro elementare.Non sono fascista,però era così tanto per provocare.Ecco,uno dei grandi errori che tutti fanno quando parlano di Lars è quello di ritenerlo un provocatore,un genio montato,da prendere come un noioso scherzo intellettuale,ma Lars è danese NON è Francese.No,Lars è uno dei pochi veri uomini di cinema che non ha mezze misure,è più grande di tutti i film messi insieme.Egli è cinema nella carne,nelle ossa,nel suo sangue.E insomma tornando indietro.Metto su la vhs di Onde del Destino e a fine proiezione ero devastato.Cioè,mica ho visto un film.Magari bello,ma che dopo un po' dimentichi.O ricordi per farti 4 risate con gli amici.No,io ero dentro totalmente e per sempre in quella visione.Una gioia profonda e straziante,condita da lacrime e pianto liberatorio perchè Lars è come una sorta di mago che ti lascia questi incantesimi e ti trascina con sè,una volta che ti fai prendere sarai sempre legato al suo cinema.Potrà fare cose che non ti piacciono,ma non puoi voltargli le spalle,non lo puoi dimenticare.Noi siamo sull'isola con Emily Watson:hai voglia di consolarla,di dirle di non salire su quella dannata nave,di non andare contro una morte assurda,e lo urli allo schermo.Impotente,perchè questo è cinema.Non è una cosa che tanto per passare il tempo e poi annamo a giocà ar bowling.Che ci vuole anche quel cinema e si fanno molte cose bellissime,tuttavia per me è fondamentale che vi sia un Von Trier.Forse non capirò del tutto la sua poetica,ma per noi occhialuti è un amico,un maestro,quello che non ti fa sentire solo con la tua presunta superiorità-spesso frutto di una megalomania inopportuna-quello che ti riempie la vita,i sogni.Ecco io amo il cinema di Von Trier.E son contento che molti non lo possano sopportare,ho una missione:difenderlo e sostenerlo.
CAPITOLO 3-LA VITA (informazioni rielaborate partendo dal bellissimo sito www.zentropa.altervista.org.
Devo dire come mi chiamo?Si,ecco:Mi chiamo Lars Trier sono nato in danimarca il 30 aprile del 1956. Chi erano i miei genitori?Ulf Trier e Inge Host.Allora era di moda credere che la libertà senza responsabilità fosse davvero una bella cosa,loro mi hanno,si può dire cresciuto?Bè,anche loro pensavano la stessa cosa.Non è facile e giusto crescere senza una guida.Questo mi ha fatto apprezzare moltissimo l'autodisciplina e ho cercato nella leadership la mia salvezza.A scuola non è andata meglio.No.
Mi sono iscritto a un college severissimo,inflessibile,e questo mi ha dato non pochi problemi.Lundtofte si chiama.Immaginate uno che cresce senza regole lì dentro.Successivamente ,crescendo,mia madre in punto di morte mi dice che Ulf non è mio padre.
Lei per darmi un gene artistico aveva avuto una relazione con Fritz Micheal Hartman.Rampollo di una nota famiglia di compositori.Io che per tutta la mia vita ero orgoglioso di essere ebreo,scopro di non esserlo.Tento svaritissime volte di riprendere i contatti con il mio vero padre,ma non ci riesco mai.Mai.
Mio nonno Sven Trier,diceva che quando abitava in Germania i crucchi confondevano spesso il diminutivo Sv con Von.Così per vezzo ho deciso di aggiungerlo al mio reale cognome.L'arte è una cosa nobile no?E quindi che gli artisti si prendano un titolo nobiliare.Duke Ellington,Count Basie,Von Sternberg E così via.Si nel 1978 soffrivo di autovenerazione fortissima,capita.
Ho debuttato a 13 anni,grazie a mio Zio Host e ho un piccolo ruolo nella serie L'estate segreta.
Comincio a girare filmetti,cose che fanno tutti no?Trovo lavoro presso lo Statens Film Central,dove imparo a utilizzare macchinari professionali sopratutto per il montaggio,nel 77 giro i miei due primi lavori:il giardiniere delle orchidee e Menthe la ragazza felice,questo siccome non son pirla lo giro in francese
Vinco il concorso che mi porta dritto al Danish Film Institute.Ottengo buonissime critiche con Nocturne e Befrielsesbilleder,scritto anche questo dal mio amico Tom Elling
Dopodiche come saprete,ha inizio la mia personalissima trilogia intitolata "Europa",che non è affatto una lezione di geografia,ma uno stato mentale
I tre film della serie-l'elemento del crimine,epidemic,europa- devo ammettere sono dei grandiosi insuccessi in patria,ma hanno il merito di farmi scoprire nel resto del mondo.Come si dice?C'è del marcio in Danimarca!Si,il loro senso estetico cinematografico.
In Europa interpreto la parte di un ebreo,omaggio alle mie radici perdute.
Mi ricordo che da bambino leggevo un libro,fiabesco forse,dove la protagonista era una tizia che faceva sempre il bene degli altri,o una cosa simile.Questa è stata l'ispirazione per aprire una nuova trilogia,quella del Cuore D'oro.
Il primo capitolo è Le Onde del Destino.Qui mi diverto un po' a confondere le acque ,perchè è il primo film in cui rivoluziono del tutto la mia idea di cinema e di come girare un film.Il famoso manifesto Dogma 95,però mi prendo delle grandissime libertà tecniche.Una sorta di passaggio tra un Lars e un Von Trier insomma.
Dopo Le Onde giro il primo e vero film seguendo il manifesto Dogma,che è Idioti. Film molto discusso,criticato,amato.Un grandissimo successo a livello europeo.Segue la cosa migliore che abbia mai fatto quella elfa scassapalle di Bjork o quello è il tennista?Vabbè,le ho dato l'immortalità con la sola cosa buona fatta da ella:Dancer in the dark,ottimo successo anche popolare.Il mio amore per il cinema di genere questa volta si mostra nel girare un musical,ma è un musical di Von Trier.Non una cosa normale,insomma!Tutto girato in digitale.
Visto l'enorme successo anche commerciale,mi si offre la possibilità di lavorare con la ex moglie di quel nanetto,quello che dovrebbe stare a far la sua porca figura nei giardini di beverly hills e invece fa film:Tom Cruise.Bè,lavoro con la moglie:nIcOlE Kidman.
Dogville fa parte di una nuova trilogia contro l'america.Essere anti americani è,come dice il mio grande amico davide viganò,un atto di maturità delle popolazioni occidentali.Non esiste affatto l'anti americanismo d'accatto,al massimo quello semplicistico.Al massimo.
Dogville segna anche un modo innovativo e diverso di fare cinema,cambio di nuovo.Dite a un Tarantino qualsiasi di fare questo.
Giro Manderley e poi invece di finire la trilogia,decido di far vedere a tutti che sono bravissimo anche nel film di disimpegno e divertimento e giro una commedia:IL GRANDE CAPO.Commedia sul capitalismo,forse,sopratutto un grande film comico.
Ho girato spot e fatto tv,diretto Medea riprendendo un progetto del mio idolo,la leggenda nazionale:Dreyer.
Ho diretto anche The Kingdom una serie tv horror,mostrando di nuovo quello che sfugge a molti il mio amore per il cinema popolare che ristrutturo e riscrivo secondo i miei gusti,giro anche una seconda serie di Kingdom una sorta di horror ospedaliero con zombi,fantasmi,insomma una figata.
Alla fine di ogni puntata appaio in pubblico con lo smoking che indossava Dreyer.Un grande onore per me.
Una cosa che abbiamo in comune assolutamente e ci rende uguali io e il mio venerabile fan Davide Viganò è lo strano rapporto con la disciplina.Abbiamo il bisogno di catalogare,etichettare,mettere ordine,redimere manifesti,sempre.Questo mi spinse già nel 1984 durante l'uscita di Elemento del crimine nel focolizzare l'attenzione sulla figura attiva del regista e non passiva,(il regista è maschio e il film femmina),poi arriva e questa chissà come mi è venuta in mente,la teoria della bazzecola.Durante le riprese di Epidermic ebbi modo di dire che i veri capolavori si trovano nel cinema minore.Giravo Europa e via con il manifesto del "masturbatore dello schermo".Ganzo!
Poi la genialata assoluta,la vera opera d'arte degli anni 90 ,soffocati dalla miseria del citazionismo e del cattivismo da happy hour:il 13 marzo 1995 creo il movimento Dogma 95.Insieme ad altri apostoli,ehm..colleghi .Un voto di castità totale della truppa di cimenatografari e artisti di fronte a un cinema spoglio,dimesso,eppure vitalissimo.Dovevamo fare 5 flm,ne escono 35.Segno degli ampi consensi ricevuti.
Sono pieno di fobie e anche qui ne ho alcune in comune con Davide:entrambi odiamo gli aerei,abbiamo paura di volare.Poi sono ipocondriaco,penso sempre di avere un male terribile.
Bè,eccomi qui:Mi chiamo Lars Von Trier e faccio cinema.
la minaccia:ogni lunedi per scappare dalle grinfie del Gf,guarderò un film di questo immenso maestro e poi indegnamente ne scriverò su questo umilissimo blog.
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martedì 29 novembre 2011
MARIO MONICELLI,REGISTA
"La Rivoluzione d'Ottobre ha rappresentato uno straordinario sogno di riscatto. Oggi si liquida quell'esperienza storica con troppo semplicismo. Fu un'esperienza grande e terribile. Furono commessi errori, furono consumate tragedie, ma dietro c'era un'idea di umanità nuova che certo non meritava una fine così ingloriosa, per mano di due cialtroni, due piccoli borghesi come Gorbaciov e sua moglie. Hanno distrutto una cosa seria per lasciarci un cumulo di macerie."
Ecco cosa pensava Mario Monicelli della rivoluzione d'ottobre e della SSSR.In poche frasi ha saputo descrivere tutto:l'entusiasmo,le conquiste,la gioia,la caduta,la disperazione,i ricordi distrutti e svenduti dai piccoli uomini e donnette a seguito.Questo ovviamente non vale solo per quello che noi ostinatamente consideriamo la migliore invenzione dell'umanità,il comunismo,ma anche per il cinema.Cosa ci ha donato in tanti anni di lavoro Monicelli?La grande tragicommedia popolare.E non roba da poco,da guardare con sufficenza.Era cattivo senza urlare ogni due secondi:"ehi ,mamma guarda come sono cattivo!",ma con quel cinismo figlio disperato di una certa malinconia,di uno sguardo sarcastico e dolceamaro sul mondo e sulla nostra Italia.Tra i maestri della nostra commedia è quello che io reputo il migliore.Certo non ha i momenti sublimi e surreali di Scola e nemmeno la zampata e il graffio di un Risi,ma ha una sua "misura" il saper dosare bene tanti elementi che poi narrano l'epopea di un universo,un'epica che non è quella pachidermica e patetica di un Tornatore,ma quella a bersaglio uomo.Nel mirino ci siamo noi,poveri cristi mediocri che non vogliamo accettare la vita che ci hanno dato.Non abbiamo i mezzi,non siamo quelli nati sotto la stella del se po 'ffa.Gente con progetti,sogni,imprese,che sia il colpo della vita come i SOLITI IGNOTI,o impresa di cavallieri erranti come L'ARMATA BRANCALEONE.
Monicelli ha raccontato la Grande Guerra mostrando la vita in trincea,facendo antiretorica vera,urgente,necessaria,con l'eroismo che non si presenta in pompa magna con la fanfara e le autorità religiose,militari,civili.No,un eroismo umanissimo che nasce dalla codardia sana di chi vuole salvarsi.Non cercano scioccamente la bella morte delle barricate e del monumento per i posteri,col cazzo!Eppure sono questi due uomini così mediocri e normali,così semplici,ma mai dicasi MAI semplicistici,che riscattano tutti i davide viganò der monno 'nfame-come dice il poeta antonello-perchè quella sarebbe la nostra fine reale,l'ultimo capitolo del romanzetto in offerta speciale che è la nostra vita.Però che bella!E che gioia quel :"mi te disi nient facia de merda",il ruspante dialetto milanese strappato dai fighetti del terzo sesso della moda e ai maneggioni del troiame reale.
Monicelli parla di noi.Ha raccontato quello che è la mia classe,quella operaia con una partecipazione straziante,severa,dignitosa,e disperatamente allegra che ancora oggi non posso che commuovermi guardando il film capolavoro sempiterno che si chiama I COMPAGNI.Esattamente come lo stesso sentimento lo devo a Petri e al suo La Classe operaia va in paradiso.
In questa pellicola ambientata a Torino sul finire del 1800,il regista ci racconta l'epopea eterna della lotta delle classi meno abbienti per ottenere quello che è il suo diritto:produrre per loro e per lo stato,e non per poche famiglie di parassiti del cazzo.E in più ,siccome Monicelli non bleffa,ti racconta anche il collaborazionismo dei proletari ,disperati e impauriti,di chi si vergogna delle origini operaie della famiglia,delle contraddizioni e illusioni,ma non per dire:state a casa,cazzo c'è Fiorello va tutto bene!No,ma per una sorta di pudico amore nei confronti del popolo,un continua,ritenta,anche se hai sbagliato.
Monicelli ha narrato benissimo anche la vecchiaia con il suo Amici miei,struggente parabole grottesca e amarissima sulla vita che se ne va e la paura di trovarsi anziani a contatto con la morte.
Era questo e tanto altro ancora,almeno questo è il mio pensiero su di lui:Grande Narratore del Popolo.Senza essere volgarmente sciatto,squallido,stupido,come gli eroi della merda cinepanottesca e nemmeno senza eccessivi intellettualismi utopistici sul popolo che comanda,lotta,eccetera eccetera.
Ha lavorato per noi,e ci ha reso -per lo spazio di un film-coscienti e migliori
GRAZIE MARIO!
Intervista a Monicelli
http://www.youtube.com/watch?v=Vh6ofHiA8uQ&feature=fvst
la grande guerra
http://www.youtube.com/watch?v=-tavJaJMtU8
i compagni
http://www.youtube.com/watch?v=W3fc5LhHWos
un borghese piccolo piccolo
http://www.youtube.com/watch?v=Zz_l4c_qEs4
i soliti ignoti
http://www.youtube.com/watch?v=Vh4Oxnos_yw
totò e carolina
http://www.youtube.com/watch?v=m9KhUkXx-tI
questo è CINEMA
Ecco cosa pensava Mario Monicelli della rivoluzione d'ottobre e della SSSR.In poche frasi ha saputo descrivere tutto:l'entusiasmo,le conquiste,la gioia,la caduta,la disperazione,i ricordi distrutti e svenduti dai piccoli uomini e donnette a seguito.Questo ovviamente non vale solo per quello che noi ostinatamente consideriamo la migliore invenzione dell'umanità,il comunismo,ma anche per il cinema.Cosa ci ha donato in tanti anni di lavoro Monicelli?La grande tragicommedia popolare.E non roba da poco,da guardare con sufficenza.Era cattivo senza urlare ogni due secondi:"ehi ,mamma guarda come sono cattivo!",ma con quel cinismo figlio disperato di una certa malinconia,di uno sguardo sarcastico e dolceamaro sul mondo e sulla nostra Italia.Tra i maestri della nostra commedia è quello che io reputo il migliore.Certo non ha i momenti sublimi e surreali di Scola e nemmeno la zampata e il graffio di un Risi,ma ha una sua "misura" il saper dosare bene tanti elementi che poi narrano l'epopea di un universo,un'epica che non è quella pachidermica e patetica di un Tornatore,ma quella a bersaglio uomo.Nel mirino ci siamo noi,poveri cristi mediocri che non vogliamo accettare la vita che ci hanno dato.Non abbiamo i mezzi,non siamo quelli nati sotto la stella del se po 'ffa.Gente con progetti,sogni,imprese,che sia il colpo della vita come i SOLITI IGNOTI,o impresa di cavallieri erranti come L'ARMATA BRANCALEONE.
Monicelli ha raccontato la Grande Guerra mostrando la vita in trincea,facendo antiretorica vera,urgente,necessaria,con l'eroismo che non si presenta in pompa magna con la fanfara e le autorità religiose,militari,civili.No,un eroismo umanissimo che nasce dalla codardia sana di chi vuole salvarsi.Non cercano scioccamente la bella morte delle barricate e del monumento per i posteri,col cazzo!Eppure sono questi due uomini così mediocri e normali,così semplici,ma mai dicasi MAI semplicistici,che riscattano tutti i davide viganò der monno 'nfame-come dice il poeta antonello-perchè quella sarebbe la nostra fine reale,l'ultimo capitolo del romanzetto in offerta speciale che è la nostra vita.Però che bella!E che gioia quel :"mi te disi nient facia de merda",il ruspante dialetto milanese strappato dai fighetti del terzo sesso della moda e ai maneggioni del troiame reale.
Monicelli parla di noi.Ha raccontato quello che è la mia classe,quella operaia con una partecipazione straziante,severa,dignitosa,e disperatamente allegra che ancora oggi non posso che commuovermi guardando il film capolavoro sempiterno che si chiama I COMPAGNI.Esattamente come lo stesso sentimento lo devo a Petri e al suo La Classe operaia va in paradiso.
In questa pellicola ambientata a Torino sul finire del 1800,il regista ci racconta l'epopea eterna della lotta delle classi meno abbienti per ottenere quello che è il suo diritto:produrre per loro e per lo stato,e non per poche famiglie di parassiti del cazzo.E in più ,siccome Monicelli non bleffa,ti racconta anche il collaborazionismo dei proletari ,disperati e impauriti,di chi si vergogna delle origini operaie della famiglia,delle contraddizioni e illusioni,ma non per dire:state a casa,cazzo c'è Fiorello va tutto bene!No,ma per una sorta di pudico amore nei confronti del popolo,un continua,ritenta,anche se hai sbagliato.
Monicelli ha narrato benissimo anche la vecchiaia con il suo Amici miei,struggente parabole grottesca e amarissima sulla vita che se ne va e la paura di trovarsi anziani a contatto con la morte.
Era questo e tanto altro ancora,almeno questo è il mio pensiero su di lui:Grande Narratore del Popolo.Senza essere volgarmente sciatto,squallido,stupido,come gli eroi della merda cinepanottesca e nemmeno senza eccessivi intellettualismi utopistici sul popolo che comanda,lotta,eccetera eccetera.
Ha lavorato per noi,e ci ha reso -per lo spazio di un film-coscienti e migliori
GRAZIE MARIO!
Intervista a Monicelli
http://www.youtube.com/watch?v=Vh6ofHiA8uQ&feature=fvst
la grande guerra
http://www.youtube.com/watch?v=-tavJaJMtU8
i compagni
http://www.youtube.com/watch?v=W3fc5LhHWos
un borghese piccolo piccolo
http://www.youtube.com/watch?v=Zz_l4c_qEs4
i soliti ignoti
http://www.youtube.com/watch?v=Vh4Oxnos_yw
totò e carolina
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giovedì 27 ottobre 2011
I PILASTRI DEL CINEMA:FRANCO SOLINAS
Parte oggi una rubrica dedicata agli sceneggiatori cinematografici italiani,colonna portante del cinema talora poco considerati.Vi viene facile dire , e lo dico sempre io per primo,quello è un film di Risi,Monicelli,Visconti, oppure "è con Sordi,Tognazzi,Pacino"quasi non tenendo conto che un film oltre a delle belle immagini e inquadrature,oltre alla prova di attore,è pur sempre STORIA.Un racconto popolare o colto,ma pur sempre racconto e quindi per me la sceneggiatura è importante,(tranne pochissimi casi),altrimenti è un piacere a metà,esattamente come un atto onanistico,(so che i miei lettori son tutti maestri di rocco siffredi,quindi non parlavo di loro,ma al massimo di me!),per cui è mia intenzione farvi conoscere meglio certe figure,certi personaggi.
Vista la mia grande e perpetua passione per la Politica,anche la mia formazione cinematografica tiene assai in considerazione questo modo di fare cinema.Non mancheranno speciali su Vincenzo Mannino e Dardano Sacchetti,probabilmente mancherà Montefiori.Questo però lo scopriremo solo vivendo.
Bè,siete pronti?
SIGNORI E SIGNORE,UNA LEGGENDA DEL CINEMA ITALIANO:FRANCO SOLINAS!
Dove nasce e in che condizioni sociali il nostro protagonista?Bè,vediamo...Ecco:Cagliari nell'anno di grazia 1927 e muore a Fregene nel 1982. La sua famiglia era composta dal padre un nobile sardo colonnello dell'esercito italiano, Pietro, e la madre Maddalena, una donna di origini genovesi,( lo era il padre di lei).
La sua infanzia la passa come molti altri bambini i cui padri lavorano per lo Stato,di città in città con la sorellina Licia e la madre a presso.Rimasto orfano di padre nei primi anni 30,torna brevemente sull'isola della Maddalena,ma poi -proprio mentre il mondo incomincia una nuova e sciagurata guerra-si trasferisce seguendo la madre vedova in quel di Roma.
Il rapporto di Solinas con la sua terra di origine è assai stretto e molto sentito.Indivisibile l'uomo,ormai laureato in giurisprudenza e cittadino nella capitale,con la sua terra natìa.Un legame fortissimo e dove oltre ad incontrare i cari e vecchi amici per dedicarsi alla caccia- che rammentiamo è contro l'ammore- e la pesca ,è anche luogo di raccolta dei pensieri che diverranno poi racconti,(e che racconti visto i film poi da egli sceneggiati),proprio uno di questi il romanzo Squarciò diventerà un film diretto da un maestro del cinema politico italiano:Gillo Pontecorvo,con il titolo:La grande strada azzurra.Il film è la storia di un pescatore sardo che fa uso di bombe per pescare,dei rapporti tesi con i suoi colleghi e della sua tristissima fine.Nel cast attori come Yves Montand e Francisco Rabal, non meno importante la presenza di Alida Valli.
Solinas oltre che romanziere è anche un critico cinematografico per Paese sera e vice critico all'Unità
Come sceneggiatore deve molto a due padri storici della nostra industria cinematografica Age e Scarpelli,i quali credendo nelle sue potenzialità lo assumono e lo fanno lavorare in quella che usando un linguaggio da "lavoratori",potremmo definire:bottega.
Pratica anche lui l'antica arte del "nero o negro" che dir si voglia,quindi scrivere sceneggiature che però risultano firmate da altri,tuttavia è con PERSIANE CHIUSE che vedrà il suo nome comparire tra gli autori.Altro soggettista è Sergio Sollima.
Un uomo, lo sappiamo, lo si giudica o meglio si comprende conoscendo le sue compagnie.Chi erano gli amici di Solinas?Basterebbe un nome:Ugo Pirro. I due stringono una forte e profonda amicizia,scrivendo storie che vengono firmate da altri.Si divideranno professionalmente,ma rimarranno amici a lungo.Altro rapporto che credo vada segnalato è quello con Pontecorvo,il film della svolta per entrambi è Kapò.Brutale,commovente,rigorosa storia ambientata in un lager nazista nella sezione femminile.Il film non cerca assolutamente la lacrima facile o l'indignazione immediata dello spettatore,è un ottimo viaggio all'interno di un inferno e descrive personaggi completi,mai banali.Il film è stato un grande successo internazionale-pensa un po' come erano messi bene un tempo- e raggiunge il traguardo della nomination agli oscar.
Collabora alla sceneggiatura di un capolavoro assoluto come Salvatore Giuliano,uno dei migliori film di Francesco Rosi- dimenticare la cagata di Cimino,please-una delle opere più suggestive sul tema della collaborazione banditismo e Stato demoliberale.
Un grande appassionato di cinema western come me non può che benedire e ringraziare Solinas per essere il creatore di una serie di capolavori del genere western rivoluzionario:Quien Sabe?Il miglior Damiano Damiani con un gigantesco Gian Maria Volontè capo rivoluzionario messicano,Lou Castel killer americano maneggione e cinico,Klaus Kinski frate guerrigliero.Seguiranno La resa dei conti,film diretto dal suo amico Sergio Sollima, che riprende un po' la coppia killer-rivoluzionario con ben altro finale e sopratutto lancia il personaggio di Cuchillo,interpretato da un magnifico Tomas Milian. Si occuperà anche del soggetto di Il Mercenario,un bellissimo spaghetti western con Musante,Nero,Palance,regia di Corbucci.Tre grandi opere che usano il cinema di genere per parlare ai proletari italiani e spiegare a loro come si fa una rivoluzione.Erano altri tempi,poi le stragi di stato e del terrorismo avrebbero spezzato le istanze rivoluzionarie dei proletari,lasciando spazio alla paura di noi piccoli e frustrati borghesi piccoli piccoli,necessaria la cura del poliziottesco
Il vero riconoscimento mondiale e l'entrata nell'Olimpo della leggenda cinematografica è con il capolavoro LA BATTAGLIA DI ALGERI,cioè la massima lezione su come funziona il colonialismo e l'imperialismo delle democrazie occidentali e liberali,i peggiori regimi mondiali e sicuramente i più ipocrati abbiamo visto anche l'ultima squallida guerra contro la LIBIA di GHEDDAFI.Film che andrebbe visto e studiato,è stato ostacolato e censurato dal governo francese e da un gruppo di pirlastri dell'estrema sinistra dei tempi,pseudocritici capitanati da Ferrini.
Solinas è forse l'unico che usa il cinema per denunciare il colonialismo e l'imperialismo con gusto della documentazione,verità,lezione politica e sociale.Altri film da vedere per il proprio bene e formazione personale sono:Quaemada con un memorabile Brando e uno dei migliori film di Costa-Gravas "L'Amerikano",con Montand sul sequestro in Perù di un agenet cia.La descrizione dei regimi sudamericani,il terrorismo,le grosse responsabilità occidentali,un capolavoro.
Dopo Il Sospetto per la regia di Maselli ,ottima pellicola sul glorioso Pci clandestino durante il periodo fascista.Solinas ha un incontro fortunato con il grande regista Joseph Losey,il quale prendendo in mano un progetto che è passato nelle mani sia di Costa Gravas e Pontecorvo,nella realizzazione di Mr Klein.Storia di un ebreo sfruttatore di altri ebrei e della brutta piega che prenderà la sua vita quando scoprirà di avere un sosia.
L'ultimo film scritto dallo scrittore sardo è Hanna K. di Costa Gravas che parla del conflitto israeliano-palestinese attraverso la storia di una avvocatessa e della sua presa di posizione
Alla sua morte Volontè e Laudadio hanno istituzionalizzato un premio alla sua memoria.
Per noi amanti del cinema impegnato e militante rimarrà sempre un compagno e uno scrittore di prima grandezza.
La sua filmografia
Persiane Chiuse di l.comencini
Gli eroi della domenica di Camerini - non firmata-
Cinque poveri in automobile di Mastrocinque -non firmata-
Cavalleria Rusticana-non firmata-
La donna più bella del mondo di Leonard -collaborazione-
Giovanna di Pontecorvo
La grande strada azzurra di Pontecorvo
Ombre Bianche di Ray
Kapò di Pontecorvo
Salvatore Giuliano-collaborazione-
Una vita violenta di Heusch
Vanina Vanini di Rossellini
Madame Sans -Genè di jacque
Le soldatesse di zurlini
la battaglia di algeri di pontecorvo
la resa dei conti di sollima
quien sabe?di damiano damiani
il mercenario-soggetto-
tepepa-collaborazione con IVAN DELLA MEA e Patroni
Queimada di pontecorvo
L'amerikano di Costa Gravas
Il Sospetto di Maselli
Mr Klein di Losey
Hanna K di Costa Gravas
Vista la mia grande e perpetua passione per la Politica,anche la mia formazione cinematografica tiene assai in considerazione questo modo di fare cinema.Non mancheranno speciali su Vincenzo Mannino e Dardano Sacchetti,probabilmente mancherà Montefiori.Questo però lo scopriremo solo vivendo.
Bè,siete pronti?
SIGNORI E SIGNORE,UNA LEGGENDA DEL CINEMA ITALIANO:FRANCO SOLINAS!
Dove nasce e in che condizioni sociali il nostro protagonista?Bè,vediamo...Ecco:Cagliari nell'anno di grazia 1927 e muore a Fregene nel 1982. La sua famiglia era composta dal padre un nobile sardo colonnello dell'esercito italiano, Pietro, e la madre Maddalena, una donna di origini genovesi,( lo era il padre di lei).
La sua infanzia la passa come molti altri bambini i cui padri lavorano per lo Stato,di città in città con la sorellina Licia e la madre a presso.Rimasto orfano di padre nei primi anni 30,torna brevemente sull'isola della Maddalena,ma poi -proprio mentre il mondo incomincia una nuova e sciagurata guerra-si trasferisce seguendo la madre vedova in quel di Roma.
Il rapporto di Solinas con la sua terra di origine è assai stretto e molto sentito.Indivisibile l'uomo,ormai laureato in giurisprudenza e cittadino nella capitale,con la sua terra natìa.Un legame fortissimo e dove oltre ad incontrare i cari e vecchi amici per dedicarsi alla caccia- che rammentiamo è contro l'ammore- e la pesca ,è anche luogo di raccolta dei pensieri che diverranno poi racconti,(e che racconti visto i film poi da egli sceneggiati),proprio uno di questi il romanzo Squarciò diventerà un film diretto da un maestro del cinema politico italiano:Gillo Pontecorvo,con il titolo:La grande strada azzurra.Il film è la storia di un pescatore sardo che fa uso di bombe per pescare,dei rapporti tesi con i suoi colleghi e della sua tristissima fine.Nel cast attori come Yves Montand e Francisco Rabal, non meno importante la presenza di Alida Valli.
Solinas oltre che romanziere è anche un critico cinematografico per Paese sera e vice critico all'Unità
Come sceneggiatore deve molto a due padri storici della nostra industria cinematografica Age e Scarpelli,i quali credendo nelle sue potenzialità lo assumono e lo fanno lavorare in quella che usando un linguaggio da "lavoratori",potremmo definire:bottega.
Pratica anche lui l'antica arte del "nero o negro" che dir si voglia,quindi scrivere sceneggiature che però risultano firmate da altri,tuttavia è con PERSIANE CHIUSE che vedrà il suo nome comparire tra gli autori.Altro soggettista è Sergio Sollima.
Un uomo, lo sappiamo, lo si giudica o meglio si comprende conoscendo le sue compagnie.Chi erano gli amici di Solinas?Basterebbe un nome:Ugo Pirro. I due stringono una forte e profonda amicizia,scrivendo storie che vengono firmate da altri.Si divideranno professionalmente,ma rimarranno amici a lungo.Altro rapporto che credo vada segnalato è quello con Pontecorvo,il film della svolta per entrambi è Kapò.Brutale,commovente,rigorosa storia ambientata in un lager nazista nella sezione femminile.Il film non cerca assolutamente la lacrima facile o l'indignazione immediata dello spettatore,è un ottimo viaggio all'interno di un inferno e descrive personaggi completi,mai banali.Il film è stato un grande successo internazionale-pensa un po' come erano messi bene un tempo- e raggiunge il traguardo della nomination agli oscar.
Collabora alla sceneggiatura di un capolavoro assoluto come Salvatore Giuliano,uno dei migliori film di Francesco Rosi- dimenticare la cagata di Cimino,please-una delle opere più suggestive sul tema della collaborazione banditismo e Stato demoliberale.
Un grande appassionato di cinema western come me non può che benedire e ringraziare Solinas per essere il creatore di una serie di capolavori del genere western rivoluzionario:Quien Sabe?Il miglior Damiano Damiani con un gigantesco Gian Maria Volontè capo rivoluzionario messicano,Lou Castel killer americano maneggione e cinico,Klaus Kinski frate guerrigliero.Seguiranno La resa dei conti,film diretto dal suo amico Sergio Sollima, che riprende un po' la coppia killer-rivoluzionario con ben altro finale e sopratutto lancia il personaggio di Cuchillo,interpretato da un magnifico Tomas Milian. Si occuperà anche del soggetto di Il Mercenario,un bellissimo spaghetti western con Musante,Nero,Palance,regia di Corbucci.Tre grandi opere che usano il cinema di genere per parlare ai proletari italiani e spiegare a loro come si fa una rivoluzione.Erano altri tempi,poi le stragi di stato e del terrorismo avrebbero spezzato le istanze rivoluzionarie dei proletari,lasciando spazio alla paura di noi piccoli e frustrati borghesi piccoli piccoli,necessaria la cura del poliziottesco
Il vero riconoscimento mondiale e l'entrata nell'Olimpo della leggenda cinematografica è con il capolavoro LA BATTAGLIA DI ALGERI,cioè la massima lezione su come funziona il colonialismo e l'imperialismo delle democrazie occidentali e liberali,i peggiori regimi mondiali e sicuramente i più ipocrati abbiamo visto anche l'ultima squallida guerra contro la LIBIA di GHEDDAFI.Film che andrebbe visto e studiato,è stato ostacolato e censurato dal governo francese e da un gruppo di pirlastri dell'estrema sinistra dei tempi,pseudocritici capitanati da Ferrini.
Solinas è forse l'unico che usa il cinema per denunciare il colonialismo e l'imperialismo con gusto della documentazione,verità,lezione politica e sociale.Altri film da vedere per il proprio bene e formazione personale sono:Quaemada con un memorabile Brando e uno dei migliori film di Costa-Gravas "L'Amerikano",con Montand sul sequestro in Perù di un agenet cia.La descrizione dei regimi sudamericani,il terrorismo,le grosse responsabilità occidentali,un capolavoro.
Dopo Il Sospetto per la regia di Maselli ,ottima pellicola sul glorioso Pci clandestino durante il periodo fascista.Solinas ha un incontro fortunato con il grande regista Joseph Losey,il quale prendendo in mano un progetto che è passato nelle mani sia di Costa Gravas e Pontecorvo,nella realizzazione di Mr Klein.Storia di un ebreo sfruttatore di altri ebrei e della brutta piega che prenderà la sua vita quando scoprirà di avere un sosia.
L'ultimo film scritto dallo scrittore sardo è Hanna K. di Costa Gravas che parla del conflitto israeliano-palestinese attraverso la storia di una avvocatessa e della sua presa di posizione
Alla sua morte Volontè e Laudadio hanno istituzionalizzato un premio alla sua memoria.
Per noi amanti del cinema impegnato e militante rimarrà sempre un compagno e uno scrittore di prima grandezza.
La sua filmografia
Persiane Chiuse di l.comencini
Gli eroi della domenica di Camerini - non firmata-
Cinque poveri in automobile di Mastrocinque -non firmata-
Cavalleria Rusticana-non firmata-
La donna più bella del mondo di Leonard -collaborazione-
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La grande strada azzurra di Pontecorvo
Ombre Bianche di Ray
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Vanina Vanini di Rossellini
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Le soldatesse di zurlini
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