domenica 5 ottobre 2014

IL BUCO di JACQUES BECKER

Una delle mie passioni cinematografiche sono i film ambientati in prigione. Perché luogo chiuso,dove è manifesta la manipolazione,la repressione,l'istinto alla sopravvivenza individuale,ma anche la solidarietà, la condivisione e il collettivismo-se devi scappare è meglio avere dei complici,nè???
Questa pellicola francese ,a mio avviso, è tra le migliori.mai fatte all'interno del genere. Oltretutto penso che sia poca nota alle giovani generazioni di cinefili,ed è un peccato.


Buco1960.png

L'ultima pellicola di Becker è scritta dal regista insieme al romanziere e futuro regista Josè Giovanni, si basa su fatti davvero avvenuti sul finire degli anni 40, tanto che all'inizio,ci viene presentato il vero protagonista Jean Keraudy,che ringrazia il regista per la pellicola.

Cosa ha di diverso codesta pellicola tanto da consigliarla come visione per altri cinefili? Dal punto di vista tecnico , amo che il film inizi a botto, senza titoli di testa: conosci i personaggi, i fatti, le dinamiche. Non ci si disperde sul perché essi siano in galera, a parte Gaspard. A lui è concesso perché serve come discorso morale ed etico all'interno della pellicola.




Ogni luogo comune del genere viene tenuto in sottofondo,mentre per oltre due ore si segue il piano di evasione messo in atto dai quattro protagonisti, più il nuovo arrivato: Gaspard.
Ogni minimo particolare,rumore,ogni detrito, ogni martellata e manovra di depistaggio diventa il vero protagonista del film. Dunque un'opera molto concreta, fisica, sulla fatica, la collaborazione,l'importanza del gruppo.
Detto questo non è affatto un lavoro senza approfondimento psicologico , anzi: Becker e Giovanni mettono in scena la fauna umana, con i pregi e i difetti . Un luogo chiuso come una prigione è luogo privilegiato per far scoppiare contrasti o narrare della solidarietà umana.

Il fatto che non sappiamo nulla dei loro reati,solo che in almeno un caso si rischia la pena di morte, ce li rende in qualche modo simpatici. Il bello del cosi detto : " cinema di una volta", è la capacità di dare spessore a ogni personaggio. Sullo schermo vedi delle persone che sbagliano, gioiscono, fanno cose da esseri umani. Un certo cinema "citazionista " e "post- citazionista", ha distrutto questo modo giusto di fare cinema. Si portano sugli schermi delle macchiette, personaggi fin troppo eccentrici,preoccupati solo di alimentare un basso cinismo da fannulloni e alla ricerca assoluta della frase ad effetto. Non è cinema per me. Assolutamente.



Qui invece contaminando verità- protagonista è il vero Jean Keraudy,mentre la pellicola segna il debutto di Philippe Leroy e Michel Constantine- a finzione si mette in scena uno spaccato di vita: concreta e reale,e di persone che non hanno solo difetti e pregi. Non ci sono buoni e cattivi in questa pellicola, neppure il traditore del gruppo. Certo personaggio infido,opportunista in ogni ambito della sua vita,ma che rimane vittima di un gioco sporco del direttore.Anche lui pedina, anche lui -a  modo suo- un povero cristo. Tanto che alla fine il capo della banda gli dirà : Povero....Senza rabbia,ma con la delusione verso un amico che ha fatto la cosa sbagliata e si è fregato .
Le dinamiche del gruppo sono ben descritte: chi rinuncia alla fuga, perché non vuole che sua madre soffra troppo,ma lavora per far evadere gli amici, chi nonostante possa scappare,torna dal gruppo - mostrando come gente etichettata da molti : spregevole,abbia più senso della lealtà e del dovere nel confronto degli amici,rispetto al medio borghese. Si,va c'è anche ben evidente una critica sociale e politica eh-e tutto questo contribuisce a creare tensione.



Perché nonostante la durata, il film è avvincente, teso,vibrante, ci tiene in scacco e in perenne attenzione, tifiamo per queste persone . Poi il destino deciderà: ce la faranno o no?
Opera al maschile, vi è solo un piccolo cameo di una giovanissima Catherine Spaack, di grande spessore psicologico , seppure legato al genere, è un film che va rivisto e fatto conoscere a chi, per età o pigrizia intellettuale, non conosce certi classici del passato.
E poi cercate i film diretti da Josè Giovanni, ne vale la pena.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Appena finito di vedere, film notevole!!! ti tiene in tensione dall'inizio alla fine, ha dei tempi di montaggio estremamente funzionali, calibrati; non ci sono cose in più, abbellimenti o decori che dir si voglia e le facce sono veramente perfette per le parti. Ho trovato molto bello anche il fatto che ci sia una descrizione nei dettagli della fattura degli strumenti di lavoro, descrive bene anche le capacità e l'ingegno che servono per arrangiarsi con poco. Hai ragione è un film al maschile, e c'è una critica sociale, molto blanda a mio avviso, solo in pochi momenti ma appunto funzionali. Senza musiche e non se ne sente la mancanza... che dire, ottimo!

babordo76 ha detto...

Si,è un film molto concreto. Senti il rumore,la fatica,il sudore. Attento come dici tu ai dettagli del lavoro,ma anche alle dinamiche di gruppo.
Per me uno dei grandi classici del cinema e non solo di genere

Unknown ha detto...

Lo vidi per la prima volta mezzo secolo fa e non l'ho dimenticato. Rivisto ieri, grande film! Rigoroso, preciso, efficace, con attori che recitano in modo naturale. Ci avrei visto bene Lino Ventura tra loro.