lunedì 15 agosto 2016

PRIDE di MATTHEW WARCHUS

L'uomo non è un individuo. Non lo è mai stato, non lo è, e non lo sarà. Individuo come lo intendiamo qui nella nostra stanca e morente società. Cioè una persona che inizia e conclude nei suoi bisogni, sentimenti, soddisfazioni, esigenze, paure,che lo legano agli altri, ma per usare ed esser usato, senza nessun legame forte, senza condividere nulla se non un attimo, un momento, un passaggio da una persona all'altra, un lavoro e un altro, una casa e un'altra.
L'uomo è la sua classe sociale e il suo essere persona irripetibile, importante, sopratutto perché legata ad altri da sogni, esperienze, dolori, comuni. Divisi perché costretti, o per indifferenza, anche questi prodotti delle e nelle classi. Quella dominante attraverso il paternalismo e l'ipocrisia tipica dei regimi liberal-capitalisti, ci impone la divisione e il pregiudizio.
Questo film lo dice e mostra chiaramente
Il 1984 è stato l'anno della morte di ogni resistenza al liberismo, nuova faccia, ennesimo lifitng del capitalismo. Il lungo sciopero dei minatori, che capitola davanti all'offensiva di quella spregevole persona e donna di politica che è la non compianta Margaret Thatcer, idola delle  femministe borghesi e squallide alla Meryl Streep. Una lotta di classe, di persone, di lavoratori, di emarginati ed esclusi dal e nel sogno del nuovo sistema economico e politico. Come in Italia è successo agli operai della Fiat, come in america ai lavoratori della compagnia telefonica. Quando perdono i lavoratori, perde la società. La vedi ora? Te la gusti questa società dove il lavoro ha perso ogni valenza sociale, ed è solo compra e vendita di uomini e donne, in nome del dio Azienda. Godono solo i padroni, non chiamateli datori di lavoro e non pensiate che siano vostri amici. Anzi, quel loro modo di far famigliare, di menarla con la storia della "grande famiglia", gli insegnamenti su quanto sia bello fare carriera dentro la gdo, che tanto i sentimenti sono peggio della merda, te vieni a a sgomitare per diventare il gran visir dei cessi all'ikea, mi raccomando!Tutto questo, nasce con la sconfitta della classe operaia e proletaria.
Pur essendo una commedia "Pride" non nasconde o addolcisce nulla. Mostra come il sistema attacchi i suoi nemici: che minatori e movimento lgbt, in quegli anni vivevano, seppur in contesti forse diversi, le stesse problematiche. Non ci vengono mostrati proletari puri e dalla mentalità aperta e non ci sono omosessuali sempre allegri e simpatici. Ci sono persone con limiti, incapacità di accettare gli altri, ma che conoscendosi imparano a collaborare, a volersi bene. Non è difficilissimo. oh nemmeno facile, ma cazzo impegnatevi un po'!
La storia è vera, come purtroppo anche la sconfitta, come sono veri quegli uomini morti per una malattia, l'aids, giudicata da quella testa di cazzo di Reagan come un castigo di dio sui peccatori. L'uomo che ha finanziato i contras, viene a farci la morale.Disprezzabile e detestabile, sempre e comunque.
La commedia serve a questo: avvicinare un pubblico a certe tematiche. Noi "proletari", ma sempre più piccoli borghesi estremisti nelle parole, ma mai nell'esempio della militanza, possiamo conoscere meglio altri uomini come noi, che vivono un modo leggermente diverso di amare,ma in fondo uguale nelle emozioni e nella gioia, come nel dolore, gli altri possono comprendere che quei rudi e rozzi lavoratori sono persone di sentimento e cuore, ma che se son abbandonati alla vita del minatore, possono esser reazionari, visto che il capitalismo a loro lascia solo quello.
Ecco, Pride è un piccolo e importante film. Dietro a certi luoghi comuni, certi stereotipi, c'è una bellissima anima e quei luoghi comuni smettono di esserlo per diventare un ponte di comunicazione tra uomini e donne. Come dovrebbe sempre essere.

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