venerdì 19 gennaio 2018

ELLA E JOHN di PAOLO VIRZì

Noi viviamo in mondo che ha scordato l'empatia. Disinteressato al dolore degli altri, poco rispettoso verso la morte o la malattia. Crediamo che una battuta cinica ci salverà.
Un mondo sotto la dittatura degli infelici che si sentono pure tanto cool.
Per questo ci viene naturale criticare ogni forma di compassione, bontà, interesse, nei confronti degli altri, come : buonismo. Un gesto generoso, occuparsi di un'altra persona, la generosità? Tutta roba ipocrita e politicamente corretta.
I film con valori e sentimenti positivi? Sentimentalisti, ruffiani, "ricatto morale!"

Chiaro che vivo circondato da teste di cazzo. E infatti ridono quando sentono battute penose!  ( satira!)

Io credo invece che la capacità di prestare attenzione alla vita e al dolore altrui, aiutare come possiamo qualcuno che sta male, siano cose importanti.
Come, lo sono per me, anche la tenerezza e la dolcezza.

Molti scrivono e pensano che questo sia il primo film "americano" di Virzì. In realtà aveva già girato una pellicola nella terra dei "bombardiamo per la vostra libertà. Che poi è la nostra di fregarvi le materie prime": My Name Is Tanino. Un film quasi mai citato, quando si scrive o parla del cinema di questo straordinario regista.
Comunque, in questa nuova pellicola,  il livornese ha a disposizione due grandissimi attori: Donald Sutherland e Helen Mirren. La loro recitazione , in questo film, è davvero deliziosa e commovente.
Non è facile recitare con tatto, ma senza voler essere trattenuti, un ruolo come quello del malato di demenza senile. Sutherland dona la suo John, una tenerezza, un smarrimento infantile e dolce, per nulla lezioso o costruito. C'è un uomo, il quale ha vissuto una tranquilla vita da professore universitario, che una malattia odiosa e feroce, sta distruggendo pezzo dopo pezzo. Non c'è nulla di peggio che vedere una mente brillante disperdersi, fissare gli occhi di una persona che non sa più dove si trova, chi è. Vederlo scomparire giorno dopo giorno, mentre tu sai benissimo chi è lui. Tuo padre, tuo nonno, tuo marito. Cercare di stare calmi quando va in escandescenza, quando si sporca come un neonato, quando ti prende a parolacce
Tutto questo è un dramma devastante, che non puoi affatto nascondere.
Però puoi decidere come metterlo in scena. 
Puoi decidere cosa mostrare: l'orrore della malattia (solo quello) oppure lasciar intravedere qualcosa di dolce e tenero, dietro a tutta quella sofferenza.
Io sono un sostenitore della seconda scelta. Non dico che sia vietato mostrare gli effetti della malattia, anche quelli pesantissimi. Va benissimo, ma l'essere umano non deve mai scomparire
E sapete una cosa? Come esseri umani, noi amiamo

L'amore che trova il suo manifestarsi più giusto e consono nel rapporto di coppia. Lo so, non va troppo di moda nei tempi in cui  preferiamo lamentarci che non troviamo nessuno, piuttosto che impegnarci a portare avanti una relazione
Però sono sicuro che l'abbiate capito: " La vera libertà sta nell'essere in due" Forse libri, film, convenzioni sociali, ci fan apparire esso come un ostacolo difficilissimo da sostenere, o qualcosa di così perfetto, che noi poveri mortali non possiamo gestire ed apprezzare. Per i pigri, c'è in offerta la promozione: l'amore non esiste e noi siamo destinati alla solitudine
Ella e John ci mostrano il contrario. Paolo Virzì, di nuovo vi mostra quanto mendaci e fallaci siano le vostre teorie negazioniste; cari miei nazisti sentimentali
L'amore sta nei gesti quotidiani, in certi viaggi lungo l'autostrada dove non serve nemmeno parlarsi. Perché non sono le parole dell'altro, a farci sentire bene. Ma la sua presenza.
L'amore è anche routine, così la chiamano i mai contenti a prescindere, invece essa non è altro che stabilità. Sapere che se il mondo intorno ci spaventa, angoscia, a casa ci sarà qualcuno in grado di farci sentire bene e al sicuro
Costa fatica e bestemmie, si paga in lacrime e sangue, però vale sempre la pena passare un nuovo giorno colla persona che abbiamo scelto e sposato.
Non è per i vigliacchi e le codarde, non appartiene a chi scappa a gambe levate. Non l'avranno mai chi è terrorizzato da aver problemi.
Costoro, pur ritenendosi liberi e troppo avanti rispetto alle "persone comuni", non capiranno mai una cosa semplice: tutto il dolore e la sofferenza, svaniranno di fronte al sorriso e all'aiuto che riceverai da tua moglie o tuo marito.
L'amore è prendere un vecchio camper e fare un ultimo viaggio insieme. Prima che la malattia ( demenza senile per lui, tumore per lei) possa piegare e distruggere per sempre quello che si era, quello che si è ancora.

Il tema è un classico del cinema americano: il viaggio, o la fuga, alla ricerca di una felicità perduta. Non finiremo mai di elencare film, canzoni, libri su questo tema. Per cui questo film non vi conquisterà, sicuramente, per via della sua "originalità"  
Ma come ebbe a dire Quentin Tarantino, nel finale di "Tutto può accadere a Broadway": "L'originalità non esiste. Fanculo l'ossessione per l'originalità, essere alternativi, disturbanti, devastanti.
La cosa difficile è mantenersi umani, misericordiosi, compassionevoli, mai paternalisti, quando affronti certi temi.
Ella e John sono due persone. Non santi, non eccezionali, una coppia come tante. Chi lo dice che essere come tanti, significhi non aver storie che valgano la pena di essere narrate?
Il cinema per me è : personaggi, storia, messaggio. Qui i personaggi son descritti talmente bene, sono così vivi, che si passa sopra a una serie di situazioni ripetitive; tipiche del genere portato sullo schermo.
Il tema è quello della morte e della malattia,  che ci portano a ripensare alla nostre vite. Trovo bellissimo che costoro ogni sera rivedano le diapositive della loro relazione. Da fidanzati, freschi sposi, genitori. Le foto non mentono, le foto ci donano l'effimero dono della eternità. Sono le ultime cose che lasceremo agli altri e le prime che corriamo a vedere, quando ci sentiamo tristi.  I nostri amici, i nostri amori, ognuno di noi ha delle foto a cui tiene in modo particolare. Non tutti la possibilità di aver delle diapositive, ma vabbè il ragionamento è lo stesso
Io e mia moglie abbiamo amato molto questo film. Vuoi perché buonisti e politicamente corretti, vuoi perché abbiamo il dono dell'empatia, vuoi perché Virzì ci garba assai. Io in realtà, lo ammetto, per un periodo assai disgraziato della mia vita, lo contestavo, ma è stato assai breve! Per fortuna.
Ho amato questo film per il rispetto, il tatto, l'umana delicatezza, con cui mette in scena due vecchi, ormai giunti alla fine delle loro esistenze. Mi è piaciuto perché mostra il dolore, la solitudine e il peso che comporta invecchiare e ammalarsi, ma senza dimenticare una soffusa tenerezza. Perché da qualche parte, la persona che abbiamo amato, non ci ha abbandonato del tutto, rimane con noi. A sprazzi, brevi istanti, però vive ancora con noi.
Non condivido la scelta finale dei protagonisti, ma la comprendo e capisco. Così come comprendo e capisco che possa non piacere. Non mi interessa
Per l'ennesima volta devo ringraziare Virzì e i suoi collaboratori: Francesca Archibugi e Francesco Piccolo, per l'ottimo lavoro fatto
Perchè fanno cinema per chi non si vergogna di commuoversi e piangere per la felicità di due persone qualsiasi, ma che terremo nel nostro cuore a lungo.

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