"Il potere logora chi non ce l'ha."
Questa frase di quel vecchio volpone della politica italiana, che era Giulio Andreotti, ben rappresenta il tema principale e fondante di questo bellissimo film. Forse andrebbe aggiunta solo una piccola parola, "più".
Perché esser uomini potenti, amati, riveriti, idolatrati, e poi finire come fuggiaschi, abbandonati, dimenticati, superati dai piccoli omuncoli di cui ci piace circondarci, logora e anche tanto.
I giganti di argilla crollano e al loro posto rimangono uomini "piccoli, disperati e nudi" come canta Vecchioni in quel bellissimo brano che è "L'Ultimo Spettacolo."
È dura svegliarsi un giorno e capire che si è mortali, scuote anche le anime più solide la certezza di esser superati, di non poter più gestire la situazione e che se una volta nominar il tuo nome apriva porte e portoni, ora ti evita il carcere, nei casi fortunati, o è deriso, villipeso.
Deve essere angosciante schiacciante della responsabilità che non si vuol prendere, la mancanza di coraggio di ammettere la colpa, sperando che le nostre giustificazioni possano esser prese per vere e diventare da alibi, anche squallidi, una sacrosanta verità.
Per cui l'uomo che prima tutto poteva e di cui ogni desiderio è un ordine, si ritrova in un paese straniero, con la smania di poter ancora intervenire sulla storia e gli eventi, ma scoprirsi tragicamente solo.
La solitudine non è solo una brutta canzone sanremese è anche il rifugio disperato di chi non riesce a confrontarsi col mondo, non vuole sopportare il peso delle proprie azioni, è il ritirarsi dalla scena prima della recita finale, perché temiamo di far una brutta figura col pubblico. O di dimenticare le parole.
Forse in quei momenti di declino pensi agli inizi. La famiglia profondamente anti fascista, l'impegno e la passione politica, che da una parte ti porta ad allontanarti dal socialismo massimalista e dai comunisti ( condanni i fatti avvenuti in Ungheria nel 1956) dall'altra difendi i partiti socialisti e i compagni vittime delle dittature sudamericane, tanto che sei un accanito sostenitore di Allende, per esempio. Sfrutti la tua responsabilità all'interno del partito, ti sono stati affidati i rapporti internazionali, per finanziare i partiti socialisti in un'ottica anti fascista.
Certo, questo fatto del Craxi anti fascista è ribadito più volte dai suoi sostenitori, molti dei quali poi hanno votato per anni un signore che ha governato con i fascisti ripuliti, così come la sua azione contro i Marines.
Tuttavia sfugge la sua colpa, quella più grave e di cui ancora oggi subiamo gli effetti politici. La nascita di un socialismo che rinnega Marx per sostener Proudhon, il modernismo come elemento di rottura con le prassi del passato che alla fine diventa mero esercizio politico e di gestione del potere.
L'avevano chiamata la rivoluzione dei quarantenni, quella nuova versione del Psi, gestita dal capo camera in parlamento, uomo di brillante prospettiva ma che i vecchi del partito consideravano come un semplice segretario di passaggio, poiché all'epoca non riuscivano a mettersi d'accordo.
Ecco, questa cosa dei quarantenni deve essere una vera e propria maledizione politica italiana. Visto che noi abbiamo i Renzi e i Salvini. In particolare il pd renziano si è basato molto sulla retorica di rompere col passato, con le vecchie ideologie, e di riformare il partito. Gli è riuscito tanto bene da fondarne uno nuovo.
Ma torniamo a Craxi. Da segretario di transizione rimane uomo di punta del partito dal 1976 fino al 1993. È anche il primo socialista a diventare Presidente del Consiglio.
Tutto questo ha un prezzo ed è altissimo. Certo il paese va incontro a una presunta modernizzazione ma a discapito delle classi meno abbienti. C'è il famoso scontro con il Pci sul referendum per la scala mobile, che sarà una vittoria per il partito socialista. E una sconfitta feroce per i comunisti.
L'operato politico di Craxi ha segnato la vita politica del paese, ottenendo anche importanti riscontri sulla stampa estera.
Vi invito a leggere i documenti che potete trovare in rete e farvi la vostra idea.
Perché se è innegabile l'acume politico che ha esibito durante la sua presenza sulla scena politica italiana, tutta quella presunta sagacia è stata gestita male.
Craxi e il psi sono la Milano da bere, l'ubriacatura molesta di migliaia e migliaia di piccoli uomini e donne che si sono attaccati come sanguisughe all'uomo forte del momento.
Sotto questa luce quella di Craxi è la solita italica tragedia.
Come sempre i grandi innovatori, anzi quelli che si pensano straordinari innovatori generano il profilarsi di individui gretti, assetati di potere, spinti dall'emulazione e da una feroce invidia travestita da adulazione. Una trappola mortale per chi pensa di avercela fatta, di essere un gigante della politica e di poter gestire partito, nazione, cambiamenti sociali da solo, spinto dalla sua visione delle cose.
A un certo punto l'anti fascismo, certe azioni giuste vengono offuscate dalla rozzezza dei metodi, delle azioni del partito e dal modo in cui la modernizzazione della nazione abbia solo dato libero spazio ai più spregiudicati e feroci avventurieri. Uomini che con le loro televisioni, le loro aziende, il loro stile, hanno radicato nel paese una politica basata sulla indifferenza totale per le leggi, l'individualismo sfrenato, il lusso da esibire, le amanti e i soldi facili.
La corruzione morale e materiale a cuor leggero e sorriso largo. Una massa di coglioni dall'effimero successo, proni al loro dio, ma con i coltelli dietro la schiena, pronti a farlo a pezzi e dimenticarlo.. O usarne il nome per suscitare emozioni facili tra quelle persone che hanno visto da lontanissimo tutto quel potere e luccichio.
La borghesia italiana è craxiana nel dna. Poi è passata con Berlusconi. Non possono esistere senza u uomo forte che crei una vastissima corte di nani, puttanieri, donne di dubbia moralità. Per cui i padroncini e i loro dipendenti del nord e altri pezzi sociali del paese si sono rivisti in questo uomo, l'hanno abbandonato solo quando la sicurezza di un nuovo padrone si è palesata pienamente.
Certo qualcuno avrà pensato che nel 1992 il paese si fosse svegliato, la rabbia contro i politici corrotti, la società civile contro i partiti, i magistrati di Milano.
Un bellissimo sogno, una straordinaria speranza, ma che senza il comunismo - distrutto da un maledetto pelataccio con voglia russo- non rimane che la lamentela, la rabbia, l'indignazione a casaccio, sopratutto il solito malcostume italico di voler cambiare tutto per non cambiare niente.
Buttavano le monetine a Craxi, sono finiti per votar Berlusconi.
Tutto questo nel film è nel non mostrato e detto. fa la sua apparizione fugace nell'incontro con la comitiva di italiani in vacanza. Probabilmente chi pensa che il film rivaluti Craxi, non si accorge invece che in quella scena c'è molto di più. Viene mostrata la ferocia del nostro popolo che attacca uomini ormai finiti, e prima non ha il coraggio di dire nulla. Non sono i militanti del pci, o di chi ha contrastato il potere, sono quelli del " sono tutti uguali", " a me la politica fa schifo", quella massa di mediocri che oggi sono finiti a far i ministri degli esteri.
Sarebbe interessante veder questo film insieme a Loro di Sorrentino. Anzi aggiungendoci anche la visione di 1992. Viene fuori la nostra storia, di glorie passate, di declini e perdita del potere, di vecchi signori incapaci di far i conti con le proprie colpe, ometti che si pensavano come Garibaldi, esuli in esilio e invece erano solo fuggiaschi, uomini spaventati di finir in galera.
Uomini che vanno con le ragazzine, che parlano di presidenti afro americani definendoli abbronzati.. E alle spalle la breve stagione del cambiamento, la fine della prima repubblica rinata in diretta televisiva da Cologno Monzese. Con i vip della tv commerciale, responsabili della deficienza del popolo a leccar il culo al loro padrone. Esattamente come facevano le mezza calzette e mezze seghe nei congressi di partito aspettando un cenno, un sorriso, una stretta di mano, un favore (sopratutto un favore) dal potentissimo segretario.
No, Hammamet non rivaluta nulla e nessuno, non si cerca di ricostruire la figura di Craxi, anche perché è limpidissimo il modo di procedere, c'è un uomo solo che non accetta la fine, che teme di essere dimenticato, superato. Un uomo malato e destinato alla morte che si rende conto di aver creato dei mostri, di come l'abbiano tradito e raccolto la sua eredità senza nominarlo mai. Un uomo che grida alla figlia di far entrare nell'ambulatorio dell'ospedale i fotografi e scopre con amarezza che non c'è nessuno.
Inesorabile arriva il declino, la fine amarissima, e laddove un vero grande statista fa i conti con i suoi errori, il padre di tutta la ciurma di avventurieri della politica nega ogni colpa e responsabilità.
Certo Favino è memorabile, ma non è solo un gioco di imitazione, la sua recitazione è ricca di sfumature ed è lui a render umano e toccante in alcune scene Craxi, non la sceneggiatura che invece procede mostrando la caduta pezzo per pezzo. Fino ala sogno in cui la morte e la mortificazione sono rappresentate da due guitti che fanno battute di pessimo gusto ai livelli del Bagaglino, di fronte a un pubblico feroce e arricchito, quella platea che batteva le mani all'uomo forte e che poi è pronta ad abbandonarlo al suo destino.
Basta questo per farci capire l'importanza di questo ottimo lavoro.
lunedì 13 gennaio 2020
HAMMAMET di GIANNI AMELIO.
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4 commenti:
Il comunismo è morto effettivamente proprio con Craxi, o per meglio dire la sinistra in generale. Ciò detto ho come il sentore di "fiction" alla Beppe Fiorello che mi tiene lontana dalla sala. Però leggendo il tuo pezzo sembrerebbe un pregiudizio infondato.
No, non penso sia fiction all'italiana. Anzi. Certo lo stile di Amelio non è ricco di di virtuosismi ma anzi è rigoroso. Il film a mio avviso è bellissimo, proprio perché non santifica Craxi, ma parla di un uomo di potere alla deriva, circondato dai fantasmi del passato, gli altri non hanno un nome ma sono personaggi-simbolo. Forse c'è qualcosa di stonato nella recitazione di qualcuno, ma sono cose piccole.
Scusa se ti rispondo sempre i in ritardo, ^_^
Ma ci mancherebbe. Comunque credo proprio che lo recupererò.
Per me vale la pena di vederlo.
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