Agli albori del cinema come intrattenimento di massa, la nostra industria cinematografica era tra le più solidi a livello mondiale, Tutto questo durò fino alla crisi pesantissima degli anni 20. Durante questo periodo è nato un vero e proprio Star System con un grande impatto sul popolo.
Francesca Bertini è stata forse la nostra stella cinematografica più importante e luminosa di quel periodo che oggi ci sembra lontano, arcaico, vetusto, ma di fondamentale importanza per la storia del cinema.
Certo non è facile accostarsi a questo modo di far film, siamo abituati al sonoro e polemizzare sul doppiaggio. La voce dal 1929 in poi ha preso il posto del linguaggio del corpo. Molte emozioni si affidano alle capacità di render il dolore o la gioia a seconda dell'intonazione vocale, del volume di essa. In quegli anni lontani invece era tutta una questione di corpo ed espressioni facciali. Oggi ci sembrano ridicoli, esagerati e involontariamente comici, però questo è l'inizio di tutto e penso che armandoci di pazienza, curiosità, possiamo superare l'ostacolo e conoscere dei prodotti a dir poco sensazionali.
Lo scrivo, in particolare, per i giovani amanti del cinema o che sognano di far i critici, il cinema muto deve esser visto e apprezzato come importante documento storico, senza fissarsi troppo sui mezzi e la recitazione di quel periodo.
Francesca Bertini nasce a Prato il 5 gennaio del 1892 muore a Roma il 13 ottobre del 1985. Fin da piccola respira l'aria del palcoscenico, perché i suoi genitori adottivi lavorano in quel ambiente. Trascorre la sua infanzia a Napoli, entrando a far parte della Compagnia di Edoardo Scarpetta, figura di enorme importanza per il teatro. L'uomo che è alla base del teatro dialettale moderno, autore tra le altre cose della celeberrima commedia Miseria e Nobiltà. Padre di Edoardo, Peppino, e Titina De Filippo, visto che oltre a recitare/scrivere gli veniva benissimo far figli.
Chiusa la parentesi su Scarpetta, torniamo alla Bertini. Il teatro e la vita difficile che gli attori vivono non le garba affatto per cui si lancia nel cinema. Qui ottiene piccoli ruoli marginali, fino al Trovatore, forse il suo primo film da protagonista.
Il pubblico rimase ammaliato e stregato dalla sua bellezza, una donna dal fisico gracile, ma capace di emanare una forte passionalità, che esprimeva benissimo nei melodrammi e tragedie. Di fatto fu lei a creare il divismo italiano fuori e sul set (per esempio pretendendo di cambiare vestito per ogni scena).
La sua non fu una carriera lunghissima, ebbe un periodo di interruzione per via di una sua crisi finita in un ritiro in clinica per via dell'insuccesso du un'opera su cui puntava molto. L'avvento del sonoro poi fece precipitare le cose.
L'ultimo ruolo cinematografico, dopo alcune comparsate in una serie di pellicole non memorabili, fu sul set di Novecento.
In ogni caso la sua importanza, il suo stato di diva si vede anche dal fatto di aver scritto e diretto, oltre che interpretato, questo noto dramma di Salvatore Di Giacomo, notissimo poeta, saggista, drammaturgo, dalle cui poesie sono nate numerosissime canzoni napoletane celebri in tutto il mondo. Egli è alla base dell'opera che la coppia Bertini - Serena portano sullo schermo nel 1915. Di Giacomo è accreditato come autore del soggetto.
Il film è la storia di una giovane donna, Assunta Spina, innamorata di tal Michele Boccadifuoco , un macellaio che ha un suo negozio a Napoli. Of course, non manca il classico O' Malamente, di nome Raffaele che cerca di sedurre la donna, ma invano. Per vendicarsi costui scrive una lettera omonima a Michele nel cui descrive la donna come una persona assai facile.
Questa cosa fa partire il dramma, che scoppia durante la festa di compleanno di Assunta, la quale turbata per l'indifferenza dell'amato decide di ballare con Raffaele. Michele furioso decide di sfregiarla. Arrestato, viene condannato a due anni di prigione, nonostante la donna testimoni in suo favore.
Assunta a fine processo viene avvicinata da un funzionario del tribunale che in cambio delle sue grazie fa in modo che Michele venga portato in un carcere vicino a dove vive la sua amata. La relazione con Federigo, questo il nome del funzionario, diventa sempre più seria, tanto che lei dimentica Michele. Costui però uscito in anticipo dal carcere scopre la tresca ed elimina il rivale, a questo punto Assunta si sacrifica per Michele, andando in galera al posto suo.
L'opera nonostante i suoi 105 anni, ha ancora intatto il suo fascino da sceneggiata napoletana, per alcuni (tra cui la stessa Bertini) questa opera è la prima pellicola neo realista italiana, non credo di esser del tutto concordo, rimane il fatto che rimane una testimonianza importante per la storia del nostro cinema.
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