mercoledì 11 marzo 2020

AUTOSTOP ROSSO SANGUE di PASQUALE FESTA CAMPANILE.

Pasquale Festa Campanile è stato noto sceneggiatore, regista e scrittore. Ha scritto molti film che hanno avuto anche un ottimo successo commerciale come Poveri ma Belli, tra gli altri ed i copioni di opere più impegnate della nostra industria cinematografica, come per esempio Un Magistrato, diretto da Luigi Zampa, Le Quattro Giornate di Napoli, Il Gattopardo. Giusto per citare alcuni film a cui ha dato un contributo significativo.  Talora le sue sceneggiature erano scritte insieme a un altro nome un po' dimenticato del nostro cinema: Massimo Franciosa.
Con costui debutta come regista,  girano un paio di film insieme, Le Voci Bianche è gradevole.  Ben presto Campanile comincia a girare da solo specializzandosi in commedie.   Opere che hanno un buon riscontro economico recitate da Adriano Celentano, Enrico Montesano, Renato Pozzetto.
Questo film è un'opera del tutto anomala rispetto a quanto fatto e farà  in seguito.  Oltre alla regia firma la sceneggiatura con Aldo Crudo e Ottavio Jemma, costui un valido sceneggiatore attivo anche con altri registi dell'epoca e di cui apprezzo assai il suo lavoro per  Montaldo con il film Gottt Mit Uns e per Sacco e Vanzetti.
La pellicola di cui ci stiamo occupando in questo post è tratto da un romanzo americano La Violenza e il Furore, di Peter Kane. Opera ormai fuori catalogo e introvabile, visto che non ho trovato notizie da nessuna parte circa questo libro.  In effetti la violenza e il rancore la fanno da padroni in questo film.
La storia raccontata è quella di Walter Mancini e sua moglie Eve. L'uomo è un inetto, rancoroso, infelice che annega i dispiaceri della sua negligenza e inettitudine nell'alcol.  Vorrebbe esser un giornalista di fama, ma si è adagiato a farsi mantenere dalla ricca moglie.  Lui è in cerca di rivalsa nei confronti della consorte, del suocero, e del mondo intero.  Talora fatica a trattenere la violenza, ma è comunque un fallito che si accontenta di vivacchiare e odiare la consorte. I due sono in vacanza negli Stati Uniti ( tragicamente rifatti in Abruzzo e in un paio di scene si nota benissimo grazie a dei cartelli stradali) ma passano tutto il tempo a disprezzarsi, in particolare lui vorrebbe liberarsi dalla moglie, ma -come sempre- gli manca il coraggio.
Mentre si apprestano a raggiungere Los Angeles, si fermano a dar una mano a un uomo rimasto bloccato per strada. Walter è contrario, ma Eve decide di aiutare l'uomo.
Ben presto costui si palesa per essere un rapinatore scappato con un bottino di due milioni di dollari, oltre che un folle assassino.
Il viaggio si trasformerà in un incubo per la coppia e per chi si imbatte in loro.

Un particolare interessante è come i due uomini, seppur separati da ruoli diversi, creino un certo legame, fatto di piccole affinità. Walter rivede in Adam, il folle che li ha sequestrati, un po' sé stesso, cioè un uomo mediocre che aspira alla gloria ed è attratto anche dalla violenza di costui, perché riconosce la propria che tiene a bada più per convenzioni sociali che per morale o etica. Entrambi infatti non hanno la benché idea di cosa sia aver una morale che generi attenzioni per gli altri e la società. Eve è una vittima, non povera perché a modo suo cerca di sopravvivere, quasi un simbolo di sentimenti e idee giuste in un mondo dominato da uomini violenti e ridicoli (perché Walter e Adam lo sono, ridicoli e patetici) che soffoca ogni istanza sociale ed etica per dar sfogo ad avidità, cinismo, violenza.

Il film ha un buon cast, quantomeno per l'epoca. Franco Nero recita come sempre sopra le righe, ma è molto convincente e credibile,  Corinne Clery riesce a donare spessore al suo personaggio e infine David Hess si dimostra sempre una garanzia per certi ruoli.
Da segnalare che all'estero il film ha subito la censura del finale cinico, fermandosi all'incidente che precede una delle conclusioni più nere e feroci messe in scena nel nostro cinema. Per me questa censura non è sbagliata, visto che mi stavano tutti antipatici. Però vi è da dire che in quegli anni, il cinismo non era cattivismo da happy hour per stupidi, come invece succede dagli anni 90 in poi, quindi un film radicale e pessimista sulla coppia non può che aver un solo finale,
Vi consiglio la visione se amate il cinema di genere anni 70, la pellicola alla sensibilità matura e responsabile dei nostri tempi potrà apparire reazionaria, maschilista e nichilista, tuttavia è un ottimo film thriller e certe cose vanno contestualizzate nel loro tempo.
Concludo consigliandovi anche di leggere i romanzi di Pasquale Festa Campanile, come per esempio : La ragazza di Trieste, Per amore, solo per amore ( la storia di Giuseppe padre terreno di Gesù) e Il Ladrone.

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