mercoledì 11 marzo 2020

LA STREGA IN AMORE di DAMIANO DAMIANI.

Sergio Logan è un uomo che passa con leggerezza da una donna all'altra, senza impegnarsi mai.  Da un po' di tempo si sente spiato da una misteriosa signora anziana, la quale par pedinarlo e non staccargli gli occhi d'addosso. Un giorno l'uomo si trova a leggere un annuncio su un giornale per un lavoro, quanto pare lo stesso annuncio interessa anche alla enigmatica donna che  lo segue da giorni.
Giunto in un antico palazzo per il colloquio relativo all'annuncio, egli fa la scoperta che la padrona di quella vecchia magione è la megera che lo perseguita. La donna gli offre un posto da bibliotecario col compito di metter ordine tra le memorie del marito defunto.  Sergio non accetterebbe se all'improvviso irrompe la figlia di Consuelo, questo il nome dell'anziana, una giovane e piacente fanciulla di nome Aura. L'uomo come sua abitudine non capisce più nulla e vuol solo andar a letto con la giovane donna.
 L'incontro con Fabrizio, un uomo che vive anch'egli nel palazzo e che par nascondere un segreto terribile, l'ambiguità della donna e la presenza inquietante di Consuelo, cominciano a metter in ansia il povero Sergio, il quale forse è solo l'ennesima vittima di un'antica magia di seduzione e morte.

Damiano Damiani è noto per i suoi film sul tema della mafia, un regista in grado di unire spettacolo e denuncia sociale,  di cui ricordiamo " Il giorno della civetta" e  quello che in molti ritengono essere il suo film migliore tra le pellicole dedicate a Cosa Nostra, quel piccolo classico che risponde al titolo de " Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica".
Damiani ha debuttato con una trilogia di drammi intimisti che sono piaciuti molto alla critica, si tratta de "Il Rossetto", " Il Sicario" e la trasposizione cinematografica de "L'isola di Arturo", tratto dal romanzo di Elsa Morante.
 Si è dedicato anche il cinema western come l'ottimo "Quien Sabe" e a quello più rigorosamente d'autore come "La noia" ispirato al romanzo di Moravia.
Questa opera,  il suo sesto film, è un prodotto interessante e notevole.  Il regista riesce a gestire un dramma sentimentale, con atmosfere erotiche abbastanza audaci per quel periodo e un'atmosfera inquietante legata a una idea di horror legata all'atmosfera più che su aspetti raccapriccianti.
Il sesso è il vero motore della vicenda, sopratutto quel potere di seduzione del genere femminile che intrappola ai loro ordini un certo tipo di uomo. Costoro finiranno per perdersi nel palazzo agognando l'amore fisico con Aura, prima di esser sostituiti da altri bellimbusti.
Proprio sul confine tra erotismo e orrore che la pellicola offre il meglio di sé e conquista il consenso del pubblico. Perché la regia di Damiani è raffinata, mai dozzinale, sopratutto tenta di forzare l'idea di un cinema asessuato e pudibondo, in cui il delirio incontrollabile dei sensi è spesso dominato da elementi sentimentali e romantici. Qui non si narra di un uomo innamorato di una donna misteriosa e pericolosa, ma di un tizio che non riesce a controllare il suo desiderio sessuale, che brama l'avventura di una notte ( o anche di più se dovesse accettare il lavoro di bibliotecario) alle prese con l'inganno, la magia, la stregoneria.
L'opera ha dalla sua anche una sceneggiatura robusta e solida, firmata da Damiani con un altro nome abbastanza importante per certo cinema di genere, parlo di Ugo Liberatore.  Uno dei tanti artigiani del nostro cinema che è passato dalla commedia, al dramma d'autore, dallo spaghetti western a il genere horror, come regista rammentiamo Nero Veneziano, un film dell'orrore che da ragazzo mi garbava assai.

Ritornando alla pellicola di cui sto scrivendo, non posso evitate di menzionare il cast. Se Rosanna Schiaffino è funzionale al ruolo, come lo stesso attore protagonista Richard Johnson, la nostra attenzione viene rubata dall'interpretazione di Gian Maria Volontè, che appare per pochi minuti ma dà al suo personaggio l'enigmatico e ambiguo Fabrizio, uno spessore e tante sfaccettature da rimanere affascinati per la bravura di questo indimenticabile attore.
Giusto perché ultimamente pare che sia nato, secondo alcuni critici, l'horror d'autore, vi consiglio di vedere questa pellicola di oltre cinquanta anni fa.  Una produzione che riesce a dar al genere la raffinatezza del cinema impegnato e che a questo ultimo dona forza e potenza tipica del cinema popolare.

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