mercoledì 21 ottobre 2015

AMERICAN SNIPER di CLINT EASTWOOD

Potrei scrivere: la storia di un coglione. Però sarei troppo "giovane critico irriverente", cosa che disprezzo ancor di più dell'imperialismo yankee. Quindi non scriverò storia di un coglione, per rispetto agli e alle iscritti/e del Nando Mericoni Group, cioè quegli americani di casa nostra, quelli che se gli critichi la politica della sua nazione sono cazzi amari eh.
Infine, perché, essendo una storia vera, non è giusto insultare un uomo, per quanto noi non concordiamo con quello che rappresenta
Eastwood infatti porta sullo schermo la storia del più famoso cecchino americano, durante la guerra in Iraq. Partendo dalla sua infanzia, fino al suo arruolamento, la conoscenza della sua donna.  Prima parte questa che non mi ha esaltato più di tanto.  Il problema è che il tema è stato tratto in modo decisamente più toccante ed entusiasmante da De Palma e sopratutto dalla Bigelow. 

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Per cui il film di Eastwood paga proprio questo suo arrivare per ultimo e non aver lo stile radicale, innovativo, la militanza  del film di De Palma, e nemmeno il rigore e la potenza totale del capolavoro della Bigelow. Ma nemmeno la superba tracotanza di un piccolo classico come Gunny. Però ogni film è cosa a sé, e paragonarlo ad altre opere perché trattano lo stesso argomento, forse non è giusto a livello critico. Non sempre. In questo caso forse si. Perché alla base c'è la voglia di narrare la vita dei soldati americani, come vivono il fronte, cosa devono sostenere e sopportare, l'effetto che la guerra ha su di loro e si mostra anche il rapporto non facilissimo sia con la propria compagna, che con i civili iracheni. E allora cosa non mi conquista? Perché durante la proiezione spesso mi distraggo. Tranne in alcune scene davvero magistrali come lo scontro con il cecchino siriano, mentre Il macellaio - un pericoloso terrorista- tortura con un trapano un bimbo. In quel momento senti l'orrore, la polvere, la follia. Lì.

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Poi cosa succede? Soldati che perlustrano, che sono sotto minaccia, parlano tra di loro, una coppia in crisi- forse- e dialoghi che vorrebbero dare spessore alle scene,ma rimangono nello sfondo. Didattici ed esemplificativi, ma mai evocativi. Il protagonista non è mai un momento empatico, ma se è per questo nemmeno Maya o i ragazzi di Hurt Locker lo sono, eppure hanno sostanza, ci interroghiamo su come vivano, su cosa vogliano davvero, partecipiamo.Qui non capita. C'è un texano che ha un dono eccezionale per centrare l'obiettivo, pieno di retorica patriottarda e morta lì
Latita pericolosamente anche la tensione. Tranne in rari momenti, ma non sono mai con il fiato sospeso. Tutto è meccanico,ripetitivo. Ma non crea mai una percezione di paranoia ed alienazione, 
Sicché non ci piace perché lo reputiamo un film di propaganda in sostegno alla guerra imperialista americana?No. Lo dico sul serio. Io adoro i film propagandistici. Molti sono fatti bene e spesso gli americani ne fanno di gustosi. Qui ci sono tutti i passaggi obbligatori di un film del genere, ma non vanno mai oltre la corazza. Si fermano prima. Una rappresentazione di tutto quello che potrebbe capitare in guerra e a casa per colpa della guerra, ma manca l'epico, l'avvincente, o una forte introspezione e caratterizzazione dei personaggi, Certo c'è tanto professionismo nella messinscena, ma per quanto apprezzabili, onore al merito di Eastwood che sa girare scene d'azione alla sua età, è superato da altri registi che sanno dare maggior adrenalina, tensione emotiva e potenza visiva alle sparatorie, che qui sono ripetitive in modo tedioso


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Mi piacciono i film di guerra, trovo interessante quelle pellicole che parlano di soldati, come di poliziotti, comunque gente che "per difendere la democrazia" o " garantire la sicurezza" rischiano la vita e compiono anche gesti disumani. Mi piace perché ti pongono domande, riflessioni, dubbi morali. L'ordine va sempre rispettato? La divisa ti rende immune da ogni giudizio etico e invincibile? Tante belle cose. Poi vabbè, mi piacciono, i film di guerra anche per le scene d'azione. Sapete? Si dividono in due gruppi: i grandi film spettacolari tipo I cannoni di Navarone, o quelli decisamente più realistici, crudi, spesso di aspra denuncia dell'inutilità della guerra. E poi c'è Il Grande Uno Rosso di Fuller e La Croce di Ferro di Peckinpah. 
Quindi aspra denuncia, nichilismo scintillante, potenza e suggestione di battaglie. Uomini o macchine da guerra.
Sicché non posso nemmeno dire: eh, il genere non ti piace. No, non è la propaganda o il genere. 
Allora cosa è? Il già visto. La rappresentazione che rimane su pellicola, i dialoghi nelle scene famigliari che sono "recitati", come da copione, così diligentemente, ma non c'è mai brivido. Non ci interessa mai una singola volta della vita dei personaggi. Tranne alcuni brevi momenti davvero di grande impatto, ma è Eastwood, può sbagliare film, ma mai non sapere come si fa cinema 
In questo caso non ho mai brividi cinematografici, mai. Nemmeno nella lunga sfida con Mustafa. Che dovrebbe esser una lotta speculare, tra due invasati, immagini riflesse di cosa possa fare la guerra alle persone, ma che è debole. Roba che mi ha fatto venir voglia di rivedere "Il nemico alle porte"
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Sinceramente lo reputo, esattamente come la pellicola che lo aveva preceduto: Jersey Boys, un film decente, ma mai all'altezza delle altre pellicole fatte da Eastwood. Per colpa di dialoghi banali, poca empatia per i personaggi, ripetizione delle scene di battaglia che sono girate in modo fin troppo classico e poco emozionanti. Si, latita lo spettacolo e l'approfondimento dei personaggi. Questa cosa anche per colpa degli attori. Un quarto di bue di nome Bradley Cooper, che nonostante tutto non riesce mai a farci capire nulla del personaggio, Cosa prova? Per questo ho scritto prima: storia di un coglione e ripeto: mi dispiace assai per usare un termine così volgare e inadatto, ma non saprei come spiegare meglio quello che ho visto La stessa Sienna Miller, insomma...
Per cui gli ultimi dieci-quindici minuti ci mostrano quello che diventa un uomo in guerra, ma per me ormai è tardi. E anche questa parte ha dei dialoghi che non mostrano, rivelano, denunciano,nulla. Ma servono luoghi comuni, rassicurazioni e distanza. Tra il film e la mia sensibilità e intelligenza di spettatore indisciplinato.
Io, però non sono contento di dover criticare negativamente una pellicola di Eastwood, che peraltro è piaciuta a tanta gente che stimo. Ma non penso che si debba lodare una pellicola solo perché di un regista che noi amiamo o perché piace ai nostri amici e non vogliamo aver discussioni e grane. Comprendo benissimo che  American Sniper  possa piacere. Lo comprendo davvero, ma io ci ho trovato nulla che mi abbia conquistato, emozionato, coinvolto, interessato. Penso che tra tutti i film degli ultimi dieci anni, ambientati in iraq e non solo, sia tra i più deboli.E superati

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