venerdì 9 ottobre 2015

RUGGINE di DANIELE GAGLIANONE

Quando raccontiamo le favole, ai nostri figlioli o ai bimbi, per rassicurarli diciamo a loro: "Non aver paura. Guarda, è solo una favola! Non esistono gli orchi"
Dimenticando che i mostri esistono. Sono intorno a noi e vivono all'apparenza come noi. Mostri vittime di sè stessi, delle loro deviazioni, di violenze. Ma essi vivono e agiscono nella nostra realtà.

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A volte è vestito bene, parla bene, sai quegli adulti che mettono in soggezione altri adulti. Che pure tra i cafoni di questi decadenti palazzi di periferia, dove vengono stipati e rinchiusi le manovalanze a basso prezzo per il mantenimento del Sogno Capitalista, quando lo si incontra, ci si sforza di dargli del lei.  Noi piccoli piccoli, gente che è scappata dall'ignoranza e dalla miseria, per finire ignoranti e miseri a far arricchire chi i soldi ce li ha sempre avuti.

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Ignoranza e miseria che i bimbi dei posti cercano di mitigare o sfuggire attraverso il gioco, il gruppo. Ma inutilmente un ambiente sociale di quel tipo non permette nemmeno da bimbi di sognare. La violenza che vivi in casa, nel cortile, nel gesto quotidiano, loro la copiano e applicano nei giochi. Spensierati perché sono dei bambini, ma per nulla allegri. Ci si prende a mazzate, si torturano animali, è la violenza che entra nei polmoni, nella testa, nella stanza della vita quotidiana.  In questo clima vivono e crescono Carmine, che ha la tempra del boss, Sandro, taciturno e mite, Cinzia, ragazzina che ha già compreso quale sarà il suo unico ruolo in quel contesto degradato.
Gaglianone ce li presenta mentre giocano, li segue in casa,e poi ce li presenta come adulti. Sconfitti in modo più o meno pesante. Cosa è successo? Quale terribile segreto covano? Cosa li ha uniti in quella estate di tanti anni fa?

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Ruggine potete viverlo come un horror. In fin dei conti c'è il mostro, ci sono le vittime, c'è l'angoscia che colpisce dura. Ma tutto quello che vedrete ha a che fare con la realtà e la vita.
Quella realtà che ha usato, sfruttato, stritolato, le vite, i sogni, le illusioni, delle classi meno abbienti. Di questi nuovi servi con la macchina e la tv, ma legati all'ambiente isolato, emarginato, dove li hanno rinchiusi. Che non dessero troppo fastidio alla gente per bene. Così rinchiusi come bestie, che possono apprendere?Cosa possono capire?

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Così crescendo ti ritrovi a giocare con tuo figlio e a metter in scena quel fardello che ti pesa tanto, o stai in un bar a parlare a vanvera compatito da tutti, o fai l'insegnante e ti scontri con la mentalità reazionaria. Soli, persi, adulti che nascondono bambini impauriti e feriti.
Un horror sociale, che scava nelle viscere della rappresentazione del male, puro e devastante, che manipola le vite di carnefici e vittime.

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Gaglianone è bravissimo nello svelare la bestialità con calma, come se fosse davvero un film thriller-horror, e nella rappresentazione dell'orco c'è molto di quel genere. La sua apparizione dal nulla, la macchina come simbolo dell'arrivo del terrore,  Filippo Timi è bravissimo nel dar corpo a questo personaggio disturbante, inquietante, spaventoso.
Come sono bravissimi tutti gli interpreti da Accorsi, alla Sorino,a Mastandrea.
Film devastante, potente, crudo. Altro che i bambini fanno oooo

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