domenica 18 ottobre 2015

Morando, come imparai ad amare e rispettare il cinema.

L'amore non nasce per caso. Non piove dal cielo, non si manifesta leggendo parole in latino scritte su un libro, trovato in una cantina in qualche casa maledetta. No. L'amore si insegna e si impara. Nasce dall'esempio, come molte altre cose. Un padre affettuoso insegnerà al figlio che non si deve vergognare per i baci e le parole dolci che dice ai pargoli e alla moglie. Tutto qui. Sicché qualora codesta legge dovesse andar bene per il genere umano, dovrebbe funzionare anche per altre cose. Altre bellissime cose.


Un  mio padre affettuoso, che mi ha insegnato qualcosa sull'amore, è sicuramente codesto signore:: Morando Morandini. Ci ha lasciati ieri. Aveva 91 anni, gran parte di questi spesi per il cinema. Quando fare il critico cinematografico non era roba da fighetti alternativi con il loro becero revisionismo, ma qualcosa di più serio e profondo. Sbagliando anche molto, certo. Ma sempre con un discorso etico sulla visione, il cinema, e quindi anche la società. Morando Morandini è l'uomo che mi ha fatto amare il cinema. Ognuno di noi ha un film, un regista, un attore, del cuore. Rammentiamo che dopo aver visto quella pellicola, memorizzato il nome del nostro eroe, la nostra vita non è stata più la stessa. Cose altisonanti, retoriche, da dire. Ma ci piacciono. Quanto ci stanno sul cazzo gli anti retorici da strapazzo, quelli che del "non so che dire" fanno bandiera di originalità. Noi siamo qui per dire che ieri ci è mancata una figura quasi paterna. Sicuramente un esempio.
Mi rivedo bambino, già occhialuto e timidissimo, aspettavo che i miei comprassero Il Giorno e correvo a leggere le recensioni di costui. Le leggevo e rileggevo, come facevo con certi libri. La parola e il pensiero per me, gracile e malaticcio come pochi, erano vita. Linfa vitale che scorre nelle vene e fa scoppiare nel cervello fantasie altissime.  Ritagliavo quelle recensioni e le incollavo su dei fogli, custoditi in un raccoglitore. Tantissime. Non ci sono più ora. Pulizie inopportune di casa.
Ma stanno dentro lo zucchero che tengo nel cuore. Perché da quelle recensioni non solo è nato il mio amore "profano", da spettatore, per il cinema. No, non è solo quello: è il senso critico. Non tanto e solo su quello che vedo, quanto su di me. E su quello che leggo. Spettatori indisciplinati non si diventa perché uno legge cose alla moda, fighissime ora, ma deprimenti per il resto del tempo che vi rimane. No, si diventa perché qualcuno ti ha insegnato che la critica è un esercizio intellettuale di grande responsabilità, dove capita anche che sbagli del tutto il giudizio, esercizio importante e vittima dei capricci del tempo, ma che serve sempre lucidità e gusto.Serve essere indisciplinati di fronte all'orrore massificato e normalizzato.
Tutto questo mi ha insegnato questo grande uomo. Non credo a una vita dopo la nostra, non per ora. Ma, ecco, dovesse esserci un paradiso, mi piacerebbe che fosse quello di chi ha usato bene le sue parole e la sua mente. Tra sbagli e genialità, ma con rigore ed etica. Come Morandini.


2 commenti:

Stefano ha detto...

Da incorniciare! Anch' io ho cominciato a interessarmi al cinema grazie al suo dizionario. Per un periodo ho avuto pure io la smania da ritaglio (tele sette ogni settimana, c'aveva pure la locandina mignon a impreziosire)!

babordo76 ha detto...

Grande Stefano, e scusami se rispondo solo ora. Morandini è un maestro, siamo stati fortunati ad apprezzare le sue recensioni e ad amarne lo stile.. Che nostalgia per i miei libroni pieni delle sue recensioni