Per quanto mi riguarda amo il genere quando ti offre pretesti di interpretazione, riflessione, analisi, che vanno oltre alla mera forma cinematografica, alla dottrina dell'intrattenimento e del fine a sé stesso. Per carità, poi affronteremo - nella prossima recensione- un buon film di genere senza alcuna pretesa, sicché quando fatto bene un film o un libro, superano qualsiasi polemica artificiosa e noiosa, ma è anche vero che siamo esseri umani con punti di vista assolutamente diversi, l'un dall'altro. Quindi io amo quel cinema di genere che usa il genere come mezzo, ma vuol dire e mostrare altro
Questo capita con codesta pellicola: The Woman. Sequel del film " Offspring" e basato sul romanzo di Jack Ketchum. Non ho letto né il libro né visto il primo capitolo, quindi tratterò questo film come opera a sé stante. Basandomi su quanto ho provato durante la visione di questo pugno nello stomaco continuo ed ostinato.
Non è uno di quei film horror da prendere alla leggera. Non è di quelle pellicole con tanto sangue e squartamenti, ma strizzatine d'occhio e in ogni caso: passami i pop corn. No, qui si fa sul serio. Dannatamente sul serio. Dalla prima all'ultima inquadratura è un assalto all'istituzione famigliare, che a mio avviso ho letto anche come "Metodo Universale Americano", cioè l'immagine di una famiglia/società borghese di sani principi morali, etici, portatrice di democrazia e civiltà. Che però nasconde, al suo interno, un sistema brutale e violento.
La famiglia come specchio deformante di un metodo politico .
Così abbiamo un padre di famiglia che cattura una donna selvaggia, con tendenza al cannibalismo, la rinchiude e attraverso una lunga serie di "torture" e di abusi, pensa di civilizzarla. In questo piano assolutamente criminale coinvolge la famiglia. La moglie, una donna che l'uomo ha reso spenta e complice dei suoi crimini, e i suoi figli. Il maschio cresciuto con un'educazione alla sopraffazione, che reputa normale la violenza e la vendetta come metodo di crescita. Una figlia adolescente che aspetta un bimbo, la scoperta di chi è il padre del nascituro è una bella mazzata, anche se intuibile, una bambina di tre o quattro anni, l'unica ad avere - grazie all'età- uno sguardo più puro su quanto stia succedendo. E un'altra figliola...Ma non vi dico nulla, perché questa è una vera sorpresa.
Nondimeno il punto forte del film è proprio la dinamica famigliare, di questo nucleo famigliare che all'apparenza ha tutto per esser felice. Sono i vicini di casa che invitiamo per la grigliata e intanto beviamo birra con loro, parlando di calcio, del tempo, dei figli che crescono, di macchine. Quelli che hanno una buona posizione, che ti fanno dire: " hai visto come stanno bene? Hanno comprato..." Ma non è solo questo.
Non ci si ferma, infatti, a solo un discorso sulla famiglia e le ipocrisie o i drammi feroci che possono ospitare in sé.
No.
C'è anche altro. Di più profondo e pericoloso: c'è la disumanizzazione normalizzata. Ogni gesto del padre e del figliolo, due carogne ignobili, sono filtrate non tanto da un'aberrante follia, una di quelle che ti fanno dire: eh, ma sono mostri. Una persona normale non le farebbe. Loro sono assolutamente normali nel far male, perché è accettabile. Una donna selvaggia, un cane, un disabile di cinquantanni da legare a un albero. Presi a difendere la nostra civiltà con tanto di guerre colonialiste, ci siamo dimenticati una cosa: Quale civiltà? Di quale popolazione civile parliamo? Come mai esistono zone, in pieno occidente, dove la violenza più brutale, è considerata una cosa "normale" in un certo contesto sociale? Sociale. Non classista, perché non soltanto il sottoproletariato si abbandona a codeste cose, ma anche classi ritenute privilegiate e migliori.
Quello che vedi in questo film, lo ritrovi anche nelle pagine della cronaca di questo paese e dell'occidente intero. Da quando la follia è diventata una cosa tipo il pane quotidiano? E come ci sfugge? Come è possibile che sia capitato che una donna vivesse prigioniera in casa, in balia di un padre- padrone orco, per decenni? In Austria? Ecco, questo pensavo mentre vedevo il film
Certo tecnicamente superbo, certo va che attori, ascolta che magnifica colonna sonora e come si sposa benissimo con le immagini. Come il regista sia in grado di usare una canzone pop per dar potenza devastante alle immagini. E quante scene forti. Sai, di quelle che poi racconti agli amici.
Ma tutto questo, il film, me l'ha fatto passare in secondo piano. Il mio pensiero, durante e dopo la visione, era: Ma come è successo? Da quando queste violenze, questa insensibilità per il dolore e la vita altrui, si sono introdotte in noi? Fino a non farcele vedere o far finta che non stia accadendo?
Per questo The Woman è un film fondamentale e non solo per gli appassionati di horror.
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