lunedì 5 ottobre 2015

THE WOMAN di LUCKY MCKEE

Per quanto mi riguarda amo il genere quando ti offre pretesti di interpretazione, riflessione, analisi, che vanno oltre alla mera forma cinematografica, alla dottrina dell'intrattenimento e del fine a sé stesso. Per carità, poi affronteremo - nella prossima recensione- un buon film di genere senza alcuna pretesa, sicché quando fatto bene un film o un libro, superano qualsiasi polemica artificiosa e noiosa, ma è anche vero che siamo esseri umani con punti di vista assolutamente diversi, l'un dall'altro. Quindi io amo quel cinema di genere che usa il genere come mezzo, ma vuol dire e mostrare altro



Risultati immagini per the woman




Questo capita con codesta pellicola: The Woman.  Sequel del film " Offspring" e basato sul romanzo di Jack Ketchum. Non ho letto né il libro né visto il primo capitolo, quindi tratterò questo film come opera a sé stante. Basandomi su quanto ho provato durante la visione di questo pugno nello stomaco continuo ed ostinato.
Non è uno di quei film horror da prendere alla leggera. Non è di quelle pellicole con tanto sangue e squartamenti, ma strizzatine d'occhio e in ogni caso: passami i pop corn. No, qui si fa sul serio. Dannatamente sul serio. Dalla prima all'ultima inquadratura è un assalto all'istituzione famigliare, che a mio avviso ho letto anche come "Metodo Universale Americano", cioè l'immagine di una famiglia/società borghese di sani principi morali, etici, portatrice di democrazia e civiltà. Che però nasconde, al suo interno, un sistema brutale e violento.
La famiglia come specchio deformante di un metodo politico .
Così abbiamo un padre di famiglia che cattura una donna selvaggia, con tendenza al cannibalismo, la rinchiude e attraverso una lunga serie di "torture" e di abusi, pensa di civilizzarla. In questo piano assolutamente criminale coinvolge la famiglia. La moglie, una donna che l'uomo ha reso spenta e complice dei suoi crimini, e i suoi figli. Il maschio cresciuto con un'educazione alla sopraffazione, che reputa normale la violenza e la vendetta come metodo di crescita. Una figlia adolescente che aspetta un bimbo, la scoperta di chi è il padre del nascituro è una bella mazzata, anche se intuibile, una bambina di tre o quattro anni, l'unica ad avere - grazie all'età- uno sguardo più puro su quanto stia succedendo. E un'altra figliola...Ma non vi dico nulla, perché questa è una vera sorpresa.
Nondimeno il punto forte del film è proprio la dinamica famigliare, di questo nucleo famigliare che all'apparenza ha tutto per esser felice. Sono i vicini di casa che invitiamo per la grigliata e intanto beviamo birra con loro, parlando di calcio, del tempo, dei figli che crescono, di macchine. Quelli che hanno una buona posizione, che ti fanno dire: " hai visto come stanno bene? Hanno comprato..." Ma non è solo questo.
Non ci si ferma, infatti, a solo un discorso sulla famiglia e le ipocrisie o i drammi feroci che possono ospitare in sé.
No.
C'è anche altro. Di più profondo e pericoloso: c'è la disumanizzazione normalizzata. Ogni gesto del padre e del figliolo, due carogne ignobili, sono filtrate non tanto da un'aberrante follia, una di quelle che ti fanno dire: eh, ma sono mostri. Una persona normale non le farebbe. Loro sono assolutamente normali nel far male, perché è accettabile. Una donna selvaggia, un cane, un disabile di cinquantanni da legare a un albero. Presi a difendere la nostra civiltà con tanto di guerre colonialiste, ci siamo dimenticati una cosa: Quale civiltà? Di quale popolazione civile parliamo? Come mai esistono zone, in pieno occidente, dove la violenza più brutale, è considerata una cosa "normale" in un certo contesto sociale? Sociale. Non classista, perché non soltanto il sottoproletariato si abbandona a codeste cose, ma anche classi ritenute privilegiate e migliori.
Quello che vedi in questo film, lo ritrovi anche nelle pagine della cronaca di questo paese e dell'occidente intero. Da quando la follia è diventata una cosa tipo il pane quotidiano? E come ci sfugge? Come è possibile che sia capitato che una donna vivesse prigioniera in casa, in balia di un padre- padrone orco, per decenni? In Austria? Ecco, questo pensavo mentre vedevo il film
Certo tecnicamente superbo, certo va che attori, ascolta che magnifica colonna sonora e come si sposa benissimo con le immagini. Come il regista sia in grado di usare una canzone pop per dar potenza devastante alle immagini. E quante scene forti. Sai, di quelle che poi racconti agli amici.
Ma tutto questo, il film, me l'ha fatto passare in secondo piano. Il mio pensiero, durante e dopo la visione, era: Ma come è successo? Da quando queste violenze, questa insensibilità per il dolore e la vita altrui, si sono introdotte in noi? Fino a non farcele vedere o far finta che non stia accadendo?
Per questo The Woman è un film fondamentale e non solo per gli appassionati di horror.


Nessun commento: