mercoledì 12 maggio 2021

DETOUR di Edgar G. Ulmer

 Ulmer è uno di quelli che ci piace definire "uomini di cinema", non solo perché ci hanno lavorato a lungo, ma per via della sua capacità di ricoprire moltissimi ruoli. Regista, scenografo, sceneggiatore, produttore, direttore della fotografia, costumista e altro. Non c'è ruolo, o quasi, che non lo abbia visto all'opera. Denota un amore totale per il cinema e un modo di lavorare tipico degli artigiani, in particolare quelli legati a Hollywood, anche quando di fatto, sono relegati ai margini; nel mondo della serie B.  Infatti il nostro è uno dei tanti che hanno avuto una rivalutazione del proprio lavoro postuma.  Tanto che oggi molti suoi film sono considerati dei classici, in particolare codesto capolavoro che in poco più di un'ora scrive il manifesto del cinema noir. Per carità ci sono state altre pellicole prima di questa che trattavano esistenze ai margini, crimini, destino fatale, ma a mio avviso in questa pellicola la forza espressiva/espressionistica, del film dona una luce oscura e malata. Tra discesa agli inferi e malinconia dolente.

L'opera è tratta dall'omonimo romanzo scritto dallo sceneggiatore del film, Martin Goldsmith. Narra la vicenda (raccontata in un lungo e tormentato flashback) di Al Roberts, un pianista che si esibisce con la propria compagna Sue. I due, in particolare la giovane donna, aspirano a un futuro d'oro nel meraviglioso del mondo di Hollywood, per questo Sue lascia New York, Al dovrebbe raggiungerla più tardi. L'uomo per mettersi in moto decide di far autostop. Da questo momento cominciano una serie di guai che non lo lasceranno mai. Fino all'inevitabile finale.


Angoscia, ecco cosa si prova assistendo alla condanna di un uomo, che non voleva far nulla di male.  In questa opera, più che la trama complessa, conta la inesorabile discesa agli inferi di un gruppo di perdenti. L'uomo che offre il passaggio al povero Al è un piccolo e disgraziato criminale.  La donna di costui, Vera, una persona assetata di denaro, impossessata dal sogno americano nella sua variante criminale. Tuttavia si prova pena e compassione per questi criminali. Proprio perché la loro amoralità non li premia in nessun modo e non li rende personaggi epici o straordinari, ma piccoli, scontenti, in un continuo mentire e mentirsi. In mezzo Al Roberts, inetto, mediocre, che sbaglia mossa dopo mossa cercando di lasciarsi alle spalle incidenti causati senza volerlo. 

In fin dei conti è quello che gli uomini non accettano: il senso di colpa, la punizione, la condanna. Come se non esistesse qualcosa di superiore, implacabile, che spinge per farci crollare.  Meglio continuare a mentire, delinquere, dar la colpa al fato, quando ci stiamo scavando da soli la nostra tomba.


Il film ha uno stile particolarmente crudo, che sporca anche i suoi protagonisti. La dark lady non ha il sex apeal tipico del ruolo, è una donna normale che pretende di far il colpo grosso, si lascia suggestionare dal denaro, dalla ricchezza.. In un mondo in cui gli ambienti circostanti sono polverosi, deserti, lugubri. I personaggi sono già all'inferno senza saperlo. Si danno da fare per scappare alla propria fine, ma inutilmente. Al Roberts in questo senso è un angelo della morte del tutto casuale, vittima lui stesso delle scelte errate che fa per tutto il film.

Tuttavia se in altre pellicole di fronte a questi personaggi, il moralista forcaiolo, degno del Texas, che c'è in me esulta per la condanna mortale che si attirano, in questa opera ho provato una potente e radicata pietà per il povero Al Roberts. Un uomo innamorato profondamente della propria donna, che la perde definitivamente senza smetterla non solo di amarla, ma anche di esserle fedele. Vederlo tremante, sporco, sfinito, al bancone di un'anonima tavola calda, mette davvero un enorme tristezza addosso.

2 commenti:

In The Mood For Cinema ha detto...

Film veramente mitico. Adoro il cinema noir e questo film ne è un esponente imperdibile!

babordo76 ha detto...

Hai perfettamente ragione. Un classico che è anche un vero e proprio manifesto del genere.