lunedì 3 maggio 2021

NOMADLAND di CHLOÈ ZHAO

 Ho un rapporto di odio e amore nei confronti dell'America. Non sopporto la società, la loro politica interna ed estera, quel continuare dare lezioni di morale, etica, come se fossero sempre e comunque i buoni, ignorando le azioni più turpi, il sostegno ai peggiori regimi, le squallide guerre di esportazione della loro ipocrita democrazia.. Per queste cose e altre li detesto profondamente. Però, devo ammetterlo, ci sono anche cose che mi affascinano. E anche molto.

C'è quel grande, straordinario, potentissimo racconto umano. L''eterna lotta tra una terra respingente e la testardaggine di continuare a muoversi, ad esserci, ad andare avanti, anche quando non c'è più nulla, mancano scopi e sai benissimo che le battaglie vinte non reggono con la totale sconfitta in una guerra impari, bastarda, sporchissima.  Ci sono le canzoni che parlano di uomini messi all'angolo, disperati, eppure in un certo senso liberi, anche di precipitare, ma con una strana e difficile (da raccontare o accettar) dignità. Anzi, di più. Un senso epico del quotidiano. C'è l'America che ha smesso di sognare, ma non di vivere. L'America di silenziosi guerrieri che strappano piccoli pezzi di gloria, di gioia, momenti quasi impalpabili di felicità.

L'America di Gus Macraee, Woodrow Call,  Pea Eye, cavalieri di un West in cui le leggende crollano, i miti sono assenti, eppure tutto è ricco di possanza, meraviglia, dolore e redenzione.

L'America cantata da Woody Guthrie, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Bob Seger e tantissimi altri. Colonna sonora di interminabili viaggi verso un impossibile svolta, un fantomatico successo. L'America di chi ormai se ne fotte di dover mostrare al mondo intero quanto siano persone di successo, che se ne fottono di avere case grandissime, e di perder tempo a spettegolare.

L'America di donne non più giovani, non ricche o benestanti, nemmeno bellissime. Proletarie. Per questo snobbate anche dalle femministe borghesi, perse nelle loro rivalse, nevrosi, infantilismi e sciocchezze, incapaci di vedere la grandezza totale e assoluta di uno splendido, memorabile, straordinario personaggio femminile. Non irreali eroine, ma donne reali, concrete, che ogni giorno si alzano e combattono contro quel mondo che le borghesi a parole vorrebbero cambiare, ma non hanno la forza di sostenere i piccoli screzi quotidiani, figurati cambiare il mondo.


Ne ho conosciute molte di donne come la protagonista di questo film. Forse non hanno fatto scelte estreme come lei, ma sicuramente non comode. Donne della mia classe, impegnate in lavori duri e umili, affaticate e quasi rassegnate a non sognare più nulla. Eppure capaci di esternare sentimenti, di emozionarsi per le cose importanti.  Donne e uomini. Persone.  Messe ai margini dalla società o che ci sono finiti perché quella era la scelta migliore. Stufi e incazzati con il mondo. 

Un mondo privo di lotte di classe, di battaglie e diritti sociali, un mondo a uso e consumo degli entusiasmi e delle polemiche da social. Non sono mancate su codesta pellicola.  Che invece io trovo assai riuscita. Zhao si riconferma dopo il meraviglioso The Rider. Anche in quel caso parlava di comunità, ed è forse questo affrontare temi e aspetti che includono dei rapporti tra esseri umani, dar a ognuno un peso, una piccola importanza, che spiazza un mondo di individui, di singoli, di super eroi che ci vendicano o fanno il lavoro grosso di cambiare le cose, vivere, per noi. Spettatori aggressivi passivi, inclini a esser sprezzanti e vittime di debolezze. Mentre altre persone che stanno peggio di noi, il coraggio di combattere, andare avanti, rialzarsi, ce l'hanno ancora.

Ognuno con una propria storia, un dolore troppo grande e ingombrante, una vita di fatica e lavoro duro spazzata via di colpo, per errori di chi comanda e ha un sacco di soldi. Questi sono i nomadi che si riuniscono, si incontrano, si scambiano momenti di gioia, tenerezza. Una comunità in continuo viaggio che si sostiene, una comunità di uomini e donne abbandonate dal sogno americano, dimenticate dal dio pistolero, che vivono una vita estrema, difficile, complicata, ma forse veramente libera. Forse, perché la libertà è un miraggio, e puoi far tutti i chilometri che vuoi, ma certe cose non riuscirai mai a lasciartele alle spalle. Mai.


C'è la disperazione di sopravvivere al suicidio del figlio, la sofferenza per la scomparsa del marito, l'uomo con cui si è passata tutta la vita. C'è la vita. Reale, vera, portata sullo schermo da attori non professionisti. Quelle donne e quegli uomini che davvero vivono ogni giorno della loro vita come il personaggio dell'ottima e indimenticabile Frances McDormand, meritatissimo terzo oscar. 

Bob Wells, Charlene Swankie, Linda May, sono persone vere . Simboli dell'America non abbacinante delle grandissime e leggendarie città, come New York o Los Angeles, ma della white trash del sud o degli stati rurali. Quei posti che amo profondamente.

Zhao filma un'opera che non offre spazio alla rivalsa incattivita, al sordo e infantile rancore, non segue la strada facile e comoda del film-messaggio, di moda, che deve piacere per forza e te lo urla in faccia. Proprio per questo è accusato di esser quello che non è da chi si rifiuta (o non vuole) comprenderlo.
Non è un film di denuncia sociale classico. Non è un film che vuole narrare la condizione politica, economica, sociale della povertà. Ma a suo modo compie un grande atto di enorme valenza politica: dona dignità agli esclusi, emarginati, agli altri . Uno sguardo purissimo, cinematografico- splendide le maestose sequenze dedicate alla natura incontaminata e alla piccolezza degli esseri umani immersi in essa- di calorosa empatia e saggia distanza, ma che non diventa mai cinema trattenuto. 
Qualora foste amanti dei libri di Mcmurty, delle canzoni country o folk- in particolari quelle più tristi e da vagabondi senza meta-  se doveste sentir il richiamo dell'america piccola, proletaria, di gente con il viso segnato dal tempo, dal dolore, eppure pronta a far compagnia e dar sostegno a chi è nelle loro condizioni e anche peggio, ecco questo film potrebbe davvero scaldarvi il cuore ed emozionarvi. 
Come per altrettanti motivi validissimi potrebbe anche non garbarvi per nulla. Non esistono film perfetti a prescindere, ma pellicole che vorremmo averle a nostro fianco, nel nostro viaggio che chiamiamo vita.
Ecco, Fren, Bob, Swankie e tutti gli altri, me li porto con me, sulla mia lunga strada .


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