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mercoledì 12 maggio 2021

DETOUR di Edgar G. Ulmer

 Ulmer è uno di quelli che ci piace definire "uomini di cinema", non solo perché ci hanno lavorato a lungo, ma per via della sua capacità di ricoprire moltissimi ruoli. Regista, scenografo, sceneggiatore, produttore, direttore della fotografia, costumista e altro. Non c'è ruolo, o quasi, che non lo abbia visto all'opera. Denota un amore totale per il cinema e un modo di lavorare tipico degli artigiani, in particolare quelli legati a Hollywood, anche quando di fatto, sono relegati ai margini; nel mondo della serie B.  Infatti il nostro è uno dei tanti che hanno avuto una rivalutazione del proprio lavoro postuma.  Tanto che oggi molti suoi film sono considerati dei classici, in particolare codesto capolavoro che in poco più di un'ora scrive il manifesto del cinema noir. Per carità ci sono state altre pellicole prima di questa che trattavano esistenze ai margini, crimini, destino fatale, ma a mio avviso in questa pellicola la forza espressiva/espressionistica, del film dona una luce oscura e malata. Tra discesa agli inferi e malinconia dolente.

L'opera è tratta dall'omonimo romanzo scritto dallo sceneggiatore del film, Martin Goldsmith. Narra la vicenda (raccontata in un lungo e tormentato flashback) di Al Roberts, un pianista che si esibisce con la propria compagna Sue. I due, in particolare la giovane donna, aspirano a un futuro d'oro nel meraviglioso del mondo di Hollywood, per questo Sue lascia New York, Al dovrebbe raggiungerla più tardi. L'uomo per mettersi in moto decide di far autostop. Da questo momento cominciano una serie di guai che non lo lasceranno mai. Fino all'inevitabile finale.


Angoscia, ecco cosa si prova assistendo alla condanna di un uomo, che non voleva far nulla di male.  In questa opera, più che la trama complessa, conta la inesorabile discesa agli inferi di un gruppo di perdenti. L'uomo che offre il passaggio al povero Al è un piccolo e disgraziato criminale.  La donna di costui, Vera, una persona assetata di denaro, impossessata dal sogno americano nella sua variante criminale. Tuttavia si prova pena e compassione per questi criminali. Proprio perché la loro amoralità non li premia in nessun modo e non li rende personaggi epici o straordinari, ma piccoli, scontenti, in un continuo mentire e mentirsi. In mezzo Al Roberts, inetto, mediocre, che sbaglia mossa dopo mossa cercando di lasciarsi alle spalle incidenti causati senza volerlo. 

In fin dei conti è quello che gli uomini non accettano: il senso di colpa, la punizione, la condanna. Come se non esistesse qualcosa di superiore, implacabile, che spinge per farci crollare.  Meglio continuare a mentire, delinquere, dar la colpa al fato, quando ci stiamo scavando da soli la nostra tomba.


Il film ha uno stile particolarmente crudo, che sporca anche i suoi protagonisti. La dark lady non ha il sex apeal tipico del ruolo, è una donna normale che pretende di far il colpo grosso, si lascia suggestionare dal denaro, dalla ricchezza.. In un mondo in cui gli ambienti circostanti sono polverosi, deserti, lugubri. I personaggi sono già all'inferno senza saperlo. Si danno da fare per scappare alla propria fine, ma inutilmente. Al Roberts in questo senso è un angelo della morte del tutto casuale, vittima lui stesso delle scelte errate che fa per tutto il film.

Tuttavia se in altre pellicole di fronte a questi personaggi, il moralista forcaiolo, degno del Texas, che c'è in me esulta per la condanna mortale che si attirano, in questa opera ho provato una potente e radicata pietà per il povero Al Roberts. Un uomo innamorato profondamente della propria donna, che la perde definitivamente senza smetterla non solo di amarla, ma anche di esserle fedele. Vederlo tremante, sporco, sfinito, al bancone di un'anonima tavola calda, mette davvero un enorme tristezza addosso.

giovedì 18 agosto 2016

La Comune di Thomas Vinterberg

Se dovessi specificare meglio che tipo di cinema, di films, adoro, vi citerei e parlerei per ore del cinema danese. Certo anche svedese,a ben pensarci. Comunque il classico prodotto del profondo nord europeo. Non è segreto che io sia conquistato dalle opere di Bergman, Von Trier e di tutti quei registi nati e cresciuti in quei posti. Gli svedesi per me sanno nben metter in scena il malessere di vivere, senza quella fastidiosa atmosfera da champagne in centro parigi che talora avverto nell'esistenzialismo francese, ma i danesi...Ah, i danesi come sanno metter in scena la tragedia violenta del vivere.. Solo loro. In particolare amo le loro scene di litigi. Così pieni di dolorosa possanza, di autentico dolore, e tu stai pur tranquilla, in un film danese, anche se il tutto comincia in un'atmosfera spielberghiana, vedrai: prima o poi la tragedia arriva e non si salverà nessuno. Si, si, prova a difenderti dicendo: la vita è meravigliosa. Puoi farlo, ma al secondo sbrocco di Ulrich Thomsen  tutte le certezze svaniranno.
No, sto esagerando. Io continuo a credere che la forza della vita sia maggiore rispetto al tuo dirle no, le cose non finiscono mai male in modo definitivo. Forse proprio perché non sono uno che crede nella tragedia nel mondo reale, amo i films tragici e disperati.



Di cosa parla codesta pellicola? Di una comune, ma è molto diversa rispetto a quella che viene descritta in quel piccolo gioiello che è :  Togheter.  Certo i protagonisti fanno parte della sinistra libertaria danese, ma non è la politica al centro del film. E a ben vedere nemmeno la comune, piuttosto è l'analisi di un rapporto matrimoniale alle prese con le libertà effimere tipiche del pensiero libertario/ borghese. Ma forse è anche qualcosa di più.
Non è un film del tutto riuscito, come spesso capita con Thomas Vinterberg, co- fondatore della Zentropa con il mio amatissimo Lars Von Trier, autore discontinuo che ci ha donato opere di rarissima e dolorosissima pulcretudine: Festen, Submarino, Il sospetto, e altre meno riuscite. Questa pellicola sta nel mezzo, o forse dovrei rivederla. Senza dei coglioni che hanno preso un film tragico per una commedia e che ridacchiano pure su certe cose di evidentissima tragedia. Questo per dire chi si incontra al cinema.Evidentemente un posto dove si va così, tanto per...
Finita la polemica diciamo che è un film che c'è e svanisce di continuo, che volutamente non centra sempre il bersaglio, ma quel spostarsi, divagare, quasi perdersi, è l'anima stessa del film.
Possibile condividere la propria esistenza quotidiana con gli altri? Credibile accettare che la persona da noi tanto amata, viva sotto lo stesso tetto con la sua nuova compagna? Fino a che punto possiamo sopportare il tutto? Non fraintendete né me, né il messaggio del film. Io non sono geloso e credo che la gelosia uccida e mortifichi l'amore. Detesto le persone gelose: deboli che rendono la vita loro e degli altri un inferno doloroso e terrificante. Non sono geloso perché mi fido di mia moglie, mi fido degli altri, basta saper scegliere e basta comprendere che il dolore, è parte della vita. Non mi salvo chiudendo a chiave il mio amore, legandolo a me a tutti i costi. Detto questo credo che la coppia aperta sia una clamorosa stronzata. Un desiderio squallido piccolo borghese, di soddisfazione del corpo, che non tiene conto per nulla dei sentimenti altrui. Del fatto che ti ho sposato/ a e che ti amo. E l'amore non è una stanza d'albergo a ore. Ti pone responsabilità e ti chiede scelte. C'è anche il discorso del rispetto, della dignità, tante cose che remano contro questa clamorosa stronzata della coppia aperta. Guarda caso una delle poche cose rimaste degli anni 70 e tanto amate dalla borghesia meno illuminata. Guarda caso.
Cosi le cose cominciano ad andar male quando nella coppia formata dai protagonisti entra una giovane studentessa, amante di lui e sua allieva.La moglie cerca di accettare che lei venga a vivere nella loro comune, ma non funzione e il rapporto comincia a peggiorare. Intorno, testimoni, gli altri. La figlia in modo particolare.

Film che sta in sospeso tra il tragico e un briciolo minimo di commedia, opera sfuggente ma a tratti molto intensa, possibilista nel finale che da grandi tragedie possa nascere una piccola speranza, forse.  Pellicola di attori, di dialoghi e momenti che colpiscono.  Non è un film del tutto riuscito, ha dei momenti deboli, e può sembrare sfilacciato, ma è comunque da veder se amate certo tipo di cinema.

lunedì 25 aprile 2016

WELCOME di Philippe Lioret

Lo vuoi vedere un super eroe? Ti piacerebbe vederne uno vero? Dai vieni con me. Non dobbiamo viaggiare molto. Si, è vero che questi super eroi mica vanno in giro a fermare i tram in pieno giorno, non penso proprio. Sai i cattivi danno la caccia a loro. I cattivi credono in una cosa chiamata "decoro cittadino". Ora fai attenzione: il decoro cittadino è strano. Se la prende con quella gente che è colpita in pieno dalle politiche scelte dai bravi cittadini.  E a esser colpiti sono sempre i super eroi, figlia mia è così.
Da dove vengono? Da paesi lontani. Colpiti da una terribile magia. Vuoi sapere come si chiama questa terribile magia: Democrazia. In nome suo, come per incanto compaiono ribelli pacifici che tagliano la gola a destra e manca, ad esempio o aerei senza piloti, mi pare che si chiamino droni, e bombardano.
Devono cacciare i cattivi regnanti di quei paesi lontani. i bravi cittadini non sanno un cazzo di quei regni, e si illudono di spiegare agli altri cosa è la libertà. Alcuni basta veder della gente in piazza e vengono tra orgasmi di libertà e civiltà. Dai, l'hai capito anche te: siamo delle teste di cazzo presuntuose, che si permettono di rovinare la vita agli altri. Ed è colpa loro se le cose sono andate come vanno. I progressisti insisteranno sulle rivolte che si accendono e spengono di colpo, che le cose cominciano bene e poi...i reazionari ti diranno che mo vengono le armate degli straccioni. ti spiegheranno che rubano, violentano, portano via il lavoro, che poi parlano di quei lavoretti con contratti ignobili e a scadenza che farai per tutta la vita eh,  c'è il loro capo che parla di ruspe: le teste di cazzo applaudono.
Si, ma ti parlavo di super eroi. Giusto? E tu come lo spieghi un essere umano che attraversa deserti, mari, città, violato, picchiato, derubato, umiliato, che arriva da noi? Dopo tutto questo? Per te c'è qualcosa di umano in quello che subisce? Per te è normale resistere così tanto? E poi quando pensa di esser salvo: la polizia, i centri di prima accoglienza, l'espulsione. Si nascondono sotto i camion, non solo. Molti muoiono, così, come se ti parlassi di mosche schiacciate. Altri resistono e continuano. Non sono forse super eroi? Non hanno forse dei poteri o cosa simile?

Ma se è vero, ed è verissimo, che non abbiamo bisogno di eroi, figurati di super eroi. Li lascio a chi non è in grado di sistemare la sua vita, e si nasconde nell'infanzia sognata e non vissuta. Li lascio ai cittadini che delegano, ci pensa bat man non io. Ma  se tu un giorno dovessi nascere, carissima Anna Jane Eponine, ecco il tuo papà ti dirà solo una cosa: è compito tuo. Stare con gli umani o con le teste di cazzo. Guardale bene le teste di cazzo, talora si travestono anche da gente progressista, ma se vedi o senti che puntano a un loro e noi, non avere dubbi. Allontanali o tienili per il tuo divertimento. Però, carissima, tieniti questa semplice regola: siamo umani. i paesi non contano un cazzo.



Questo è un film: solo un film. Eppure ci dice cose che accadono ogni giorno, parla delle distanze, della cecità della legge, del piccolo cittadino che si reputa nel giusto se denuncia un suo simile. Ci parla di uomini che scappano, fuggono, soffrono e muoiono. Per vivere meglio , perché si illudono che l'occidente sia un posto migliore.Lo stesso occidente che li bombarda e li spinge a scappare. Ci parla di un uomo che fa la scelta giusta e di come nella democrazia liberal-capitalista, le scelte libere si pagano sempre. Ah, come siamo bravi a vender la favola della libertà di pensiero, parola, espressione. Favolette per coglioni. E infatti tutti a dire: figo qui. Posso dire quello che voglio. E non conti nulla, ma è un dettaglio.

Welcome è cinema fondamentale e necessario. Non potete né dovete perderlo. Ci sono super eroi che vengono da lontano, e i cattivi così idioti che solo un comic movie...Forse è vero: viva i super eroi.

venerdì 3 gennaio 2014

NEW YORK ORE 3 : L'ORA DEI VIGLIACCHI di LARRY PEERCE

C'è stato un periodo, nella storia del cinema americano, che va dalla seconda metà degli anni 50 fino ai primissimi anni 80,  prima del 1984, dove i registi e sceneggiatori  sperimentavano un modello cinematografico libero dalle regole assolutiste del prodotto carino e per tutti ad ogni fottutissimo costo. Anni in cui gli americani stessi si chiedevano che razza di posto fosse la loro nazione e indagavano le contraddizioni della borghesia, il malessere di vivere, la discriminazione e tanto altro.  Poi la crisi del vietnam e di Watergate hanno alzato il tiro. Fino a quando non si ritorna nell'ovile,per colpa principalmente di due..che va nun me ce fa penzà eh!
Figlio di quei tempi tumultuosi e formidabili , è anche codesta pellicola: The Incident. Nota dalle nostre parti con il titolo New York ore tre: l'ora dei vigliacchi.
Piccolo classico dimenticato, opera destabilizzante e perturbante, avo nobile dei torture porn, cosa è questa stupenda pellicola? Un 'analisi spietata e senza compassione del peggio che gli uomini possano tirare fuori sotto pericolo.



Il film narra di un gruppo di persone che una domenica notte si ritrova riunita all'interno di un vagone di un treno della metropolitana, che rimangono vittime delle violenze da parte di un duo di sbandati. Ostaggi di pressioni psichiche, violenza fisica, praticata dai due come fosse una sorta di macabro divertimento, pura cattiveria da bassa manovalanza,ma che in sostanza smaschera le ipocrisie,vigliaccherie,lontananze dei bravi cittadini coinvolti




Genitori anziani che si sentono abbandonati dai figli, una coppia di neri alle prese con la discriminazione, un omosessuale , un ex alcolizzato, una coppia con problemi economici, un bulletto alle prese con la sua ragazzina,un insegnante mediocre con la moglie ambiziosa,due soldati amici,e un vagabondo forse morto. Questa è l'umanità rinchiusa nel vagone e queste sono le vittime del dinamico duo di teppisti interpretati divinamente e impeccabilmente da Tony Musante e Martin Sheen, al loro esordio si presume.
La gente chiusa nella paura, nell'indifferenza, nella speranza di non esser toccata, rimane invece coinvolta dalla furia spietata dei due.
Lo stile documentaristico, profondamente ancorato al realismo più aspro e militante , aumenta il senso di claustrofobia , di annientamento delle personalità, di devastazione umana



Sono durissime le pressioni psicologiche che i delinquenti operano sui cittadini. Molto dure,e si avverte tutta l'impotenza, la codardia, e la tensione che aumenta pronta ad esplodere. Così anche quando gli aguzzini verranno sistemati, non c'è trionfo assoluto. Non c'è nessun lieto fine. Solo l'amarezza di aver toccato il fondo come essere umani, di ritrovarsi stranieri anche nella coppia oltre che in società

Temi ancora attuali, perchè la società nel frattempo ha dimenticato le istanze rivoluzionarie e si è adagiata su una nervosa  e diffusa alienazione dei rapporti tra persone e all'interno del Paese.  Il modernismo ci rende tecnologici,ma talora anche poco propensi allo scambio,condivisione,solidarietà umana.

Io non sono  un disfattista o un cinico,credo nell'Umanità. Sono convinto che il collettivismo e la solidarietà umana poi alla fine trionfino sempre, non so con che metodo - violento o ultra violento- ma alla fine siamo divisi in gruppi,classi,tribù.  L'unica nota assolutamente stonata è l'individualismo e gli individualisti,ecco li rinchiuderei su un vagone con questi due va!

Opera di assoluta bellezza, dimenticata ingiustamente,va rivista. Assolutamente

lunedì 19 marzo 2012

L'ELEMENTO DEL CRIMINE di LARS VON TRIER

Questo è il film che ha fatto conoscere al pubblico cinematografico più attivo e attento,la fondamentale e importante figura di un grande genio quale è Lars Von Trier.Il che in me suscita la nostalgia,nostalgia canaglia,dei bei tempi quando esisteva il CINEMA D'AUTORE,non quella roba per gente che tanto se la tira e poco conosce di moda in questi tempi del cazzo.Il cinema d'autore che piace a me ormai è morto,io però a differenza dei generalisti non mi metto a piangere e supplicare in un suo ritorno.Dalla morte non si torna ragazzi miei e quindi che si fottano i nuovi autori euroatlantisti con i loro filmetti sul terzo mondo a uso e consumo dei democretini presuntuosi delle nostre parti,le commedie insipide epperò tanto piene di morale che piace alla borghesia sinistrata male,e tutta quella roba che molti confondono con cinema d'autore,manco for dummies,ma subito for dumbies e morta lì.
Lars è uno dei pochissimi veri autori,forse ci metterei Zhang Yimou.E poi anche Wes Anderson,Paul Thomas Anderson,i Dardenne non fanno cinema d'autore,ma militante che mi piace ancora di più.E vabbè,ma noi continuiamo a lacrimare sui Lenzi quando ci va bene o sui Polselli quando i fighetti del cinebis si drogano pesante.Ognuno ha i suoi e così sia.
L'Elemento del Crimine, è un film assai ostico,criptico,complesso e durissimo da seguire.Non pensiate quindi di avventurarvi alla visione,così alè a cuor leggero.Opera cupissima,nerissima,anti narrativa e anti spettacolare,potrebbe causarvi crisi di nervi e anche di coma eh?Vi consiglierei quindi prima di guardare altre cose del Maestro,poi così a tradimento verso voi stessi di dare un'occhiata a questo primo capitolo nella storia entusiasmante di un Dio beffardo e crudele.L'ho già scritto che dedicherei a Lui dei sacrifici umani o che sarebbe l'unica persona al mondo che salverei dalla pandemia?L'ho già fatto,bè confermo.
Di che parla questa magnifica e disturbante pellicola?Oh,è una storia gialla.Tanto gialla che pure la fotografia è di questo colore.Vero.
Al Cairo,il dectetive Fisher si lascia ipnotizzare da uno psichiatra per narrare la sua disavventura in Europa.Non viene mai detta la città o la Nazione,ma penso che potrebbe essere la Germania,vera ossessione per Lars.Conoscendo la sua triste storia,bè credo che sia un classico esempio freudiano di quelle menate con la figura paterna e cose simili.
Fisher infatti torna in Europa per indagare su un misterioso assassino Henry Grey.Un serial killer che sevizia e mutila giovani donne che vendono i biglietti della lotteria Per fermare questo assassino si affida al libro L'elemento del crimine,scritto dal suo mentore e amico professore Osborne.Il metodo sarebbe quello di identificarsi completamente con l'assassino.Nell'indagine lo aiuta in un certo senso anche una prostituta cinese,con la quale lo sbirro intrattiene un po' di rapporti.
Scritta così pare la storia gialla classica e sai che azione,che tensione..seeeee!Abbelli mica semo ner cinemino sotto casa,ao!Qui si vola altissimo nei cieli tempestosi del mondo autoriale.
Prima di tutto il film colpisce profondamente per l'ambientazione.L'Europa è devastata,fatiscente,distrutta,sporca,lercia,marcia,dominata da una sorta di dittatura che non ci viene mai spiegata di che natura sia e se davvero essa sia in atto oppure no.Sommersa dalle acque:torbide,scure,che danno un senso di umido e decomposizione perenne.In questo panorama lavora Fisher,non è difficile perdersi del tutto.La fotografia dicevo,è virata moltissimo verso il giallo e questo rende difficile la visione e altera così la percezione e la concentrazione ,gettando lo spettatore verso una sorta di disturbante confusione e senso di fastidio sottilissimo.Eh,si Lars ti tiene per le palle e se sei donna prima te le trapianta e poi sempre li ti tiene!
Il film è la prima parte della trilogia europa:seguito da due capolavori come Epidemic ed Europa.In realtà non sempre il cinema di Von Trier si basa sulla trilogia,vedi il caso Dogville e Manderley,la terza parte non ha mai visto la luce.
Tre film legati dal tema del collasso sociale e politico dell'Europa post bellica. Film radicali,e sopratutto cinicamente pessimisti.In quanto l'eroe di questi film comprendono che vi sia un grosso guaio in arrivo da qualche parte,ma il loro idealismo non li porta affatto a risolverlo il problema,ma anzi ne aggravano del tutto e in modo disastroso-spesso pagano con la morte-il problema iniziale.
In questi film compare anche il tema dell'ipnosi:L'elemento del crimine,in verità,pare prendersi gioco dell'ipnosi.Usata come mascheramento e non smascheramento della trama .Una pura finzione e illusione,in Epidemic invece l'ipnosi si fa promotrice della fine del mondo trasportando nel reale la malattia inventata dai giovani cineasti-e dovreste vedere come sghignazza contento Lars,a lui piace moltissimo sta storia della fine del mondo- e il terzo Europa è una sorta di ipnosi che il cinema provoca sullo spettatore,tanto che Leo è un po' come se fosse un nostro avatar all'interno di quella magnifica pellicola e la sua fine è anche la nostra.

Ora mi rimane Il Grande Capo,Melancholia,The Kingdom,e poi se dovessi trovare da qualche parte il coraggio,anche Le onde del destino.Nel frattempo aspetto di avere le cinque variazioni,aspetta e spera va....

sabato 26 novembre 2011

ARLINGTON ROAD di MARK PELLINGTON

Questo è uno dei miei film preferiti ma del secondo girone,(insomma non parlo de Le onde del destino,goodbye lenin,la caduta di berlino,la sacra triade,ma di opere che mi piacciono molto),è un thriller a sfondo politico decisamente interessante,anche se con vistose cadute nei luoghi comuni che farebbero arossire i luoghi comuni.Anche vero che durante la visione,vedendo il buon Jeff Bridges che scappa di qui e scappa di là,la mia mente era occupata dalle strofe liriche della canzone di Elio e le storie tese "Lo stato a e lo stato b",precisamente quando il soggetto canta: "scappa...scappa..ah se ti prendo .zigo zago zigo".
La storia è la seguente:Micheal è un professore universitario specializzato in storia.Tiene un corso sul terrorismo,ma allora nel 96 era quello interno anti governativo e di destra,vedovo poichè la moglie ,un'agente fbi, è morta durante un'azione contro un presunto terrorista,(ma come capita sempre con gli amerikani,non hanno capito un cazzo e gli agenti fanno una strage inutile,rimanendo decimati giustamente dalla risposta delle loro vittime).Essendo Jeff Bridges e non Davide Viganò,povero lui dico,chiaramente ha trovato subito una nuova donna,infatti si è fidanzato con pinocc..ehm,Hope Davis!Vabbè un giorno salva un bimbo che si è ferito gravemente a un braccio,(questo film ha un incipt davvero strepitoso per montaggio,direi..ma io non mi son mai avvicinato a una moviola per il montaggio e comunque che ne so?Così a occhi mi piace come scorrono le immagini.Oltretutto ha dei bellissimi titoli di coda che mostrano chiaramente l'orrore dietro alla normalità yankee),e così fa amicizia con i suoi vicini.Insospettito da alcune stranezze ,indaga che manco il tenente colombo e scopre la vera identità del vicino.Un ex bombarolo di estrema destra.
Le cose si mettono decisamente male.

A me questo film piace parecchio perchè ha dei momenti,degli attimi,in cui si avverte un'atmosfera malsana ,di tragico gioco in cui a rimetterci è l'eroe e non i cattivi.Come se avessero preso un film horror tipo Society e poi l'abbiano rielaborato in chiave thriller,dove i mostri sono esseri umani,anzi:Veri Americani,cioè citando il titolo di un film italiano :i soliti idioti.
Abituati a vedersi innocenti e buoni,il film ci mostra il lato oscuro e come se le vadano a cercare con insistenza tutte le tragedie che gli capitano.
Ottimo Tim Robbins e Joan Cusack nel ruolo della coppia terrorista,bellissimo anche il finale nerissimo e tragico.
Non del tutto riuscito,ma vale la pena vederlo!

giovedì 6 ottobre 2011

MICHEAL COLLINS di NEIL JORDAN

Ho una simpatia spiccata per l'irlanda,si in particolare quella del nord e sopratutto per l'i.r.a..
Appena esce un film irlandese o che parla di codesto grande popolo,quindi anni fa andai al cinema e mi vidi questo Micheal Collins.
La storia vera di un combattente per la libertà politica e sociale dell'irlanda,tra i fondatori dell'esercito repubblicano irlandese,grande stratega della guerriglia,che poi si è sputtanato con l'errore madornale di accettare un trattato che dava sì una certa libertà agli irlandesi-parlamento,governo-ma il tutto doveva essere sotto controllo dei britannici.
Da qui la sua fine come guida politica,perdita della credibilità e infine la giusta e inevitabile eliminazione.

Ora io non sopporto i rivoluzionari perenni,le teste calde ,sono stalinista con momenti di togliattismo clamoroso.Però non sono nemmeno per farsi infinocchiare con dei trattati farsa
Questo fatto portò l'irlanda alla guerra civile,era quello che volevano e si aspettavano gli inglesi.

Neil Jordan dirige un classico prodotto biografico in salsa hollywoodiana,puntando su una umanità di Collins che a mio avviso è del tutto assente nei grandi condottieri.L'amicizia con un suo compagno che poi finisce in lotta aperta anche per via del fatto che Micheal gli frega la donna,e tante altre trovate tipiche della produzione per masse.
Nota dolente anche il doppiaggio di Neeson che ci posso fare?Ward non mi piace,bravo quanto vuoi ma a differenza di un Pannofino mi sembra doppiatore e sopratutto attore assai monocorde Incomprensibile la presenza della Roberts che non riesce a tenere il personaggio.
I pregi che sono molti riguardano gli altri attori davvero bravi,Neeson riesce a dar l'idea-cinematografica-di un uomo in declino,la regia di Jordan regala anche grandi momenti di cinema

Da vedere insieme al film:il vento accarezza l'erba di Loach ,il quale chiaramente e a differenza del moderato conservatore jORDAN, prende le difese dei rivoluzionari.Questa volta con qualche ragione,altrove Terra e libertà con tonnellate di cazzatone anti staliniste,ma che ci volete fare?Loach va preso così

lunedì 15 agosto 2011

IL CAMPO DI CIPOLLE di HAROLD BECKER

Tratto da un romanzo di Joseph Wambough,anche sceneggiatore della pellicola,il film è la storia durissima di un omicidio e di come esso abbia cambiato la vita ai protagonisti.

Due balordi sequestrano due poliziotti,causando la morte di uno degli uomini di legge.Condannati a morte in prima istanza ,riusciranno usando cavilli della legge a ottenere una condanna che li porterà alla libertà vigilata nel 1983.
Mentre il poliziotto sopravissuto cadrà in fortissima depressione e avrà mille problemi.


Un grande film dallo stile secco,preciso,senza sbavature,che arriva diretta al nocciolo della questione giustizia,sul peso della paura e della morte,sul sentirsi inadegauto a un mestiere,sull'abbandono a sè stessi da parte delle istituzioni,il tutto tenendo uno sguardo più o meno oggettivo non buonista nè giustizialista.

Bravissimo James Woods nel ruolo del criminale più crudele .